Uscire dalla Coppa Italia ha fatto malissimo.
Quel trofeo spesso considerato come ruota di scorta da chi è abituato da anni a inanellare successi, assume un valore molto più importante per chi invece non vince da tantissimo tempo.
Evidente, dunque, che la delusione si sia impadronita di ogni tifoso nerazzurro, per diverse ragioni.
Nel primo tempo del match di sabato sera, la squadra avrebbe strameritato di chiudere davanti nel punteggio, complice l’immediata rete messa a segno da Eriksen, la quale ha permesso di ristabilire la parità rispetto alla gara di andata, seguita da diverse occasioni da rete non concretizzate grazie soprattutto alle grandi parate di Ospina, ampiamente riscattatosi dopo l’errore sul goal dalla bandierina dell’ex Tottenham; inoltre, è stata eclatante la supremazia territoriale, testimoniata dallo schiacciante possesso palla in favore della squadra milanese. In quei 45 minuti l’unica vera chance concessa ai partenopei è costata carissima, sancendo a conti fatti l’estromissione da una finalissima che sarebbe stata molto intrigante contro i rivali di sempre della Juventus.
Ergo: giuste le critiche e doverosi gli appunti mossi ad Antonio Conte, sicuramente non esente da qualche responsabilità per il risultato complessivo della semifinale.
Fin qui, dunque, nulla da dire.
Peccato che, come al solito, la tendenza ad amplificare alcune situazioni sia sempre preferita al mantenimento di un atteggiamento equilibrato.
Da più parti si comincia a leggere di “fallimento Inter”: la sentenza, dunque, sarebbe già stata emessa, prima ancora della conclusione di questa travagliatissima stagione.
Ecco alcuni punti focali che stanno creando malumore tra molti sostenitori neroazzurri.

ANTONIO CONTE
Come accade probabilmente da quando ho memoria, in tutti i casi in cui i risultati non siano in linea con le aspettative (di alcuni tifosi e non della società, ma di questo tratterò nel punto successivo) ecco che la mannaia cade senza nessuna remora sulla testa del condottiero.
Il mister salentino è stato ingaggiato ovviamente per riportare l’Inter alla vittoria e su questo non ci piove. Ma quando? Si sa, approdare in una big che non trionfa da troppi anni non aiuta ed il tempo non è di certo il miglior amico del tecnico, che si trova a dover fare i conti con l’impazienza dell’ambiente di tornare a ravvivare il palmares.
Peccato che ciò non possa avvenire in automatico.
È innegabile che il passato dell’attuale tecnico nerazzurro, il quale ha regalato degli exploit agli esordi nelle precedenti panchine di prestigio (Juventus e Chelsea), facevano ben sperare. In molti, interisti e non, avevano già cucito il tricolore sul petto della maglia della Beneamata, senza fare i conti con le insidie e le certezze del campionato italiano, in quanto da una parte la Lazio è stata un’autentica rivelazione, dall’altra abbiamo avuto l’ennesima conferma della manifesta superiorità tecnica della Juventus la quale, personalmente, ho sempre riconosciuto, a prescindere dalla bellezza del gioco proposto e dai cambi di allenatore.
Da considerare anche il fatto che il brillante calciomercato ha portato numerosi innesti i quali, per quanto di qualità, hanno comunque la necessità di adattarsi al dispendioso 3-5-2 contiano e di amalgamarsi insieme agli altri compagni.
Questo non assolve completamente da ogni responsabilità il tecnico pugliese: la sua testardaggine sull’utilizzo del suddetto modulo è uno dei suoi più grandi limiti, quasi abbia il timore di sconfessare il suo credo in caso di modifica; al contrario, mostrerebbe una grande maturità nell’adattarsi ai giocatori che lui stesso ha richiesto (Eriksen deve giocare trequartista sempre, a prescindere che ci si piazzi a 3 o a 4 dietro).
Detto ciò, arriviamo ad un altro tasto dolente che sta riscuotendo diversi consensi: Conte è stato accontentato su tutto in sede di mercato e quindi non ha alibi.
