Un Milan (quasi) al completo riesce nell’impresa di battere in rimonta (perdeva 1 a 0) il Newcastle in trasferta, tentando di staccare l’ultimo biglietto buono per continuare la sua avventura in Champions League nel 2023, evento vanificato solo da una prodezza di Mbappé che pareggia il gol segnato dal Borussia Dortmund (la partita finisce 1 a 1). I rossoneri, dunque, non centrano l’obiettivo di passare il turno a gironi e di iniziare quelli a eliminazione diretta. L’incontro in Inghilterra non è stato facile perché il Newcastle (incerottato più della squadra milanista) ha sputato sangue sul prato amico, disputando un sontuoso primo tempo che lo ha visto andare negli spogliatoi in vantaggio di una segnatura.

Nella ripresa, gli inglesi hanno iniziato la nuova frazione di gioco nello stesso modo col quale lo avevano interrotto. È stato Pulisic a rompere gli equilibri e a cambiare l’inerzia dell’incontro con una rete un po’ fortunosa ma comunque assolutamente voluta e cercata. A quel punto, il Newcastle ha cominciato a giocare con la forza della disperazione, suggerendo ai propri avversari di essere a corto di energie fisiche e mentali. Il Milan, dal canto suo, ha operato in contropiede con Leao (che non era in perfetta forma ma che col passare del tempo cresceva in vigore e convinzione) e poi con Okafor (che finalmente ha fatto giocare il suo gemello di talento e non quello scarso e svogliato che ha monopolizzato le sue ultime prestazioni).

Al centro, si muoveva con disinvoltura Jovic (subentrato a Pulisic) che smistava pochi palloni ma precisi verso i compagni. Dopo 68 secondi dal suo ingresso sul terreno di gioco, Chukwueze ha sigillato la vittoria dei rossoneri, la seconda e ultima della loro avventura nel torneo di Champions 2023-24. Il risultato del Paris Saint Germain in Germania condanna il Milan a migrare in Europa League in qualità di terza classificata, a pari merito coi francesi i quali, però, vantano una migliore differenza reti. Chiamato a compiere un miracolo, seppur per il rotto della cuffia, la formazione meneghina tira fuori dal cilindro lo “spirit de Milan”. Il resto lo fa l’asse franco tedesco pareggiando una partita soltanto un po’ biscottata. Il Milan può recriminare su tante cose ma quasi tutte portano comunque la sua firma.

Gli errori commessi nel girone di andata sono stati pesanti e quelli della partita precedente bruciano ancora. Insomma, se qualcuno in società e sulle gradinate si rammarica per l’occasione perduta non può che accettare il fatto che è stato il Milan stesso a far harakiri. L’Europa League, la Champions dei poveri, il trofeo di rimpiazzo, può essere un nuovo inizio o la pietra tombale di una stagione iniziata nel peggiore dei modi. Il campionato, del resto, è ancora lì. Il ritardo abissale accumulato nei confronti delle due squadre di testa non lascia spazio a beate illusioni ma il modo col quale i rossoneri affronteranno i giovedì di coppa, le domeniche di campionato e la Coppa Italia, diranno se questi ultimi tre terribili mesi sono stati un incidente di percorso o un indirizzo di ciò che occorre aspettarsi da questa formazione per tutto l’arco della stagione. Come al solito, negli ultimi tempi si sono potute vedere due grandi fazioni tra i tifosi milanisti: quelli pro Coach e Proprietà e quelli contro il Coach e la Proprietà.

Per quanto sia un semplice gioco appartenere all’una o all’altra fazione, mi rammarica sempre scoprire come vi siano in entrambe le correnti coloro che dimenticano la prima grande lezione di calcio del vecchio Vujadin Boskov: è in campo che si vincono le partite e il campionato lo vince chi fa più punti. Ecco, se dovessi dire che cosa manca a questo Milan per lottare al vertice con Juventus e l’altra squadra di Milano direi che occorrerebbe uno spogliatoio carico a mille e una filosofia di calcio più concreta e meno filosofeggiante. Se si vuole giocare all’attacco in ogni partita ma si tira in porta nettamente meno dei propri avversari (come accaduto nel primo tempo contro il Newcastle) allora i torni non contano
pardon
, i conti non tornano.
RedBird ci ha fatto credere fino a oggi di saper far di conto. Dio non voglia che porti il Milan (la sua Proprietà) a Fondo.
Staremo a vedere. I campi da gioco e i loro verdetti sono sempre dietro l’angolo pronti coi loro implacabili giudizi. Spérém