Dell'ultima gara di Formula 1, a Monza, la cosa che mi ha dato più fastidio sono stati i fischi rivolti al trentatreenne britannico, Lewis Hamiton.  A fine gara, e dopo aver vinto con una macchina inferiore alla beniamina di casa Ferrari, al quattro volte campione del mondo in carica, il pubblico italico, ha scaricato addosso una seconda dose di fischi dopo quelli del sabato nelle qualifiche. Lui, giustamente, ha ringraziato dall'alto del podio più bello del mondiale dichiarando che i fischi del pubblico più antisportivo del mondo lo caricano e spronano fornendogli ulteriore energia per il finale del mondiale.

Da tifoso nazional-ferrarista è stata la prima volta che parte della mia simpatia sportiva è andata a Lewis. Prima no: molte volte è stato aiutato dal suo simpatico connazionale Ecclestone, una volta addirittura tirato fuori dalla sabbia. Questa volta doveva ricevere applausi e rispetto dagli avversari ma noi italici siamo nel mezzo di un grande cambiamento.. abbiamo il governo del cambiamento (trovata di marketing politico copiato a Obama che lo propose qualche lustro fa, a sua volta copiato da Hollande in Francia). 

Con quei fischi abbiamo dimostrato che meritiamo tutti i Salvini, i Di Maio e i Raggi del mondo; loro rispecchiano in pieno tutto quello in cui ci siamo cambiati (in peggio)... un popolo che fischia la bravura, il merito, il campione anche se avversario. Capita spesso nella nostra società che quando un nostro figlio prende un brutto voto a scuola è colpa del professore il quale, molte volte, merita pure qualche ceffone. Bel cambiamento... Loro promettono lavoro, pensioni e tra poco anche un moglie quando quella attuale avanza con gli anni  o l'anima dell'italico è infastidita o turbata da qualche nuova fantasia o pretesa. 

Andando a fare un'analisi della debacle Ferrari, se fossi nell'attuale presidente John Elkann, cambierei i due piloti; basta vederli in faccia Hamilton e Vettel, per capire chi ha più fame.
L'inglese è lo scapolo, ancora ha raggiunto la pace dei sensi e nel suo mestiere  mette tutto se stesso, deve ancora passare il testimone.
Il tedesco è l'ammogliato, ha la faccia di uno che si è appena alzato dal tavolo del pranzo domenicale e, se c' è spazio ancora per una fumata, che ben venga tanto i quattro mondiali con Red Bull non glie li leva nessuno e neanche il suo contratto 2018 da 49 milioni di euro. Non c'è storia.

E' la prima volta da anni che chi ha macchina più forte non vincerà il mondiale, per i troppi errori commessi, ma non vi preoccupate, fra poco Di Maio si inventerà un reddito per i tifosi rimasti delusi dalla Ferrari (e sempre a spese delle future generazioni che, forse, ripagheranno i debiti e le promesse del grillino).

Capitolo Raikkonen: questa volta ha beccato gli applausi, ha fatto una gara da 9 e, con orgoglio, ha tirato la staccata alla curva 1 al compagno di squadra Vettel e si è ripetuto in curva 4 favorendo l'errore del tedesco come  se stesse lottando per la vittoria iridata.
Si sussurra che abbia ritrovato lo spirito combattivo, dopo buona parte della stagione in cui ha vivacchiato ai piedi del podio, perché è in cerca di un nuovo volante per la prossima stagione. Bel comportamento e applausi dei tifosi.

Preghiera per John Elkann: carissimo presidente, faccia in modo che per l'anno prossimo questi due vadano a fare... danni da altre parti; io preferirei come piloti Verstappen e Leclerch, se le è possibile le sarei molto grato.