Gli storici affermano che debba trascorrere un tempo abbastanza lungo prima di dare un giudizio su un fatto politico. Nel caso di eventi rilevanti (guerre, rivoluzioni, cambi di regime...) non deve mai passare meno di una generazione, e a volte non basta ancora.
Per il calcio, una "generazione calcistica" nasce e muore in un lasso temporale senza dubbio più breve, ma anche lì parliamo almeno un tot di anni. Ad esempio si può iniziare a discettare del lascito di presidenti come Massimo Moratti e Silvio Berlusconi solo adesso, con le due milanesi che sembrano aver intrapreso due strade diametralmente opposte. E' invece ancora troppo presto per dare un giudizio, a mio avviso, sulla presidenza Agnelli, iniziata nel maggio 2010. 

Purtroppo la grandinata quotidiana di notizie e il 'presentismo' nel quale viviamo hanno conflato i tempi che sarebbero indispensabili per portare a maturazione una qualche forma di analisi. Il risultato è stato la perdita del senso della storia: i giudizi vengono sparati sull'onda emotiva, ciò che si è fatto ieri non ha più alcuna importanza né influenza sul domani, le quotazioni dipendono sempre più dall'informazione (e da chi la controlla) e sempre meno dal valore intrinseco.

L'anno scorso, il 10 luglio, Cristiano Ronaldo diventava un giocatore della Juventus. Al di là di un doveroso benvenuto non scrissi nulla. Non perché non ne fossi entusiasta, ma perché non sapevo dove ci avrebbe portati. Era un'operazione a fini commerciali? Era un all in per vincere la Champions? La Juventus avrebbe fatto altre operazioni così onerose o sarebbe stata un'una tantum per togliersi qualche sfizio? Erano tutte domande senza risposta e come ho spiegato sopra le questioni importanti abbisognano di parecchio tempo per districarsi.

Oggi, 17 luglio 2019, la Juventus ufficializza l'acquisto di Matthijs de Ligt.
Inutile ripetere che serviranno molti anni prima di dare un giudizio sul giocatore e sul suo impatto sulla squadra, almeno così dovrebbe essere per chi analizza i fatti senza farsi travolgere dall'emotività.

Ma una cosa la possiamo mettere per iscritto: de Ligt è senza dubbio un colpo "politico". Che cosa intendo? Beh, non mi ricordo l'ultima volta che i giganti iberici o anglosassoni sono stati sfidati apertamente e battuti sul loro campo, cioè l'appeal internazionale e la potenza economica. Anche per lo stesso Cristiano Ronaldo non è stata una trattativa "aperta": c'era solo la Juve che ha pagato per intero la clausola di 100 milioni, ma non si è avuto alcuno scontro frontale con altri competitors europei. Nel caso di de Ligt invece lo scontro c'è stato, eccome! Un calciatore olandese quando subisce la corte - e il fascino - del Barcellona si può essere certi che vestirà la maglia blaugrana, vista la tradizione cha parte dal mitico Johan Cruijff. E invece stavolta la Juve l'ha spuntata su un avversario più ricco, più forte e che ha un canale preferenziale con l'Ajax. In pratica una vittoria in trasferta.

Non so se Matthijs de Ligt manterrà le enormi promesse che si porta dietro da Amsterdam, posso solo augurarglielo.
Ciò che è innegabile è che la Juventus con questa operazione di mercato ha fatto un balzo in avanti "politicamente" rilevantissimo. E si sa, la politica, specie a livello europeo, ha il suo peso.