Buona la prima. 
Ieri mister Fonseca ha messo a segno un altro punto a suo favore dando una ulteriore piccola ma importante prova di essere l'uomo giusto per l'as Roma. A prescindere dal risultato pieno ottenuto sul campo, un ottimo 4 a 0, la Roma ha dato la sensazione di essere sulla strada giusta per diventare di nuovo una squadra compatta in campo e unita nello spogliatoio.
Come il suo predecessore Rudi García, Fonseca si siede sulla panchina della Roma in un momento difficile e caotico della società, forse anche peggiore rispetto a quello trovato dall'allenatore francese che poteva contare sull’aiuto di due colonne come Totti e De Rossi nella ricostruzione di una comune volontà di intenti fondamentale per ottenere i  risultati voluti.
Fonseca le bandiere se le è viste andare via una dopo l’altra, in più ha visto partire verso Napoli, temuta rivale di campionato, il miglior difensore della squadra Manolas, ritrovandosi come titolare Juan Jesus, il difensore che solo l’anno prima era la quarta scelta e senza dimenticare che fino all’ultimo non sapeva se Dzeko sarebbe rimasto e se sì, con quale umore, elemento per il bosniaco ancora più determinante per la prestazione sportiva, del fisico e della tecnica. Fonseca si è seduto al timone quasi in silenzio, senza proclami, sobrio, perché il caos si vince con la calma.
E con la calma ha riconquistato la fiducia della ciurma rendendola di nuovo equipaggio di specialisti. Preso il comando, ha tenuto la barra dritta infrangendo di prua le onde minacciose di inizio campionato passando indenne un derby che alla vigilia metteva paura come il tratto di mare tra Scilla e Cariddi che tanti navigatori esperti ha fatto vacillare e spesso impietosamente naufragare.

La Roma aveva appena perduto i suoi capitani coraggiosi, ma ha trovato in Fonseca l’ammiraglio di cui aveva bisogno.