L’Atalanta mi ha convinto! E’ un top club!
Non è una seconda scelta. Non significa accontentarsi. Negli anni, l’Atalanta ha conquistato un pezzettino del mio cuore che è divenuto sempre più grande. Mi capita sovente di non approcciarmi a qualcuno o qualcosa con il massimo dell’ammirazione per poi ricredermi totalmente. Mi succede anche il contrario. Non so se si un pregio o meno, ma è così. Da un lato si può supporre significare mancanza di comprensione immediata delle situazioni o persino assenza di coerenza. In verità, non penso sia la deduzione corretta. Posso sostenere che sia capacità di valutazione e ammissione del proprio errore? Mi capitò anche con Max Allegri. Quando il tecnico arrivò alla Juventus ero tra i delusi. Adoravo Conte che considero tutt’ora un magnifico allenatore. Già dopo la prima conferenza stampa, in cui il toscano si mostrò sicuro del materiale a sua disposizione e molto determinato nelle ambizioni, cominciai a modificare l’atteggiamento che fu completamente capovolto nel corso del tempo. Nonostante il gioco fosse non pervenuto, notavo nel livornese immensa concretezza e abilità di raccogliere il risultato che, alla fine, nel calcio è l’aspetto principale. Era divenuto il contrario del falso stereotipo che nutrivo nei suoi confronti. Dalla sicurezza del pugliese, temevo di passare alle incertezze del suo successore. In realtà, trovai un nuovo Massimiliano che mi garantiva fiducia già dal linguaggio non verbale. Mi attendevo un mister tendente al passivo. Non voglio usare il noto “mollo” di Malesani, ma un allenatore più remissivo. Ho trovato un tecnico verace e volenteroso che pareva aver accresciuto le proprie conoscenze durante i 6 mesi di assenza dai campi di pallone.

Lo stesso mi accadde con la Dea. Quando iniziò l’epopea Gasperini non davo troppo credito né alla squadra né al suo allenatore. Consideravo potessero rappresentare le classiche meteore. Con il trascorrere del tempo, il fuoco di paglia si sarebbe spento. Temevo che i roboanti 6 gol inflitti a destra e a manca, poi rappresentassero il classico boomerang. “Semplice” affermavo “contro compagini in crisi in una serie A già piuttosto derelitta. Provateci in Europa”. In effetti … I primi risultati rinforzarono le mie tesi. La cinquina secca calata dal City, il poker senza appello patito da una compagine forte, ma non devastante, come la Dinamo di Zagabria. A ciò si aggiunse la sconfitta interna contro lo Shackthar. Ecco, sono convinto che l’Atalanta abbia svoltato proprio lì. Quel triduo sfortunato di partite ha insegnato qualcosa ai bergamaschi che sono diventati ufficialmente un top club dimostrandolo con il Valencia e, nonostante l’eliminazione, anche contro il Psg. Tre qualificazioni consecutive alla massima competizione per club non sono roba che si guadagna così facilmente. E’ un cammino da grande del calcio continentale soprattutto in considerazione del fatto che i nerazzurri sono tra le prime 16 del Vecchio Continente ormai da 2 annate. Tanta, tanta roba! Ecco perché ho modificato il mio parere. Si dice che un piccolo cambiamento, in alcuni tipi di sistemi, possa produrre reazioni enormi. Si chiama Butterfly Effect. La prima esperienza al ballo ha trasformato la Cenerentola Atalanta in una magnifica Principessa in quanto le ha mostrato i suoi limiti crescendola nelle consapevolezze. Perché ciò accada è necessario avere una guida forte e intelligente. Queste sono le doti di Gianpiero Gasperini che, temporda dopo temporada, ha saputo aggiungere un tassello al puzzle proprio sfruttando un enorme lavoro mentale, tecnico e tattico.

