A parlare di calcio sono 3 tipologie di persone: gli appassionati, i tifosi e i fanatici. Donnarumma annovera una larga schiera di quest’ultima categoria.
Si sono appassionati alla storia dell’enfant prodige e l’hanno seguito crescere come si fa con i predestinati affibbiandogli appena possibile il bollino di “portiere più forte del mondo”. Un’etichetta che gli è valsa un mega ingaggio a soli 23 anni.
Tanti soldi, mai troppi per i suoi appassionatissimi sostenitori che non mancavano mai di sottolineare le sue gesta con il perentorio: “miracolo di Donnarumma”. Hanno persino cominciato a circolare strane statistiche attraverso le quali si dimostrava come solo grazie al Gigio nazionale una squadra ottenesse a fine anno ben 9 punti in più.
Dico strane perché non capisco su quali basi le parate in questione le avrebbe potute fare solo lui. La storia di Maignan al Milan  - 2,8 milioni -  e la fesseria di Donnarumma di ieri, ci dimostrano come i valori in questo ruolo non siano così semplici da stabilire. Pensate alla finale degli Europei, dove il portiere dell’Inghilterra ha giocato una grande partita, ma è bastata una parata in meno per farlo cadere nel dimenticatoio. Dunque è ovvio che 1) dopo una certa soglia i soldi per qualsiasi giocatori sono buttati perché il calcio è e rimane uno sport di squadra 2) a maggior ragione sono buttati dopo una certa soglia per un ruolo come quello del portiere, che per quanto bravo incide molto meno rispetto ad altri ruoli.

Naturalmente i supporter di Donnarumma dopo un’iniziale imbarazzo sono tornati a combattere per il loro guru, che alla fine della fiera esce dalla CL due partite dopo i suoi ex compagni e giocherà solo per la Ligue 1, visto che pure la coppa di lega è andata.
Problemi soprattutto del suo presidente, tanto furioso tanto quanto incompetente, che si vede ancora una volta escluso dalla vittoria nonostante le fiumane di euro versati ovunque.
A noi appassionati e tifosi invece rimane la confortante certezza che al netto di tutte le disparità di trattamento (Financial Fair Play in testa) di forze economiche – monte stipendi da 629 milioni di euro l’anno – il calcio rimane uno sport con una palla rotonda e dunque imprevedibile e popolato da calciatori veri come Benzema e non costose figurine pronte a volare via appena cambia il vento.