L'Italia è la nazione dei campanili e la maggior parte dei tifosi gode per le sventure dei rivali. Così è, si chiama tifo apposta. Tuttavia, per fortuna ci sono anche i giornali. Quelli veri, come il New York Times che è abbastanza indipendente per tornare sullo "strano" caso del Paris Saint Germain capace di spendere 400 milioni per 2 giocatori in appena una sessione di mercato (Neymar e Mbappè) e poi passare indenne dalle forche caudine del Fair Play Finanziario imposto dall'Uefa. Sì, a quello stesso organismo tanto inflessibile quando le infrazioni le commettono Roma, Inter e Milan, è del tutto sfuggito che i conti della squadra di Parigi vengano sempre mircacolosamente ripianati da fantasmagoriche sponsorizzazioni da decine di milioni a stagione. Ed evidentemente agli occhi miopi dell'organo di governo del pallone, poco importa che a "beneficiare" di tanto investimento ci sia per esempio la Qatar Tourism Authority che ogni anno versa ben 100 milioni di euro per promuovere la sua immaigine. Roba che per rientrare dell'investimento, non basterebbe nemmeno che tutti i francesi (67 milioni) andassero in Qtar ogni anno spendendo un milione (!) a testa.

In altre parole gli unici conti che "tornano" qui sono quelli del PSG. D'altra parte quello tra il Qatar e l'Uefa non un rapporto immune da crititche. I Mondiali del 2022 in Qatar assegnati dall'Uefa hanno avuto come risultato il fermo dell'allora presidente Michelle Platini, anch'egli curiosamente francese. Ora, visto che quando, nel 2017, sempre un articolo del Nyt sollevò giustamente l'opinione pubblica sulla truffa Lee/Milan, c'è da augurarsi che si faccia lo stesso con il club di Parigi, dove ormai come si dice il più pulito ha la rogna.