Era il 25 ottobre 2015, calpestava i campi di Milanello il “Sergente” Sinisa Mihajlovic, che insoddisfatto dalle prestazioni dei portieri della prima squadra per la sfida di San Siro contro il Sassuolo decide di schierare un ragazzo di 16 anni e 8 mesi ai più sconosciuto e che allora vestiva a stento i panni del terzo portiere dietro a Diego Lopez e Abbiati: Gianluigi Donnarumma. Mai scelta fu più azzeccata: da quel giorno Gigio (soprannominato così essendo un teenager in mezzo a tanti Senior), non uscì più dal campo, diventando il titolare per la porta rossonera e diventando idolo dei tifosi.

Passano i giorni, passano gli anni, cambiano proprietari e dirigenze, ma Gigio rimane lì, sempre al suo posto entrando sempre di più nei cuori dei rossoneri. 251 presenze, 22483 minuti a difendere i pali rossoneri, 88 partite senza subire gol, 15 rigori parati su 43, praticamente se 2 rigori vanno a segno il terzo tiratore deve farsi il segno della croce perché quasi sicuramente gli verrà parato, decine di parate miracolose, il tutto a rafforzare il legame con la tifoseria, ad aumentare il suo valore tecnico e quindi economico. Un fuoriclasse in porta, e i tifosi sognano: hanno trovato la loro bandiera per i prossimi 20 anni.

In un’intervista, quel Sinisa che lo fece debuttare disse: “Vedevo negli occhi di Donnarumma lo stesso futuro di Totti”. E i tifosi continuano a sognare il futuro insieme, come due innamorati che immaginano di vivere insieme per sempre.
Ma questi sogni sono destinati a diventare incubi. Si avvicina la cessione del club da parte di Berlusconi, il portierone si avvicina alla scadenza e chi credeva che il rinnovo sarebbe stata comunque una formalità e un riconoscimento importante nei confronti dei tifosi e della società si sbagliava: trattativa lunga e tortuosa con il suo agente che il 15 giugno 2017 comunica addirittura che il suo assistito non avrebbe rinnovato e 2 giorni dopo parte una dura contestazione con il portiere che viene riempito di banconote finte nella partita tra Italia e Danimarca U21 giocata addirittura in Polonia, costringendone l’interruzione. Ormai la rottura è avvenuta. Ormai si capisce che non sarà mai un “eroe” come Buffon, che decise di andare anche in B con il suo club riducendosi anche l’ingaggio. Gigio non viene più visto come il Totti del Milan. No. Donnarumma non sarà tutto questo. Ma comunque arriverà il rinnovo: rinnovo ultra milionario che lo rende a 18 anni il terzo calciatore più pagato della serie A. Niente male. Forse lo strappo si è ricucito e Donnarumma diventerà veramente la bandiera rossonera.

Macchè. Passano gli anni, si arriva di nuovo in scadenza e la storia si ripete. Raiola fa il difficile. Donnarumma fa il prezioso. La tifoseria diventa incandescente. La storia ripetutamente si ripete. I 6 milioni di ingaggio non bastano più. Raiola vuole il raddoppio, 12 milioni per 5 anni? Macchè, 12 milioni per 2 anni e 20 milioni di commissioni, “così, finita la pandemia, lo porto dove voglio”. Il Milan ci prova. Prova ad andare incontro alle richieste: aumento di 2 milioni rispetto ai 6, contratto biennale “così finita la pandemia ne riparliamo”, e clausola in caso di mancata Champions di 20 milioni. Gigio è cuore rossonero, Gigio rinnoverà. E invece no. Raiola continua a fare il difficile. Donnarumma continua a fare il prezioso. Maldini ci prova. Maldini prova a convincerlo. A fargli capire che i tempi sono quelli che sono, che soldi non ce n’è per nessuno, che l’amore che i Milanisti posso dargli può compensare quei milioni che farebbero la differenza per un operaio piuttosto che per un operatore call center, ma non per lui. Non per chi a 22 anni ha già lo stipendio (6 milioni) che il più grande portiere della storia (l’altro Gianluigi, quello buono) lo firmò solo a 34 anni, dopo averne passate tante con la Juventus e dopo aver dimostrato tutto. Non quando aveva iniziato a dimostrare di essere in prospettiva il migliore. Ma no. Non bastarono nemmeno le parole del Capitano, perché la risposta del viziato fu “io faccio quello che dice raiola”. E allora basta. Chiudiamola qua. Chiudiamo questo campionato da professionisti e poi vattene lontano. Dove non ti porta il cuore, ma dove ti porta raiola. E proprio lo stesso raiola gongola, pensando che mal che vada la proposta del Milan è lì. Mal che vada abbiamo il paracadute pensa. Mai può immaginare che il Milan fa sul serio. Mai può immaginare che il Milan lasci andare così facilmente il suo (di raiola) pupillo. E invece va proprio così, prima Maldini li ringrazia di tutto e il 27 maggio 2021 alle 15 Mike Maignan firma il suo contratto con il Milan. Il paracadute non c’è più. La base d’asta di 8 milioni non c’è più. Raiola ha il cerino in mano. Sicuramente troverà una squadra al suo assistito, ma l’asta oggi parte da zero €. Fate il vostro gioco.

