Eh si… Carissimo 2020, ormai levi le tende. Era ora. Non che chi ti segue, almeno nell’immediato, si presenti con prospettive molto migliori. Abbiamo, però, il benedetto vaccino. E’ l’arma biologica che dovrebbe servire a debellare il covid-19, quindi, si auspica che sia ormai una questione di tempo. E’ necessario attendere che una popolazione, stremata sotto il profilo sanitario, economico, psicologico e sociale, venga sottoposta alla procedura in un numero ampio di persone e dovrebbe essere fatta. E’ chiaro che non sarà una cosa molto rapida e servirà un’organizzazione impressionante, ma la soluzione chimica esiste. Finalmente! In questi periodi si pensa prima di tutto agli ospedali. E’ giusto, ma non può diventare una visione miope che rappresenta solo una minima parte del dilemma.

ALCUNE PILLOLE
Durante il primo lockdown si era creato un forte senso d’unità e le persone reagivano alla pandemia con canti danzanti sui balconi. Di fronte alla morte e alle nefaste previsioni future non era un grande spettacolo. Ma tant’è. Se è servito a esorcizzare i fantasmi, sia ben accetto. “Andrà tutto bene” recitavano i cartelli appesi alle case e l’arcobaleno era il simbolo di un domani apparentemente molto lontano. La bandiera tricolore campeggiava nelle nostre dimore come a dare un senso di patriottismo che da troppo non si notava. Si era riscoperto l’inno nazionale e le canzoni pop che hanno segnato il passato di questo magnifico Paese. E’ durato tutto molto poco. Meglio così! Sono stati, in verità, 60 giorni di sangue e terrore. E’ arrivata l’estate e il nemico sembrava sconfitto. In realtà si era soltanto nascosto. Era in letargo. Si ricaricava per tornare vorace e famelico. “Voglia di ballare un reggie in spiaggia. Voglia di riaverti qui tra le mie braccia. In una piazza piena. Per fare tutto quello che non si poteva…” recitava un noto tormentone sotto il sole. Eh beh… Che dire? Ciò che cantavano Boombdash e Alessandra Amoroso in Karaoke non è andato tanto distante dal vero. Abbiamo soddisfatto qualche piccolo desiderio arretrato. Poi, ecco settembre. Le scuole sono state riaperte e i trasporti pubblici congestionati. Molte persone sono tornate a lavorare in presenza e il perfido serpente è uscito di nuovo dal buco. La curva del contagio è impazzita. Il Governo ha richiuso anche se con modalità non paragonabili al recente passato. Come ha reagito questa volta il Popolo? Beh, diversamente. L’esperienza insegna. I noti ristori, che conducevano qualcuno a immaginare di poter restare a casa a sperimentare, senza affanni di portafoglio, qualche ricetta culinaria, non si sono rivelati la panacea di tutti i mali. Così la gente è passata dai balconi alle piazze e alle proteste. Alcune, purtroppo, sono sfociate nella violenza. Questa non è mai giustificata e tollerabile. Mai. Le Istituzioni, però, non hanno ceduto e hanno nuovamente provato a contemperare le esigenze sbilanciando la situazione parecchio a favore dell’emergenza sanitaria. Si è giunti, quindi, al noto lockdown di Natale. Come l’avranno presa gli italiani? Mi pare che se lo aspettassero. Ecco, quindi, la terza reazione. Quella più composta e, forse, anche più equilibrata. La gente, per quanto possibile, è in giro. Le persone, però, sembrano aver capito meglio la situazione. Paiono agire in maniera più consapevole rispetto al passato. Mascherine, distanziamento, igiene… Il mantra scientifico sembra essere maggiormente ascoltato. Qualcuno non rispetterà le indicazioni e sarà sanzionato, ma è normale che sia così. Se tutti fossero perfetti, il diritto non esisterebbe. Allo stesso tempo, non si utilizzano le maniere eccessivamente repressive di marzo e aprile. Mi sia consentito affermare che in quel periodo, forse, si è andati un tantino oltre la soglia del normale controllo. Ora si è assolutamente dentro i canoni. Questo è sicuramente importante. Poi, arriverà il vaccino.

