Jack Welch non è molto conosciuto nel Bel Paese. E' stato chairman e CEO di General Electric dal 1981 al 2001, facendo impennare il valore dell'azienda americana del 4000%, e viene considerato un vero e proprio guru nel mondo degli affari oltreoceano. Una frase, in particolare, gli è stata affibbiata diventando di uso comune tra i dirigenti della finanza e dell'industria: 

"Cambia prima di essere costretto a farlo".

Andrea Agnelli questa massima non solo la conosce molto bene. La applica. La citò la prima volta durante la presentazione del nuovo logo della Juventus, il primo stilizzato di una società di calcio. Il significato è semplice: i tempi cambiano, cerca di anticiparli o rischi di subirli. Ma nella realtà, come sanno gli stessi dirigenti, alle volte può essere molto complicato dare un taglio netto con il passato. Sai quello che lasci ma non quello che trovi, le gerarchie vengono rimescolate, i rapporti consolidati rivisti o addirittura interrotti, e sussiste il serio rischio che i più non capiscano il cambiamento.

In genere, quando una situazione è stabile, si procede nello stesso verso. Deve essere stato questo - presumibilmente - il punto di partenza di Agnelli: "perché devo cambiare un allenatore che mi ha fatto vincere 11 trofei in 5 anni, tra cui 5 scudetti di fila?". Seconda obiezione: "al netto di un ingente esborso a fondo perduto, leggasi buonuscita per Allegri, quanto mi costa un nuovo allenatore e relativo staff e che garanzie ho di mantenere almeno lo stesso livello di competitività?". E ultima ma non ultima: "con un nuovo allenatore vinceremmo la Champion's o rischiamo addirittura di fare peggio rispetto agli ultimi anni?".

Queste sono domande che un tifoso non si pone, un presidente/dirigente sì. E se in data odierna si è arrivati alla risoluzione del contratto di Allegri è perché, evidentemente, i contro superavano nettamente i pro. I due massimi dirigenti dell'area tecnica - Nedved e Paratici - hanno spinto con insistenza per un avvicendamento in panchina dalla sfida di andata contro l'Atletico. Dieci giocatori non hanno più rapporti con l'allenatore. Lo stesso Allegri ha chiesto alla società una rivoluzione della rosa (improponibile dopo l'investimento di Cristiano Ronaldo dell'anno passato).
E CR7 mugugna. 

La decisione del presidente non deve essere stata facile. E non credo l'abbia presa a cuor leggero. Ma andava fatta. Il ciclo di Allegri era già ampiamente concluso, continuare assieme senza unanimità di vedute sarebbe stato un suicidio. 

Chi arriverà al suo posto lo scopriremo nelle prossime ore e chiunque sia - emergente o già affermato - raccoglierà un'eredità pesante:

5 scudetti consecutivi

4 coppe Italia consecutive

2 supercoppe italiane

71% vittorie (meglio di Carcano, Conte, Capello, Lippi e Trapattoni)

E' vero che gli è mancata la Champion's, ma oggettivamente le due finali del 2015 e del 2017 la Juve le ha giocate da sparring partner contro avversari troppo superiori. Fargliene una colpa sarebbe un atteggiamento vigliacco. Semmai, qualche responsabilità ce l'ha avuta nell'involuzione di alcuni giocatori schierati fuori ruolo o poco coinvolti nel progetto tecnico, per tacere della caterva di infortuni che hanno falcidiato la rosa. Detto ciò, stappare una bottiglia di champagne per l'addio di un allenatore che ha portato UNDICI trofei in bacheca lo trovo non solo irrispettoso, ma decisamente da coglioni.

In sintesi, grazie Max e buona fortuna