Un fatto è certo: di sicuro ha avuto molto di più rispetto a Spalletti e in generale ha ottenuto tanti pezzi pregiati richiesti, Lukaku su tutti. Però, restando in tema attaccanti, il vice-Romelu tanto atteso non è mai arrivato. Non è una scusante ma quando uno dei due davanti non è in forma (ogni riferimento alla punta argentina di nome Lautaro e di cognome Martinez è puramente casuale) ecco che non ci sono alternative di peso: Sanchez, per quanto di valore, non sembra più quello ammirato fino a tre anni fa ed Esposito è ancora troppo acerbo per reggere troppe pressioni, per quanto promettente. Ciò, è inevitabile, incide negativamente sui risultati.
Ribadisco, non è una giustificazione perché comunque il materiale umano è assolutamente di spessore ma battere sul tasto “ha avuto tutto quello che voleva” è a volte fuorviante.
Altra nota stonata sono i cambi tardivi: qui condivido appieno, è una delle cose che mal digerisco del tecnico.
Ma alla luce di tutto questo, attestando che ci sono senza ombra di dubbio dei profili di responsabilità, con quale cognizione di causa si sostiene che Conte andrebbe esonerato e che lo stesso non stia valorizzando la squadra?
Non pensavo di poterlo mai dire ma tanto è: giù le mani da Antonio Conte!
Finalmente siamo tornati ad un livello importante e il fatto che campioni del calibro dell’attaccante belga o del centrocampista danese ex Spurs, contesi da club blasonati di tutta Europa, siano sbarcati sulle rive del Naviglio è principalmente per merito del titolare della panchina, capace di essere un polo attrattivo per molti campioni.
Pertanto, criticare il mister è lecito ma ventilare l’ipotesi di un suo addio o di un fallimento tecnico lo trovo abbastanza discutibile.

RISULTATI AL DI SOTTO DELLE ASPETTATIVE
E qui arriviamo probabilmente al grande tema: l’Inter non starebbe rispettando la tabella di marcia stabilita ad inizio stagione.
Premettendo che ognuno può avere le proprie legittime aspettative, ma davvero qualcuno pensava di vincere lo scudetto? Davvero qualcuno riteneva possibile farsi strada in Champions League magari arrivando tra le prime otto d’Europa?
Un conto è la speranza, segretamente covata da tutti, di riprenderci quel tricolore che manca da dieci anni, un altro è affrontare con lucidità ed obiettività la realtà dei fatti.
L’Inter, per quanto rinforzata in tutti i reparti, con un leader carismatico in panchina e con una dirigenza presente e competente, non è ancora al livello della Juventus. Certo, l’esplosione inaspettata della squadra di Simone Inzaghi rende tutto più pesante perché verrebbe spontaneo chiedersi: “ma se i biancocelesti sono a un punto dalla vetta perché noi siamo indietro?”. Ecco, in realtà proprio chi utilizza questa tesi ha la risposta dentro la domanda: la squadra biancoceleste ha il medesimo allenatore da diversi anni e ha mantenuto i calciatori più importanti anche dopo annate non esaltanti in campionato ma con la vittoria di qualche titolo e con una continuità di gioco è riuscita a crearsi una identità che è finalmente sbocciata. Questo non è caso o fortuna bensì programmazione e costanza.
Detto ciò, dunque, chi si attendeva la vittoria del titolo è inevitabilmente rimasto spiazzato.
La delusione si è però accentuata sabato sera, dopo l’eliminazione dalla coppa per mano del Napoli: lo ammetto, anche io mi aspettavo di vincere e di passare il turno, soprattutto dopo un avvio di gara sfolgorante e dopo un primo tempo su alti livelli, ma purtroppo quello a cui stiamo assistendo in questa estate non è un calcio “tradizionale”. Le squadre sono state ferme mesi e sebbene ciò valga per tutti questo non esclude che anche la nostra rosa debba avere il tempo materiale di ripartire fisicamente. Il mio timore era che venisse “snobbata” la seconda competizione nazionale per importanza: non è stato così, perché la voglia e la determinazione in campo si sono potute apprezzare e quando si esce così a testa alta non vedo davvero le ragioni per contestare o sentenziare la fine del progetto.
Mi auguro che per molti sia stato lo sfogo dovuto all’eliminazione che, lo ripeto, ha fatto male a tutti gli interisti in quanto inaspettata (che poi, inaspettata fino a un certo punto, visto il risultato dell’andata).
Abbiamo poi il capitolo Europa: ricordo molto bene il giorno del sorteggio dei gironi della massima manifestazione continentale e i commenti si sprecarono, dichiarando l’Inter fuori dai giochi e addirittura fuori dalla ex Coppa UEFA.
