Pochi giorni fa c'è stata la festa per i 50 anni dalla fondazione del primo gruppo ultras italiano e mondiale, stiamo parlando di quel giorno del lontano 1968 quando in curva sud, a Milano, è apparso uno striscione con scritto su "Fossa dei Leoni". Questa manifestazione del tifo in versione "antagonista" non a caso nasce in un'epoca di contestazioni, rivolte  sociali, anche violente, che fanno ricordare quegli anni come "anni di piombo". Molti settori si ribattezzano come brigate, commandos o fedayn, i loro antagonisti erano i gruppi ultras avversari e le forze dell'ordine.

Di quegli anni difficili per la nostra democrazia sentiamo ancora delle eco sotto forma di scontri fuori dagli stadi (dentro non c'è rimasto nessuno a parte a Torino e Milano) che puntualmente avvengo ogni stagione nelle gare più sentite, il morto ci scappa quasi ogni anno e pare che società di calcio e istituzioni, nonostante le belle parole, non riescano effettivamente a risolvere un problema.

La questione è complessa perché è vero che è possibile mettere nel gabbio tutti i tifosi più vivaci ma al contempo si andrebbe a perdere una parte molto importante e spettacolare della partita stessa: senza le curve, i cori, gli striscioni e gli sfottò ci troveremmo di fronte ad uno spettacolo deprimente, basta andare in stadio inglese dove oramai ci sono solo "spettatori" e non tifosi.

Cari amici ultras la soluzione l'avete voi; se volete scontrarvi non c'è problema, ma fatelo come si faceva una volta, fatevi al massimo una sana scazzottata, andate a caricare sotto la curva e aspettate l'intervento delle forze dell'ordine; i coltelli e i bastoni usateli in cucina, usarli per offendere l'avversario è da vigliacchi, ristabilite un cosiddetto codice d'onore, gemellaggi veri, cori accettabili e dopo la scazzottata andatevi a fare una birra con il vostro "nemico".