Il gruppo senza figurine
Gli orobici non sono paragonabili alla Lazio di Cragnotti o alla Roma di Sensi. Quelle compagini si affidarono a campioni già affermati. Nel 1999-2000, i biancocelesti vinsero praticamente tutto: Scudetto, Supercoppa UEFA e Coppa Italia. A quel punto la dirigenza condusse alla corte di Eriksson calciatori come Crespo, Liverani e Mendieta. Si tratta di uomini con un cv già molto eminente. Lo stesso fecero i cugini che vinsero il tricolore con Batistuta, Nakata e Samuel per poi aggregare alla truppa i vari Cassano ed Emerson. Insomma, mica roba da poco! Al fine di giungere sulla cresta dell’onda e rimanervi, invece, Percassi ha optato per tutt’altra via. Volete l’album delle figurine? Non cercate a Bergamo. Qui trionfa il gruppo. E’ la sua apoteosi. In matematica si dice che “mutando l’ordine degli addendi, la somma non cambia”. L’Atalanta ha fatto ancora meglio. Ha cambiato persino i numeri, ma il risultato è rimasto lo stesso. Per fare 5 si può aggiungere 4 a 1 o 2 a 3. Per arrivare in zona Champions, si può avere Gomez, Ilicic e Zapata, ma anche Pessina, Malinovsky e il colombiano o Muriel. E’ impressionante notare come El Papu sia stato sostituito senza colpo ferire. E’ quasi disarmante. Identica situazione è avvenuta con Hateboer. L’olandese è stato assente per buona parte di questo campionato, ma “chissenefrega” tanto c’è Maehle. Mamma mia! Ma cos’ha Gasp? La bacchetta magica!? Si diceva che il Demiurgo fosse Antonio Conte e, in effetti, è così. Riesce a sollevare gli Scudetti con compagini all’apparenza non devastanti, ma il piemontese fa ancora meglio. In fin dei conti, secondo Allegri, l’Inter avrebbe tutte le carte in regola per un ottimo piazzamento in Champions. Mi ritengo più dubbioso sul valore della rosa nerazzurra, tuttavia comprendo che è molto forte anche se non micidiale. Almeno sulla carta, quella della Dea le è inferiore. Ma Gianpiero la trasforma in un diamante perché la equilibra. Le fornisce una mentalità importante e un’impronta formidabile tanto che qualsivoglia elemento può entrare nel sistema. Al Genoa, Romero appariva spesso spaesato. E’ diventato un giocatore fantastico. Djmsiti si sta trasformando in un atleta di livello internazionale. Si dice che questo grande lavoro faccia parecchio felici i vari commissari tecnici. E’ vero? Nì! Sicuramente amplifica il valore del singolo. Tuttavia occorre maneggiare con grande cura perché, se allontanato dal suo habitat naturale, questi rischia fortemente di non avere il medesimo rendimento. In ottica Europeo penso a Gosens che vestirà la maglia della Germania o a Freuler. Farà parte della spedizione svizzera. Ma sono solo esempi. I vari selezionatori dovranno essere molto abili per porli in una situazione consona. Ci riusciranno? Può essere, ma non è scontato.

Il calciomercato, Gosens, De Paul e altri segreti
E il calciomercato? E’ proprio questo uno dei vantaggi degli orobici. Si parla di un addio di Gonsens. Un nome dell’eventuale sostituto è quello di Dimarco. Capite che il veronese ha mostrato ottime capacità, ma non è un campione. Inserito nel canovaccio di Gasp, però, potrebbe risultare perfetto. Un allenatore con quelle doti semplifica anche le trattative. L’indirizzo è chiaro. Non esistono miriadi di modi di giocare. Ce n’è uno, ma con variabili che lo rendono diverso di anno in anno stupendo gli avversari senza stravolgere il sistema. Anche questa rappresenta un’incredibile genialata. Ultimamente va di moda sostenere un concetto non affermandolo direttamente, ma tramite un altro che conduce a quello in maniera scontata. E’ una prassi scherzosa che non trovo troppo divertente, ma trattasi di tendenza: “Dimmi che sei vecchio, senza dirmi che sei vecchio” con l’immagine della mano appesa alla maniglia interna dell’automobile. Non è chiaramente mia intenzione alludere a nulla. Semplicemente ho riportato un esempio. Una specie di Dixit. Avete mai provato quel gioco da tavola? Ecco, la Dea riesce a manifestarsi come Atalanta senza essere Atalanta. E’ un incredibile segreto vincente. Così si trionfa mantenendo in ordine il bilancio. Ma che lavoro! Un po’ come faceva la Juve prima delle spese pazze. L’inclinazione era già nata tempo addietro rispetto all’affare Ronaldo perché, per esempio, Higuain costò circa 90 milioni, ma fu ripianato dalla cessione di Pogba che ne riportò oltre 100. Dalla stagione successiva, invece, le entrate non sono state compensate da uscite all’altezza. Si è proceduto con plusvalenze o addii di ingaggi importanti che hanno sgravato il bilancio. Ma i vari Douglas Costa, Bernardeschi, de Ligt, Kulusevski, Chiesa non sono costati proprio poco. Questo rende ancora meglio l’idea rispetto al capolavoro che si sta compiendo dalle parti di Bergamo. Ultimamente odo il nome di De Paul. Ecco, questo potrebbe risultare una novità di rilievo perché l’argentino non è il classico diamante da sgrezzare che sbarca sulle prealpi lombarde. E’ un giocatore già fatto e pronto, soltanto in attesa dell’opportunità di un top club per essere ritenuto un campione. L’acquisto del suo cartellino potrebbe rappresentare l’evidente segnale di un ulteriore passo in avanti. Percassi è iscritto all’ élite, ma riuscirà a rimanervi in maniera definitiva? Quella del sudamericano sarebbe sicuramente una mossa gustosa, ma anche ardita? Nella scorsa estate giunse Mirancuk, altro calciatore su cui le grandi posero gli occhi. Il gruppo ha reagito bene e lui pare integrarsi. Con Rodrigo, il balzo sembrerebbe risultare ancora più ingombrante quindi occorre maneggiare con massima cautela anche se l’albiceleste potrebbe incastrarsi perfettamente nel 3-4-2-1 di Gasp, sia come mediano che sulla trequarti.

