Ci sono solo due cose che mai avrei pensato potessero accadere: la prima scrivere due articoli lo stesso giorno (su Calciomercato.com ne pubblico uno al mese, se va bene), la seconda che Pirlo diventasse allenatore della prima squadra a una settimana dalla sua presentazione come mister dell'Under 23. Mentre il 7 agosto sarà ricordato dagli antijuventini come una goduria per via dell'eliminazione per mano del Lione, l'8 agosto c'è il rischio che si fissi nella memoria collettiva bianconera come il più grave errore della società torinese.

Ma andiamo per ordine. Oggi pomeriggio viene organizzata una riunione straordinaria alla Continassa che vede coinvolti i vertici della Juve. E' chiaro che qualcosa bolle in pentola: si parla di esonero dell'allenatore e riorganizzazione societaria. Nessuna sorpresa quando, circa un paio d'ore dopo, viene ufficializzato l'addio di Maurizio Sarri, che paga gli scarsi risultati europei e la scarsissima considerazione da parte dello spogliatoio. Dunque, ci si aspetta che salti anche qualche dirigente reo di aver portato lo stesso Sarri alla corte di Madama. E invece il summit finisce poco prima delle ore 18 senza ulteriori indicazioni. Sembra solo la fine del primo round in attesa che si sblocchi qualche trattativa sul fronte allenatore, una fase di stallo che l'anno scorso era durata due settimane dall'esonero di Allegri all'insediamento di Sarri. Ed è qui che c'è il colpo di scena: in serata viene ufficializzato Andrea Pirlo. Allenatore dell'Under 23? No, direttamente in prima squadra. Ci sarà tempo per raccontare i retroscena di quanto accaduto nel pomeriggio dell'8 agosto 2020 nelle segrete della Continassa. Quel che è certo è che la Juventus nella stagione 2020/21 avrà in panchina un debuttante che non ha mai allenato neppure i pulcini. Questo è quanto.

Lasciando sullo sfondo, almeno momentaneamente, lo sgomento dei tifosi bianconeri, proviamo ad analizzare l'operazione e chiediamoci se abbia un senso.

Quali erano le candidature oltre a quella di Pirlo? E chi ha deciso?

Molto di ciò che è presente in questo articolo è frutto di rumors, perciò le notizie vanno prese con le molle. La rosa dei nomi, oltre all'ex regista bresciano, prevedeva: Zidane, Simone Inzaghi, Paulo Sousa e Pochettino. Pare non fossero presenti né Conte né Allegri. Zidane era il favorito di Agnelli, l'uomo che avrebbe dovuto sostituire Allegri già nell'estate del 2019 secondo i piani societari, ma che una volta ri-accasatosi a Madrid era diventato pressoché imprendibile per via dell'ingaggio monstre di addirittura 17 milioni annui. Inzaghi e Pochettino erano i due nomi proposti da Paratici, il primo legato da una duratura amicizia nei confronti del Chief Football Officer, il secondo attratto dalla prospettiva di allenare in Italia con la quale condivide le sue lontane origini piemontesi. Nessuno dei due pareva aver riscosso grande entusiasmo, seppur per ragioni diverse: Inzaghi era visto come un passo indietro, Pochettino chiedeva una barca di soldi (11-12 milioni netti) malgrado un palmarès desolante. Il nome di Paulo Sousa non so chi lo avesse fatto, ma è passato in sordina e lì è rimasto. Messi sul piatto i papabili, si trattava di decidere. In questa situazione ha fatto tutto Andrea Agnelli, scartandoli a uno a uno e individuando in Andrea Pirlo il prescelto. Nedved e Paratici che ruolo hanno avuto? Nessuno. Maurizio Sarri era una sorta di compromesso tra presidente e dirigenti, in quanto il primo non voleva il ritorno di Antonio Conte, proposto da Nedved e Paratici, e gli altri candidati non erano raggiungibili. Stavolta ha deciso unicamente il presidente Agnelli, allo stesso modo in cui fece nel maggio 2011 quando dopo l'esonero di Luigi Delneri chiamò proprio il salentino.

Pirlo può ripercorrere le gesta di Guardiola e Zidane?

E' quello che ci auguriamo, ma bisogna essere realisti. Prima di allenare il Barcellona e il Real Madrid, sia Guardiola che Zidane hanno trascorso almeno una stagione di rodaggio nelle rispettive squadre B. Il catalano nel 2007/08, appena smesso di giocare, fa un'ottima stagione vincendo la Tercera Divisiòn e venendo promosso in Segunda Divisiòn B. Il francese invece appende gli scarpini al chiodo nel 2006 e dal 2009 al 2013 ricopre vari incarichi dirigenziali al Real. Nel luglio 2013 entra nello staff di Carlo Ancelotti. L'anno successivo debutta come allenatore del Real Madrid Castilla in Segunda Divisiòn B, terminata con un onorevole sesto posto finale. Zidane inizia la stagione 2015/16 sempre con il Castilla, ma nel gennaio 2016 viene chiamato a sostituire Rafa Benitez sulla panchina della prima squadra. Il resto è storia recente. Al di là dell'esperienza, che Pirlo non ha, diverse sono anche le circostanze. Guardiola e Zidane arrivano nel periodo di massimo splendore di Barcellona e Real Madrid con i giocatori principali nel pieno della loro carriera. Andrea Pirlo viceversa subentra in un'epoca da fine dell'impero, con una rosa vecchia e un progetto tecnico assente. E come se non bastasse, Barça e Real erano in fase economica espansiva, questa Juve è gravata da un sacco di debiti, ha un monte ingaggi elevatissimo e avrà pochi soldi da mettere sul mercato. Non poteva esserci momento peggiore per Andrea da Brescia.

E se Pirlo fallisse?

Purtroppo i presupposti ci sono tutti. Il presidente Agnelli con questa decisione si è assunto una responsabilità enorme non solo (e non tanto) di fronte alla tifoseria, ma soprattutto di fronte agli azionisti. Un anno senza vincere lo scudetto ci può anche stare, e prima o poi accadrà. ma una stagione disastrosa in campionato o un'eliminazione precoce dalla Champions potrebbero far riflettere John Elkann sul futuro della Juventus. Agnelli ha optato per continuare con la stessa dirigenza, come fece nel 2011 dopo un settimo posto. Difese Marotta a spada tratta, sacrificò Delneri e scelse Conte come allenatore. A distanza di nove anni ha rifatto le stesse mosse. Se ciò pagherà lo deciderà unicamente il campo. La volontà di puntare su Pirlo porta dietro con sé un germe pericoloso: Agnelli sta cercando, finora invano, di scimmiottare il modello Real Madrid. Ha preso Cristiano Ronaldo, ma quando il meglio l'aveva già dato e con dei costi insostenibili. Ha dato il benservito a fior di dirigenti perché non sufficientemente allineati a lui, sostituendoli con degli amministratori non all'altezza. Ha assunto un tecnico, Sarri, che nulla aveva a che fare con il dna juventino per trasformare la Vecchia Signora in una giovane e avvenente top model; si sa com'è andata a finire. E adesso si gioca la fiche Andrea Pirlo nella speranza, o meglio nell'azzardo, di farlo diventare il nuovo Zidane. Se avrà avuto ragione si sarà ritagliato un posto di primissimo piano nel calcio internazionale di questa epoca. Ma se dovesse fallire...