Potrei essere arrabbiato, triste, deluso ma non lo sono. Casomai preoccupato!
Se “errare è umano, perseverare è diabolico”, ciò sintetizza meglio il mio pensiero e mi aiuta a non essere solo critico, perché non servirebbe e sarebbe solo autolesionistico, ma anche propositivo.
Tolta la bellissima e meritata vittoria di Madrid, una squadra che il Milan poteva battere anche all’andata, in campionato il Milan veniva dalla sconfitta di Firenze e dal pareggio nel derby. A questo aggiungiamo la sconfitta in casa, col Sassuolo, che inizia ad essere un campanello d’allarme importante.
In più, nelle dieci vittorie che sono state un bel biglietto di presentazione, in questo inizio di campionato ci sono stati anche momenti in cui il Milan ha dovuto recuperare la partita ed inseguire gli avversari.
Bisogna riconoscere che ce l’aveva fatta, così come c’era riuscito nei due pareggi contro Juve ed Inter, portando a casa risultati positivi.

Allora dove sta l’errore? Va sottolineato che alcuni segnali e ad alcuni errori individuali erano sotto gli occhi di tutti e i risultati favorevoli hanno solo nascosto. Portando il Milan in vetta alla classifica, ma con della polvere sotto il tappetto non visibile ai più.
Oggi il Sassuolo ha vinto meritatamente, così come la Fiorentina. Se la settimana scorsa il Milan aveva creato delle occasioni e pagato gli orrori in fase difensiva, oggi non ci si può attaccare neanche a questo.
Quando perdi palla vicino all’area di rigore o in fase di transizione ti metti in una condizione di pericolo soprattutto perché non sei sistemato bene, pagandone le conseguenze. Lo fai una volta, due, spesso e prima o poi ti ritrovi a compromettere la partita, senza trarne il giusto insegnamento. Certo, le altre squadre non stanno a guardare, studiano il tuo modo di giocare, cercano di capire quali siano i punti di debolezza per puntare a fare male. Bologna, Venezia, Verona hanno provato a cogliere l’occasione. Non avendo il favore dei pronostici, non sono rimasti a guardare, hanno perso, ti hanno spaventato, facendoti sprecare energie fisiche e mentali più del dovuto.
Già la partita di Champions di mercoledì scorso, da dentro o fuori, ha lavorato ai fianchi la squadra che ha dovuto cercare fino alla fine una vittoria per rimanere dentro la competizione. Giocando a ritmi alti per tutti i novanta minuti.
Ma non può essere una scusa. Oggi il Sassuolo ha vinto meritatamente trovando difficoltà solo nei primi minuti, quando il Milan ha provato a creare occasioni, ma dopo ha preso sempre più confidenza e ci ha creduto fino alla fine.
Il Milan si è spento piano piano, lasciando il campo alla voglia e alla miglior freschezza dei giocatori emiliani, incapace di trovare soluzioni per spostare gli equilibri a suo favore.
È bastato poco prima che i giocatori avversari decidessero di giocare a viso aperto, senza sentirsi vittime sacrificali. Man mano, anche grazie al gol del pareggio, è aumentata sempre più la convinzione che potesse essere una domenica speciale. Pressing alto, con alcuni giocatori sopra le righe, hanno portato il Milan a sbandare e a non rientrare più in partita. Ed è per questo che il risultato finale non deve sorprendere.

Dopo Firenze, bisognava dare una pronta risposta. Sassuolo, Genoa, Salernitana, Udinese (sfide prima del big match col Napoli) dovevano dare il massimo dei punti a disposizione, soprattutto perché erano squadre della parte destra della classifica, quelle che ci dicono alla fine, quando l’oste presenta il conto, la giusta dimensione. In queste quattro partite il Milan doveva fare filotto o comunque non perdere troppi punti. Anche perché doveva lasciarsi alle spalla un mese di novembre che ancora non ha portato vittorie in campionato.
Il tesoretto di sette punti nei confronti della terza (Inter) è stato dilapidato in due settimane, un po' come accadde lo scorso anno dopo Spezia e derby che lanciarono l’Inter verso la conquista dello scudetto.
Sette punti che potevano essere amministrati meglio, ed essere utili più avanti, sono stati quasi tutti cancellati, ma non è solo con i neroazzurri che il divario si è pian piano assottigliato. Oltre che con la Roma e il Napoli (solitario in testa alla classifica), hai perso punti anche nei confronti di quell’Atalanta (che attualmente occupa il quarto posto in classifica) che ogni anno parte col freno a mano tirato e te la ritrovi all’improvviso, quando meno te l’aspetti, in una posizione di classifica importante.