Vi starete giustamente domandando il motivo di questo lungo preambolo. Nel capolavoro I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni descrive ampiamente e dettagliatamente i paesaggi per concedere al lettore di meglio comprendere l’anima dei personaggi. Chiaramente non oserei mai paragonare questo mio pezzo all’opera di uno dei più grandi. Ci mancherebbe. Voglio solo spiegare, a chi mi onora con la sua lettura, il motivo della prefazione utile a meglio comprendere certe decisioni e discernimenti che troverà nel prosieguo. Vorrei poi precisare che gli “Oscar” rappresentano un’idea totalmente personale. Non gradirei che qualcuno percepisse poca umiltà in ciò che scrivo. Non è mia intenzione giudicare alcuno.

I SALVATORI
Il primo grande plauso è sicuramente al calcio in generale. Durante questa emergenza si è dimostrato responsabile e attento al sociale. Gli esempi sono tanti. La Federazione ha lasciato che nel centro di Coverciano si aprisse un reparto dedicato ai malati di Covid. Pure gli atleti, senza grande pubblicità, si sono prodigati per il prossimo e hanno lanciato messaggi importanti relativi alla responsabilità nella pandemia. E’ chiaro che ciò non vale per tutti, ma è normale sia così. E’ impossibile, poi, non citare Gabriele Gravina. Se si può ancora scrivere di pallone è soprattutto merito suo. Lui ha tenuto la barra diritta durante tutta quella fase dell’emergenza in cui non si comprendeva se mai sarebbe stato possibile far ripartire lo scorso campionato. Un eventuale stop avrebbe potuto comportare la crisi finanziaria totale di molte società che già versano in condizioni tanto difficili. Ciò avrebbe determinato la condanna di troppi lavoratori comuni che campano grazie allo stipendio concesso loro dal pallone. Si parla di 550mila persone che operano nel settore! Pensate un attimo alla strage che sarebbe potuta capitare. Non è finita qui. Immaginate la serie di ricorsi a cui probabilmente avremmo assistito. Basti osservare cosa accaduto al Napoli che, per recuperare un punto di penalità e una sfida, è giunto sino al terzo grado di giudizio. Cosa mai avrebbe potuto elaborare una compagine retrocessa o non ammessa alle coppe europee sulla base di un algoritmo? Forse l’attuale stagione non sarebbe mai iniziata. E’ stata dura. Il Presidente della Figc ha più volta ammesso di aver vissuto momenti molto complicati. Ha persino pensato che non sarebbe riuscito nel suo intento e in una recente intervista rilasciata a SkySport dichiara: “Ci sono stati dei momenti in cui avevo intuito che si organizzavano pensieri, correnti di pensiero che miravano a bloccare la ripresa del nostro mondo soltanto perché altre attività erano state bloccate non capendo fino in fondo quella che è la vera forza, la vera dimensione del mondo del calcio”. Ha salvato la passione di milioni di italiani. Il prossimo anno ci saranno le elezioni per stabilire nuovamente quale sarà il leader della Nostra Federazione. Gravina è forte e meritato candidato. Chapeau! Non può, poi, mancare il plauso pure per Dal Pino. Il Presidente della Lega Serie A si è trovato nella medesima situazione del collega pugliese e il suo apporto è stato certamente fondamentale. Il numero uno del massimo torneo è riuscito pure a dare una sferzata interna dimostrata dalla nuova modalità di gestione dei diritti televisivi. Dalla prossima stagione saranno ceduti in maniera differente e ciò potrebbe arricchire il campionato. E’ chiaro che l’emergenza ha contribuito a rivedere certe situazioni, ma nulla si riesce a effettuare quando manca la volontà. Un buon capitano conduce sempre la sua barca verso il porto.

I RINATI
Indovinate a chi mi riferisco? E’ semplice! A Pioli, Ibra e il loro Milan. Un altro oscar spetta sicuramente di diritto a questo terzetto. Il tecnico parmigiano ha sempre vissuto una carriera discreta, ma senza particolari exploit. Le sua ultima avventura alla Fiorentina è stata segnata dalla triste vicenda accaduta ad Astori. Credo che questa abbia contribuito a originargli il definitivo salto di qualità. Gestire uno spogliatoio dopo una simile situazione non era di certo semplice. Avrebbe maturato anche l’uomo più saggio del pianeta. L’emiliano è divenuto così un top. Lo svedese è tornato dall’America con grande voglia di lasciare nuovamente il segno nel nostro pallone e quando Zlatan si pone un obiettivo… per gli altri sono cavoli amari. La società è stata magnifica a trovare gli uomini giusti ai quali affidarsi. La voglia di riscatto ha fatto il resto. I rossoneri sono sicuramente la miglior compagine di questo triste 2020. Credo abbiano tutte le carte in regola per giocarsi il massimo traguardo nazionale o comunque per restare nei piani alti per il maggior tempo possibile. L’obiettivo Champions è certamente raggiungibile perché il gruppo è forte e si compone di elementi importanti. Con il massimo rispetto per gli altri, la stella più luminosa è Gigio Donnarumma. Un portiere eccezionale. A soli 20 anni, mi sento di affermare sia già il migliore al mondo. Theo è un fuoriclasse. Kjaer e Romagnoli rappresentano una coppia solida. Bennacer, Kessie, Tonali e Diaz sono giovani dal futuro luminoso. Hauge è una piacevole sorpresa. Rebic e Calhanoglu si sono ritrovati. Tanta roba.