La metamorfosi è definitiva?
Questo incantesimo si spezzerà? Eh… Ho paura che presto o tardi possa accadere. Sennonché quelli attuali sono proprio i vari decisivi passaggi per evitare il triste epilogo. Ricordo l’Udinese di Cosmi che si qualificò alla Champions per uscire poi ai gironi. L’impresa non riuscì qualche stagione più tardi quando furono eliminati dal Braga nei preliminari. Da lì si avviò un declino che mantenne sempre la compagine nella massima categoria, ma senza più sognare traguardi europei. Il pericolo, per l’Atalanta, è proprio simile. Bisogna essere abili nel superare i vari step di crescita. Accade proprio come agli esseri umani in cui il periodo dello sviluppo non è mai banale, ma può indirizzare le future personalità. Esiste anche il fattore Gasperini che, attualmente, rappresenta il padre. Le madri di alcune specie sono solite svezzare i cuccioli. Non è il caso dell’adolescenza che, però, presenta un passaggio simile. Gianpiero è il babbo della creatura. Adesso pare che i tempi del divorzio siano assolutamente prematuri ma, prima o poi, succederà per il bene di entrambi. Come fare? La squadra riuscirà a camminare da sola e come canta Battiato, a cui oggi voglio rendere omaggio, “a superare le correnti gravitazionali”, o senza il suo mentore La Cura sarà bloccata? Il piemontese è un mago sottovalutato dal pallone italico. E’ un grande allenatore che il Fato ha giustamente voluto coadiuvare. I top club l’hanno snobbato e ne ha creato uno tutto per sé. Che risposta, ragazzi! Nessuno ci pensa, ma è così! A differenza di altri manager, anche formidabili, Gasperini può considerare l’Atalanta quasi sua perché è l’ingegnere che l’ha progettata e pure il muratore. Questo non significa che si sostituisca a Percassi o ai dirigenti, ma è chiaro che è un pezzo importante della storia orobica e del suo organigramma. Persino Mourinho all’Inter non è riuscito a raggiungere certi livelli di appartenenza. Forse a impedirglielo è stato solo l’abbandono prematuro, ma è così. Quello dell’addio al papà e del passaggio a una vita completamente autonoma penso rappresenterà il primo vero e proprio snodo della nuova Dea. Poi ve ne saranno sicuramente altri. Non ho mai visto una squadra che non faccia parte dell’aristocrazia reggere a lungo. Oltre ai citati friulani penso alla Fiorentina di Prandelli. Ho ammirato cicli di ritorno, ma non una continuità devastante come i top. La speranza, però, viene da Oltremanica e dal Leicester che, dal 2016, non molla.

Mi dichiaro: tifo Dea!
Ecco perché ho scelto l’Atalanta. Calma! Non mollerò mai la Juve. Questo momento tragico, non dal punto sportivo bensì politico-economico, mi ha un tantino turbato. La squadra di calcio è come la fede. Non si abbandona. Tale mantra risuona spesso ed è chiaramente un’iperbole, ma lo rispetto. Non sostituirò mai i bianconeri. Mi avvicino, tuttavia, pure ai bergamaschi e non per una questione di calcio romantico. Non vi ho mai creduto troppo e persevero nella mia indole, ma apprezzo ciò che sono riusciti a creare. Oggi affrontare la Dea è come vedersela con un top club. Si ha paura e molto sovente si parte persino sfavoriti. Se non si è un’eccellenza continentale e si gioca al Gweis Stadium è complicato avere i bookie dalla propria parte. Voglio sostenere tale favola. Intendo credere che, come i nostri nonni hanno ammirato lo sviluppo di armate alla stregua della Vecchia Signora e delle milanesi e per tale motivo hanno iniziato a tifarle, una parte del mio cuore possa fare lo stesso con gli orobici.

La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto”. Albert Einstein. La Dea non perfetta della finale di Coppa Italia che ne perde 2 in 3 anni è soltanto parte di un periodo di crescita anche mentale di questi giocatori.