Come da pronostico, siamo usciti e retrocessi in Europa League, eppure, nonostante la stragrande maggioranza degli appassionati concordasse sul fatto che non potessimo essere all’altezza del passaggio del turno, valanga di giudizi negativi si sono prodotti perché “siamo usciti col Barcellona 2”. Bisogna fare un po' di chiarezza: la squadra viene da anni di nulla in ambito europeo e arrivare agli ottavi sarebbe stato sicuramente soddisfacente (oltre che remunerativo). Ma poi? Cosa ci sarebbe rimasto? Da un lato, io ho benedetto l’uscita dalla Champions, in quando la dimensione dell’Europa League è secondo me perfetta per le nostre ambizioni attuali e ci potrebbe permettere nel mese di agosto di toglierci le soddisfazioni che la Coppa Italia ci ha negato.
Quindi, non sottovalutiamola: io credo che possa essere un trampolino importante, soprattutto per chi ha “fame” di titoli.

I NOSTALGICI
Puntualmente, sono ricomparsi nutriti pensieri malinconici verso i calciatori che non sono stati considerati in estate, su tutti Mauro Icardi.
Il centravanti argentino è rimasto (per me, inspiegabilmente) nei cuori di tantissimi sostenitori neroazzurri e, ovviamente, alla prima grande occasione ci si è fatti nuovamente “sentire” per ricordare a tutti che avevamo un centravanti top che avrebbe fatto comodo.
Io, con il massimo rispetto per tutte le opinioni, non so davvero come si possa ritenere valida l’idea per cui con l’attuale parigino avremmo fatto meglio. Abbiamo un Lukaku che è tra gli attaccanti più moderni e forti del pianeta, completamente preso dal progetto e voglioso di mettersi al servizio della squadra, e ancora si ritiene che Icardi avrebbe potuto cambiare le sorti di questo club?
Le scelte operate in sede di insediamento da parte di Conte, opinione personalissima, le ho trovate corrette e continuo a difenderle, pur riconoscendo che i partenti abbiano un indiscusso valore tecnico.
Un segnale di rinnovamento, però, era necessario.

FALLIMENTO?
La società ha intrapreso un percorso importante, tracciando una linea fresca e nuova.
Io ritengo che dopo tantissimi anni Spalletti sia stato realmente un grande tecnico, colui che ha gettato le basi per la ripresa della squadra e che merita il massimo ringraziamento per la professionalità e per lo spirito interista che ha profuso.
Conte ha raccolto il buon lavoro fatto e ha sviluppato un’idea ben precisa ma abbiamo bisogno di concedergli almeno un biennio.
Sì, se l’anno prossimo non dovessimo vincere nulla si potrebbe parlare di fallimento, ma non adesso. Non quest’anno.
Una stagione particolare per tutto ciò che sappiamo non può essere giudicata in questo modo e, inoltre, ragionando squisitamente sotto il profilo dei risultati, non vedo davvero il disastro che in molti paventano.
In campionato siamo in piena zona Champions League e non così distanti dai primi due posti: se arrivassimo (come ci auguriamo) tra i primi tre posti, otterremmo il miglior piazzamento degli ultimi nove campionati, conseguendo una nuova qualificazione alla fase a gironi della “coppa dalle grandi orecchie”, roba non scontata se pensiamo all’ultimo decennio trascorso.
In Europa siamo ancora in corsa per un trofeo importante e l’eliminazione dalla Champions League non può, a mio avviso, essere considerata un’onta tale da tacciare il club di aver fallito.
Unico vero neo è la Coppa Italia, ma davvero vogliamo far pesare sul bilancio di questa stagione una doppia sfida giocata a mesi di distanza con tutte le condizioni che sappiamo?
La stagione si sta concludendo in un modo particolare e cerchiamo di terminarla togliendoci le maggiori soddisfazioni possibili ma, per cortesia, stemperiamo gli animi.
Siamo sulla strada giusta, non buttiamo tutto all’aria.
Prima della sospensione del campionato ho sentito una sorta di rinnovato interismo quest’anno e sfido chiunque a non aver sentito un’aria diversa con l’avvento della nuova guida tecnica.
La squadra è tornata davvero a competere.
Non gettiamo la spugna ora.
Diamo continuità.
L’Inter sta tornando.