Non bisogna proprio esser Keyser Söze per riconoscere che nelle partite giocate fino a oggi dal Milan ci sono “I soliti sospetti”. Onore al merito, innanzitutto. I ragazzi (quelli definiti bidoni fino a qualche settimana prima da una frangia della tifoseria) hanno saputo vincere il derby (di scorta) col Monza in scioltezza, senza mai mettere in forse il risultato finale. Accade, a volte, che un sonoro 3 a 0 non esprima appieno i valori messi in campo. Si può perdere pur avendo dominato la partita o, di converso, vincere senza mai averla dominata. Questo è il calcio, baby… Croce e delizia dello sport del pallone è che non sempre vince chi merita o perde chi ha commesso più errori. Tuttavia, Milan Monza non appartiene a questa categoria di risultati. Se l’incontro fosse terminato con un passivo più pesante per gli ospiti nessuno avrebbe avuto di che recriminare.

Quindi, perché anche in una occasione come questa ci sono stati “I soliti sospetti”?
Chiariamo subito una cosa: i rossoneri non hanno avuto alcun aiuto arbitrale da parte della terna. I gol segnati sono stati tutti realizzati su azione e senza rivendicazione alcuna. No, i sospetti (i soliti) giungono dal modo di giocare e non da questioni extra-campo. I rossoneri, molto semplicemente, hanno lasciato per larghi tratti della partita l’iniziativa agli avversari per punirli in contropiede. Tutto qua. Lo indicano ancora una volta gli highlight e le statistiche.

Il Milan ha avuto il 47% contro il 53 degli avversari di possesso palla, ha battuto 4 corner contro 5, ha tirato senza centrare i pali della porta 5 volte contro 11, ha effettuato 411 passaggi contro 513, ha tirato verso la porta 17 volte contro 21, nella precisione nei passaggi (87% a 92). Ha perduto persino la battaglia sugli intercetti e i contrasti riusciti, 4 contro 8 e 15 a 20. Mostrando questi dati, ovviamente, qualunque Intelligenza artificiale arriverebbe alla conclusione (sbagliata) che i rossoneri abbiano perduto e male l’incontro. Invece, basta scorrere altri dati per scoprire “I soliti sospetti”. I ragazzi sono stati dominanti nei tiri in porta (9 a 4), nelle occasioni da gol non sfruttate e nei pali (1 a 0), nei dribbling riusciti (12 a 6), nella percentuale di realizzazione (18% a 0) e nella precisione al tiro (53% a 19). Insomma, se un sospetto può venire all’ultimo degli ignoranti chiacchieroni da bar dello sport (che certamente non è paragonabile all’Intelligenza Artificiale) è che questa squadra funziona a meraviglia quando segna a inizio partita (il gol di Reijnders cadeva al 3° minuto), rinforza il risultato allo scadere del primo tempo regolamentare (Simic al 41°), mette al sicuro il risultato nella zona di “sconforto (Okafor segna infatti al 76°), lascia completamente l’iniziativa agli avversari, senza che i suoi interpreti facciano gli “olandesi” a tutti i costi. Premetto: io sono sempre stato (e sarò sempre) un fan degli orange.
Tuttavia, se nella tua squadra giocano Neeskens e Rijkaard, Gullit e Van Basten, puoi anche cercare di giocare tutte le partite ricercando il 100% di possesso palla e di tiri in porta ma se, invece, i tuoi “olandesi” si chiamano Loftus-Cheek, Reijnders, Pobega e Giroud forse, forse forse, sarebbe il caso che si giocasse un po’ meno all’attacco e si badasse un po’ di più a tenere inviolata la propria porta. È vox populi negli Stati Uniti (relativamente al football americano ma il detto funziona anche per il soccer) che gli attacchi facciano acquistare i biglietti delle partite ma sono le difese a vincere gli incontri e la Proprietà a stelle e strisce dei rossoneri la lingua americana dovrebbe conoscerla bene.

L’esordio di Simic (continuo a chiamarlo così e non me ne vogliano coloro che continuano a definire tale annotazione nel tabellino dell’arbitro uguale a giocare pochi spiccioli di tempo a fine partita) è stato l’ennesimo dato positivo che arriva dalla Cantera rossonera. I campioni costano e si è già abbondantemente dimostrato che non si ha troppa lungimiranza nello spendere il denaro e nello scovare grandi fuoriclasse a prezzi più che abbordabili. La Primavera potrebbe essere una buona risorsa per riuscire a condurre in porto un campionato giocato così così, con alti e bassi, soprattutto costellato (e non è una novità) da altri “I soliti sospetti”. Due per la precisione. Per l’ennesima volta tra i ragazzi si segnalano due nuovi infortuni (uno recidivo): Pobega e Okafor. Naturalmente, nessuno in Società sa spiegarsi come mai accadano queste cose e si preferisce sottolineare che lo svizzero si sia fatto male durante l’esultanza seguita alla sua segnatura. Questa scoperta vale quanto il due di picche. Poco importa se un atleta si infortuni saltando per la gioia di un gol realizzato o per colpir di testa il cross di un compagno. Ciò che realmente conta è scoprire chi o cosa sia colpevole di questa condizione fisica sempre al limite del precario ma temo che come per il film del regista Bryan Singer il personaggio del poliziotto doganale David Kujan si accorgerà troppo tardi di esser stato giocato dallo storpio Verbal Kint.
Chi vivrà vedrà. Ci ritroveremo qui per la prossima avventura rossonera...