LA DEA, PERCASSI E GASPERINI
Sarebbe troppo semplice parlare di Bergamo, del coronavirus e di ciò che l’Atalanta ha donato alla sua Città. Non mischio il sacro e il profano. Mi limito all’ambito sportivo. Ci si trova di fronte a una realtà di provincia che ormai è un top club grazie al lavoro di una magnifica e umile dirigenza. Ha saputo non cedere i suoi pupilli e, sino all’ingombrante “caso Gomez”, lo spogliatoio era assolutamente compatto. Il destino del Capitano pare segnato e ora il passo è davvero difficile. Come reagirà la Dea al primo, grave momento di isteria interno? Ai posteri l’ardua sentenza. Per ora la squadra ha raggiunto gli ottavi di Champions in un girone assolutamente complicato con Ajax e Liverpool. Non vive il suo miglior campionato, ma è risaputo che sia un diesel. Solitamente emerge nel lungo periodo. Nella trascorsa annata ha centrato i quarti della massima competizione per club. Un traguardo fantascientifico e fenomenale. L’eroe di tali successi è sicuramente Gian Piero Gasperini che ha raccolto una Cenerentola in difficoltà trasformandola in una Principessa.

DEZERBILANDIA
E il Sassuolo di De Zerbi? Pura magia. Attenzione perché è quanto di più simile possa esistere rispetto all’Atalanta. Non ditelo, però, al suo allenatore che di Coppe non ne vuole nemmeno sentire parlare. E’ chiaro che l’assenza del pubblico può paradossalmente avere agevolato i neroverdi. Sarebbe ipocrita negare che si tratta, probabilmente, del club con meno tifosi in serie A. Prendetela come un’idea… Non ne ho la certezza. So solo che quando gli emiliani giocano in casa, sotto quel profilo, appaiono sempre in trasferta. Non è semplice. E’ chiaro che la mancanza degli spettatori consente l’emersione dei migliori valori tecnici e tattici, ma leva il sale al calcio. Mi auguro tornino il prima possibile. Berardi è un grande capitano in pectore. Magnanelli non molla la fascia, ma il collega è pronto a ereditarla e sta mostrando finalmente il suo valore. Locatelli è un campione e sarà un pilastro della nazionale. Caputo si sta riprendendo dalla pubalgia. Djuricic ha talento così come Traorè. Consigli vive uno stato di grazia, ma è soprattutto il gioco del mister bresciano che lascia intravedere qualcosa di trascendentale.

