8 Maggio 2023
In Inghilterra, da appena 48 ore è stato nominato ufficialmente sovrano del Regno Unito Carlo III. Le vie di Londra erano pervase di gente in festa per il grande evento. In tantissimi erano gioiosamente pronti a sventolare bandiere, cantare, felici. Qualche giorno prima, invece, il clima ancor più sentito ed emozionante si è avvertito a Napoli. La città partenopea si è illuminata per il tricolore conquistato, un successo atteso troppo tempo e che finalmente è giunto, a coronamento di un percorso iniziato dall’inferno della Serie C fino ad arrivare al vertice della classifica della Serie A. Tra le due città così euforiche, in mezzo, si pone una metropoli stranamente silenziosa. Milano è calma, i mezzi pubblici appaiono meno affollati, Piazza Duomo sembra meno caotica del solito. Non è così, in realtà, perché si tratta solo di una percezione, perché tutto è assolutamente, esattamente, al suo posto come di consueto, ma una sorta di estasi pare avvolgere il capoluogo lombardo, quasi come a precedere qualcosa di storico, di leggendario, di mitologico, una narrazione che attende solamente di essere svelata. Qualcosa che si avverte nell’aria, preludio al brivido che percorrerà le due sponde del Naviglio lasciando segni per anni, per decenni, forse per l’intera storia. L’immortalità dell’Euroderby è anche questa: può portarti in Paradiso, come può dannarti senza preavviso. Un’arma a doppio taglio, uno scontro agognato a parole, ma scansato nei propri cuori. Non ci sono differenze in questo caso: nessun sostenitore di Milan e Inter può vivere quest’incrocio come se fosse una normale stracittadina. E non lo è, perché, forse non è abbastanza chiaro, che quello che andrà in scena ormai tra pochissimi giri di lancette, è il derby più importante della storia. Solo quello del 2003 può paragonarsi al gran ballo a cui saremo pronti ad assistere con ansia crescente.

L’attesa del piacere è essa stessa il piacere (Gotthold Ephraim Lessing)
Tutti tendono ad allontanare quello che sta per arrivare. Il tempio profano dello sport nazionalpopolare è pronto ad accogliere 160.000 persone in due giorni, troppo pochi in rapporto alle menti, alle energie e ai sentimenti che saranno misticamente e idealmente collegati, ognuno con la propria identità, sul rettangolo verde del Giuseppe Meazza in San Siro. Aspettare, pazientare, tenere duro. Questi gli imperativi di giornate che adesso cominciano a sembrare sempre più corte. Perché il calendario ha un cerchietto rosso, anzi due. Ma un passo alla volta, occorre centellinare. Bisogna dosare ogni briciolo di coinvolgimento emotivo. E siamo solamente a due passi, a due incroci dal primo grande snodo. E mentre Milano vive l’attesa con sbalzi di temperatura riflesso di ciò che alberga negli umori dei suoi cittadini tifosi, ci si prova a distrarre con qualcosa di più pratico, di più concreto, che possa far cessare per un attimo l’adrenalina e riportare tutto a quello che è: una semifinale di Champions League. Sappiamo bene che non è così, che ogni breaking news sarà trattata come una candidatura al Pulitzer, che ogni aggiornamento sarà condiviso con il primo passante. Fa caldo, è nuvoloso, sembra piovere ma poi no. E nel frattempo si è infortunato Leao. Un dramma. Venti anni fa, dall’altra parte della barricata, l’Inter dovette fare a meno di Vieri e Crespo nella doppia sfida. Due giganti, i due leader dell’attacco, relegati fuori per infortunio. Ci perse lo spettacolo, la passione e soprattutto ci perse la squadra di Cuper, fatta fuori con due pareggi. Ecco, almeno questo ce lo eviteremo, cascasse il mondo. Come nessuno sportivo avrebbe mai potuto sorridere dell’assenza del tandem italo-argentino, nessun altro può essere oggi contento di assistere ad un match del genere senza uno dei protagonisti più attesi. Il portoghese ha rassicurato tutti, forse anche sé stesso in primis, dichiarando di tornare “presto”. Quel “presto”, però, si presta a innumerevoli accezioni. Quel lasso temporale può significare speranza di impiego immediato, o di uno spezzone, o di rientrare nel girone di ritorno. O, malinconicamente per milanisti e non, può significare rinunciare a entrambi gli appuntamenti con la storia. E sarebbe, lo ripeto, una ferita per tutto ciò che questi 180 minuti vogliono dire. Attenzione, l’eventuale assenza non lasci pensare che la Beneamata possa avere un vantaggio così eccezionale: l’euroderby vive di altro e non solo di semplici valori tecnici. Occorre guardia, occhio, voglia di portare a casa il risultato.
Nel frattempo cominciano a filtrare le prime indiscrezioni di formazione.

Qui Milan
Pioli
è appeso all’esito del suo talento principe, ma in caso di assenza Diaz, Bennacer e Saelemaekers sono pronti a supportare Giroud. Tonali, che nella sfida di ritorno con il Napoli sembrava essere stato ammonito per saltare la prima sfida, sarà invece regolarmente al suo posto nella zona nevralgica insieme a Krunic. Il cartellino giallo mostrato al “Maradona”, infatti, era stato sventolato per Theo Hernandez, che sarà il simbolo tecnico del gruppo privo del suo omologo avanzato a sinistra. Calabria, Kjaer e Tomori paiono gli altri tre destinati ad agire davanti a Maignan.

Qui Inter
Se l’allenatore campione d’Italia 2021/22 deve risolvere la grana Leao, Inzaghi dalla sua dovrà fare delle scelte. E una su tutte sarà fondamentale per il gioco neroazzurro: il centrocampista centrale, colui che detterà i tempi. Se Barella e Mkhitaryan sono imprescindibili, il punto interrogativo nella testa del tecnico piacentino è chi scegliere tra Calhanoglu e Brozovic in cabina di regia. Il turco, sappiamo bene, avrebbe una fame di successo enorme, forse più di tutti gli altri, ma il croato sta crescendo. A Simone il compito di decidere chi impiegare. Diversa appare la scelta sul partner di Lautaro Martinez: Dzeko favoritissimo, anche se Lukaku scalpita e il suo ingresso a partita in corso è quanto di più lecito ci si possa attendere. Dumfries e Dimarco esterni, più il solito trio Darmian-Acerbi-Bastoni davanti a Onana.
E nel mentre, spopola Mon Amour di Annalisa

 

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