Il Milan non ci ha perso, i miracoli di Gigio sono sotto gli occhi di tutti, così come gli errori (senza andare troppo indietro e senza concentrarmi più di tanto la papera contro l’udinese, e l’uscita a vuoto contro la Juventus nella partita finita 0-3 dove Chiellini non è riuscito ad insaccare, altrimenti la partita poteva andare diversamente) e che al Milan nessuno gli ha fatto pesare. In un'altra piazza? Non si sa. Il Milan ha risparmiato soldi, investibili in altro e ha acquistato quello che al momento è forse il miglior portiere francese e che ha dimostrato di avere una grande personalità e di avere dei colpi importanti. Quindi meglio così.

Questa è la storia rossonera in breve di Gigio Donnarumma. Storia non con un lieto fine. Non col fine romantico e coi valori dello sport che tutti vorremmo sempre vedere. È vero, lui è un professionista ed è libero di fare quello che vuole col suo conto in banca e la sua carriera, per carità. Non mi meraviglio di lui. Mi meraviglio di gente preparata e colta (o così si dice) tipo il Dott. Sconcerti, che non ha perso tempo per dare valore alla scelta professionale di Donnarumma, mandando a quel paese i valori che hanno portato Buffon a fare quello che ha fatto. Mandando a quel paese i valori che hanno portato Totti a fare quello che ha fatto. Maldini. Zanetti. Gerrard. Xavi. Raul. Del Piero. E la lista è lunga e nonostante i tempi siano cambiati, anche gli stipendi sono cambiati, i privilegi sono aumentati, quello che guadagnavano 20 anni fa, oggi è raddoppiato. Per tutti i club. I club che pagano gli stipendi. I club che investono negli stadi per dare strutture all’altezza e al’avanguardia. I club che hanno decine di scout da pagare per scovare e dare possibilità ai giovani di realizzare i propri sogni, come è successo a Donnarumma. E allora non possiamo accettare che quei sogni, oggi si trasformino in questa lurida e spassionata ricerca del denaro e basta. Non possiamo accettare che storie come queste oggi siano chiuse con la frase: “oggi funziona così”. Non lo possiamo accettare perché i valori e la passione nello sport sono tutto. Non lo possiamo accettare perché fino a pochi giorni fa criticavamo tutti all’unisono la nascita della Superlega. Non lo possiamo accettare perché se la superlega fosse stata accettata e avessimo chiuso il tutto con la frase “oggi funziona così”, da oggi in poi non avremmo mai più visto squadre come Porto, Aston Villa e addirittura Nottingham Forrest alzare la coppa dalle grandi orecchie sbandierando la passione e i valori dello sport. Eppure se lo diciamo per Donnarumma e per quelli come lui, possiamo dirlo anche per i presidenti che li pagano “oggi funziona così”. Perché questi luridi campioni non si accontentano più, vogliono sempre di più e se per loro è normale perché sono professionisti allora lo deve essere anche per i presidenti, che a loro volta sono imprenditori e che se gli si prospetta la possibilità di guadagnare di più, di crearsi una superlega per avere più introiti, allora è giusto che se la creino e facciano quello che vogliono. Uccidendo lo sport è vero. Ma quelli come Donnarumma non uccidono anche lo sport? Il bambino che si rivedeva in Donnarumma - perché è cresciuto con quel club, ha esordito ed è diventato uno dei migliori con quel club – e che ha comprato la sua maglietta, oggi non è stato tradito e ha avuto un esempio di avidità e di antisportività? Non è stato venduto per necessità dalla società come fu fatto per Thiago Silva e Ibrahimovic, né tanto meno lui aveva la necessità impellente di cambiare squadra perché mi dicono che di fame non moriva. Quindi Donnarumma e quelli come lui e la superlega, non sono 2 facce della stessa medaglia? Quella medaglia che rovina lo sport e i suoi valori?
 Ebbene sì signori. Anzi vi dirò. Donnarumma è molto peggio.