I rumor di mercato sussurrano che Pobega e Hauge saranno sacrificati per fare cassa (perché hanno mercato) e coi soldi continuare a fare acquisti di top player per condurre al meglio la prossima partecipazione alla Champions League. Fin qui si può essere concordi o meno con tali scelte. Al Bar dello Sport, si sa, ci sono milioni di Commissari Tecnici in grado di vincere le partite con una, due o tre mosse, specialmente di mercato.
Tuttavia, mi permetto di fare un'analisi della politica di mercato e gestione della società Milan che il proprietario (il Fondo Elliott) ha adottato fin dall'acquisizione delle quote societarie. Il mantra è stato, fin dall'inizio, conti in ordine, bassi ingaggi e giovani calciatori meglio se provenienti dal vivaio. Sui conti in ordine mancano a tutti i dati oggettivi per poter esprimere un parere serio e professionale a riguardo ma sugli altri punti c'è molto che non mi convince.
Hauge e Pobega (giovane età, basso costo d'acquisto e provenienza dal vivaio) sembrerebbero destinati alla cessione perché giudicati inadatti a giocare nel modulo rossonero di oggi. Per il norvegese questa convinzione nasce da mezza stagione trascorsa a Milanello mentre per l'ex spezzino ancor meno. Aggiungo, con una piccola nota polemica, che per Leao non sono bastate due stagioni a convincere che il giovane non può far parte del futuro del Milan (e potrei anche essere d'accordo ma vorrei che venisse spiegato perché. Forse c'entrano qualcosa i 40 milioni di cocuzze che si sono spesi per il suo acquisto?).

Ammettiamo però che vi siano questioni oggettive insormontabili per la loro permanenza. Bene. Quindi, ci sono delle occasioni inferiori a 5 milioni di euro (Pobega non è costato nulla e questo è il prezzo pagato per Hauge) per rinfoltire il centrocampo rossonero e, eventualmente la tre quarti offensiva? I nomi che ottengono i titoloni dei giornali sportivi sono quelli di Ziyech, Isco, Tadic, Ceballos, che per il loro ruolo sembrano tutti dei sostituti di Calhanoglu o al limite di Castillejo. Anzi, a dirla tutta, nessuno di loro giocherebbe oggi nel Milan senza un robusto cambiamento di modulo perché tutti sono prevalentemente centrocampisti d'attacco che non fanno assiduamente la doppia fase (quindi, anche quella di ripiegamento a copertura). Per non parlare, poi, delle richieste contrattuali...
Il Milan ha bisogno, e la stagione passata lo ha dimostrato, di un terzino sinistro per far rifiatare Theo, un tuttocampista per sostituire Kessie quando prende un raffreddore, una punta ma anche due e un fantasista che sappia fare le due fasi. Pobega e Hauge, in effetti, c'entrano come i cavoli a merenda. Proprio come i nomi circolati sino a oggi e associati ai rossoneri.

In conclusione, non capisco il senso sportivo del mercato del Milan e non invidio Paolo Maldini (che stimo sia come calciatore che come dirigente) per il fondamentale ruolo che svolge in seno alla Società. Io vivo più di dubbi che non di certezze e mi limito a sottolineare quanta dicotomia vi sia nella politica economico-sportiva del Fondo americano. Il campionato appena "regalato" all'Inter è figlio di due sciagurate scelte: quello di proporre all'UEFA un baratto, un altro anno per mettere a posto i conti in cambio della squalifica di un anno dalle competizioni europee; il devastante rapporto contrattuale in scadenza per diverse colonne della squadra.

Premetto che concordo con la proprietà sulle decisioni relative alla defenestrazione di chi "avverte un mal di pancia" a giocare nel Milan ma non posso credere che chi vorrebbe giocarsi le sue chance sia già stato giudicato inadatto come una spina schuko su una presa a tre fori. Forse sbaglio. Forse no. Rimangono i dati oggettivi, che poi sono i dettami societari: giovani, basso ingaggio, basso costo... esattamente ciò che sono Hauge e Pobega ma... solo per chi li acquisterà. Per qualche spicciolo...