Alla luce di questo il Milan sta intaccando le certezze che aveva costruito, che l’avevano portata ad avere un atteggiamento giusto per affrontare tutte le partite. Non spocchioso o marginale ma dentro la partita per tutti i novanta minuti. Anche a Firenze, dove il Milan è uscito sconfitto, il Milan era in gara, provando a porre rimedio ai suoi errori-orrori. E così in tutte le altre gare, comprese quelle di Champions (tolta la gara col Porto) i rossoneri hanno sempre avuto la possibilità di giocarsela. Oggi, per la prima volta in campionato, è uscito fuori dalla partita prestissimo. Sembrava la replica di Milan-Genoa giocata prima della sosta per Covid, o quelle partite dove regnava confusione e mancanza di idee.
Oggi la squadra è mancata, sia nelle scelte dell’allenatore fino a tutti coloro che sono scesi in campo. Non vuol dire buttare la croce addosso a nessuno, perché sarebbe stupido dilapidare, oltre i punti conquistati nelle giornate precedenti, i giudizi positivi dati fin d’ora. Va fatto notare e riconosciuto che se giochi con l’atteggiamento sbagliato, e ti puoi chiamare Kessié, Hernandez, Ibrahimovic, gli altri troveranno il modo di ingabbiarti o innervosirti, facendo pagare l’errore a caro prezzo.
Gli avversari hanno capito cosa come metterti in difficoltà. Pressando, in specifiche zone del campo, con difesa alta e con un gioco meno attendista e più propositivo.
Quando la difesa non è registrata bene, l’assenza di Tomori non deve essere l’alibi perfetto per giustificare o attaccare il reparto, emergono le lacune di alcuni giocatori che poi vengono pesantemente messe in evidenza. In queste ultime due partite non emergono solo i difetti strutturali individuali, ma anche la mancanza di compattezza tra difesa e centrocampo, punto di forza di questo Milan. Nei momenti di sofferenza era sempre riuscito a farsi rimbalzare addosso le criticità, pronto a difendere di squadra, e ripartire con le proprie armi a disposizione. Una volta retto l’urto, erano in grado di spostare l’equilibrio della partita a proprio favore.
Non difendeva solo di reparto, non era solo compito della difesa sistemarsi nel modo migliore a protezione della porta, era una copertura che passava dal sincronismo di tutta la squadra. Che passava dalla fase difensiva a quella offensiva con ripartenze fulminee.

Oggi è difficile anche trovare qualcosa da salvare, qualcosa di utile da cui ripartire. Sono state sbagliate le scelte iniziali, con un turn over che non ha portato i risultati sperati. In questa fase alcuni giocatori non stanno dando le stesse sicurezze e le stesse prestazioni che si aspettava, alcuni hanno dato l’impressione di esser entrati in campo svogliati, altri distratti, mentalmente assenti.
E non si può dare la colpa solo alla Champions. Perché questo gruppo, all’interno di step prefissati legati alla crescita, non può ritenere un peso giocare due partite alla settimana. Il doppio impegno serve non solo per far sì che il Milan calchi palcoscenici europei degni del suo nome, ma anche per dare risposte ulteriori su cosa serve per migliorarsi.
Oggi il Milan ha perso, ma la cosa che fa più male è la mancanza di reazione, oggi probabilmente è venuta a mancare la presa di coscienza su quello che stava accadendo. Ed in campo i giocatori erano inermi, incapaci di cambiare il corso degli eventi.
Momenti come questi possono anche accadere in trentotto partite, ma ci stiamo riscoprendo belli ma non bellissimi, in alcuni momenti abbiamo dato l’impressione di essere ritornati ma non abbiamo ancora lo spessore da grande squadra.
Dobbiamo avere lo spirito giusto. Quello che è venuto a mancare contro la Fiorentina, quello che è ha permesso di ritornare dal Wanda Metropolitan con tre punti importanti, quello che oggi non si è neanche presentato col Sassuolo , rendendo illusoria la partenza dei primi dieci minuti.
Allora ripeto, “sbagliare è umano, perseverare è diabolico” perché certi errori gli avevamo già vissuti. Anche da parte di qualche giocatore.
Ma non va buttato via tutto!
Si getta questa partita e si prova a ripartire come prima, meglio di prima. Perché se lo scorso anno non arrivare tra le prime quattro poteva anche starci, quest’anno è l’obiettivo minimo.
Per farlo va preservato lo spirito di squadra che attestava che le vittorie non erano frutto della casualità, ma del lavoro durante la settimana e del percorso intrapreso.
Consapevole delle proprie forze, determinato a centrare i risultati prefissati, compatto e unito più che mai.