"Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere". La canzone di tanto tempo fa è ancora una lezione per chi sperava nell'avverarsi delle prospettive di chi, oggi, infierisce sin troppo sui nostri. Lo dicevo prima dell'eliminazione recente della Juve dalla Champions: troppo clamore nuoce al concetto di sport come, scaramanticamente, alla speranza di vittoria. Si vince con l'umiltà e la fame.
1982. Ne celebriamo, quest'anno, il quarantennio. Personalmente, il palcoscenico del Qatar non si lega al mio concetto di calcio. Più ad uno sport artificialmente e violentemente imposto in un ambiente fisico che non è il suo originario. E allora dagli, come è successo in Italia, con gli stadi fasulli, l'erba preconfezionata, le porte da luna park. Questo scenario, sarebbe adatto al tennis, tutt'al più alla pallacanestro.
Ma il pubblico calcistico è fatto, oggi, di gente che si contenta. Magari va in depressione una sera, trasformando, prontamente, lo stesso impulso in una capacità critica violenta nei confronti della vittima di turno. Di chi, magari, vince gli europei ed è costretto, il giorno dopo, a fare ammenda di fronte ad una nazione che identifica tifo e patriottismo. Unità creata ad arte, che la retorica anche politica ha sfruttato fin dal 1982. L'inizio del declino del calcio, mondiale in generale ed italiano in particolare. Da quel momento in poi anche l'incompetente si sente di partecipare alla partita in qualità di sagra paesana. Come un ragazza pon pon.
C'è molto narcisismo nell'Italia di ieri sera. Niente della fame e del mordente degli Europei 2021. Ci si aspettano grandi imprese da Immobile, ex scarpa d' oro. Ma in Nazionale lo stabiese fatica a ripetere i cimenti del campionato. Ricordo che un altro grande prodotto del vivaio juventino, Del Piero, ha faticato in Nazionale  a dare mostra compiuta di sé finché non ha trovato una spalla adatta, Gilardino, segnando il goal decisivo contro la Germania ospitante i Mondiali 2006.
E allora cerchiamo un Gilardino per Immobile, no? Bravi portieri italiani ce ne sono, perché c' intestoniamo su Donnarumma? Perché ha un buono sponsor? Proviamone qualcun altro. Tonali è il distibutore di gioco della squadra prima in classifica. Politano il fantasista della seconda. O vogliamo, con ancora maggiore cortezza di vedute,trovare un nonno italiano per Brozovich? In fondo, la Nazionale italiana riflette attualmente la caratura delle squadre di club, il cui migliore risultato quest' anno non è andato oltre la partecipazione agli Ottavi di Champions.
Certo, ci consola aver evitato una delusione forse peggiore, la probabile sconfitta, magari cortomusistica, col Portogallo, ma riferirsi, come fanno molti "competenti", alla "partita della vergogna " con la Turchia o al posto remoto occupato, attualmente,dalla Macedonia nel "ranking ", sa di scarsa sensibilità e di caduta di stile. Il goal segnato daTrajkovski non mi pare da dilettante, contro il portiere che sappiamo.
Quindi, è solo vedere il "bicchiere mezzo pieno" (la vittoria agli europei) e l'ottimismo, a poter salvare l'ambiente calcistico italiano, per troppi anni martoriato dalla nostra piaga nazionale: l'anti-meritocrazia.

Troppi ambienti sono influenzati dalle qualità "circensi" delle nomine, dalle segnalazioni, dai concorsi "andati deserti" e, tra questi, c'è probabilmente anche il calcio. Le gambe secche e il moto perpetuo di Domenghini, i volti scavati di alcuni giocatori macedoni, ci indicano le formiche che dovremmo essere ma che invece trasformiamo, in poco tempo, in cicale.
Cantando la nostra "campagna" prima della risposta del campo.