SARRI, CONTE, GLI INZAGHI E RINGHIO
Maurizio Sarri? Ma perchè? E’ presto detto. Non si merita certamente di non essere l’attuale allenatore della Juventus. Nella sua avventura bianconera è riuscito a centrare vittorie fondamentali e, al momento dell’addio, la compagine sembrava in crescita nonostante il ciclo fosse palesemente alla fine. Sarebbe bastato qualche innesto adatto al suo credo per poter presagire un futuro glorioso insieme. Iniziando tra il 2015 e il 2017, il gruppo è giunto alla passata stagione stremato. Allegri aveva avvertito la società che, però, ha deciso di modificare esclusivamente la guida tecnica. In realtà, aveva ragione il livornese. Serviva una sferzata anche negli uomini. Così è stato con un anno di ritardo. Nonostante tutto, l’allenatore di Figline ha centrato lo Scudetto e ha perso la finale di Coppa Italia ai calci di rigore. L’eliminazione dalla Coppa dei Campioni è giunta troppo presto. Il Lione ha spedito i bianconeri fuori dal torneo già negli ottavi, ma sarebbe scorretto non considerare che i francesi sono stati i semifinalisti della manifestazione provocando la medesima fine all’immenso City di Guardiola. Quest’ultimo, per esempio, aveva bistrattato il Real. Insomma, la compagine di Garcia vantava un valore molto importante. Il matrimonio tra Maurizio e la Vecchia Signora non ha funzionato per incompatibilità che probabilmente erano a livello di DNA. I meriti di Sarri superano sicuramente le colpe.
Che dire di Conte? Beh… Dal punto di vista europeo, il 2020 è stato in agrodolce. La cavalcata terminata con la finale di Europa League contro il Siviglia è apparsa esaltante. Peccato per l’ultimo atto di Colonia. Il girone di Champions successivo è stato un’ecatombe, ma non era semplice. Il pugliese ha avuto il merito di ringalluzzire la Beneamata. E’ inutile negare che, con il salentino, i nerazzurri hanno assunto una nuova stoffa. Ora l’idea di vincere lo Scudetto non è più nell’iperuranio platonico, ma è qualcosa di assolutamente concreto. L’Inter, insomma, non è “pazza”, ma forte e feroce. Così voleva il suo mister. Tra qualche polemica e isterismo, Antonio pare nuovamente aver centrato il target. Si giunge, quindi, a Simone e Pippo Inzaghi. Il primo merita un enorme oscar per aver ricondotto la Lazio negli ottavi di Coppa. Non accadeva da 20 anni. In tanti ritengono che, senza il lockdown, gli uomini di Lotito avrebbero vinto lo Scudetto. Non ho la controprova, ma non credo. Sicuramente la lunga sospensione delle ostilità ha complicato il cammino dei biancocelesti, ma la rosa non è cambiata. Era piuttosto “corta” per competere con certe rivali. Il “fratellone”, invece, ha centrato la promozione in serie A con il Benevento. Ha dominato e demolito la cadetteria e ora sta disputando un ottimo massimo torneo. Dopo la gavetta con il Venezia e il passaggio dalla terza categoria del nostro pallone alla seconda, il piacentino ha proseguito così il suo faticoso percorso conquistando grandi risultati. Lo scotto pagato con Milan e con il Bologna pare lontano. Pippo è pronto a diventare un top player anche in panchina. L’emiliano si inserirebbe in quella lunga fila di ex calciatori che stanno occupando il ruolo di tecnici in serie A. Tra questi si annovera pure Gattuso che ha rivitalizzato il Napoli dopo l’incredibile flop targato Ancelotti. E chi se lo sarebbe atteso? Gennaro, invece, è riuscito a ridare alla squadra quella scossa di cui probabilmente necessitava e che il mister di Reggiolo non era stato in grado di apportare. Anche qui è questione di genetica.

LA NAZIONALE, MANCINI E IMMOBILE
The last oscar goes to… Italy. Sì, signori. Credo sia ampiamente meritato. Dopo gli anni bui e la mancata partecipazione al Mondiale del 2018, gli azzurri si stanno rifacendo con gli interessi. In questo caso, il lockdown può pure avere agevolato perché la nazionale si presenterà all’Europeo con un anno di esperienza in più e, per un gruppo di giovani, è troppo importante. E’ una delle favorite per il titolo e l’ha dimostrato grazie a una crescita straordinaria. Disputerà Final Four di Nations League che sarà tra Torino e Milano durante il prossimo autunno. Tanta, tanta roba. Mancini deve giustamente assumersi il merito dell’eccellente lavoro svolto. E’ il Demiurgo. E’ l’artefice di questo miracolo perché la sua compagine gioca come un club e non è sicuramente opera di poco conto. Alla stregua di Antonio Conte, ha ereditato una squadra in difficoltà ed è riuscito a plasmarla trasformando il materiale in oro. Chapeau. Allo jesino riconosco pure una gestione differente della pandemia. Non si è accontentato di massificare il pensiero, ma ha manifestato le sue idee anche quando sono risultate scomode. Bravo! Che dire poi di Ciro Immobile? Sono sufficienti poche parole: Scarpa d’Oro. E’ lecito attendersi tanto dal suo futuro azzurro.

I CLASSICI E LA SORPRESA
Mi chiederete: CR7?”. Signori, la sua statuetta ormai è scontata. Ah scusate… Dimenticavo, invece, un altro fantastico del 2020: Juric. Il tecnico ha fatto grande il suo Hellas con umiltà, sincerità e amore verso i giocatori. Chapeau anche per Lui! Nelle interviste in cui ho udito la sua voce, ho sempre notato immensa schiettezza e una passione quasi paterna verso i suoi calciatori. Non è una cosa da poco. Denota un immenso amore per questo glorioso sport che mi auguro possa ritrovare, nel 2021, la sua stella principale. Il pubblico.