Avvertenza: questo articolo è stato iniziato quasi un mese fa ed è stato concluso solo adesso per via dei miei impegni con l'esame e la tesina. Per questo è ambientato ancora nell'immediato passato. Ho già fatto gli esami e ho finito la tesina intanto... Mi scuso per il ritardo e auguro  buona lettura a tutti quelli che avranno piacere a leggere questo racconto.

• Il risveglio
Oggi mi sono svegliato presto. Non ho più voglia di stare nel letto. Mi alzo con tutte le ossa e le articolazioni che si muovono pigre, al rallentatore. In faccia sembro uno zombie: ho due grandi e marcate occhiaie rosse ed ho gli occhi spenti e senza emozioni come quelli di un cieco. Arrivo in salotto mettendo faticosamente un piede davanti all'altro. Apro la porta e vedo le due poltrone reclinabili nuove di zecca di mio padre e mia madre. Vengo colto da un irrefrenabile desiderio di sedermici sopra e di non alzarmi più. Mi lascio cadere sui morbidi cuscini e piano alzo un braccio per controllare l'orologio: sono le 5. La strada principale sulla quale è affacciata casa mia è circondata da un alone di silenzio che sembra impenetrabile. Gli scuri sono ancora abbassati ed in salotto è buio. Io comunque sono troppo stanco anche solo per alzarmi dalla comoda e avvolgente poltrona. Le mie palpebre oscillano ed alla fine si chiudono portandomi tra le braccia di Morfeo. Mi risveglio quando la calda luce arancione del Sole sorgente inizia a filtrare dagli spiragli degli scuri. Sono ancora tutto indolenzito ed ho le braccia tutte molle e intorpidite. Ho dormito altre due ore circa da quando mi sono svegliato per la prima volta. Mi sembra di essere fatto di gelatina, le gambe mi sorreggono appena. Riesco ad arrivare in cucina e mi faccio una tazza di latte freddo. Quello caldo non riesco a berlo, mi dà il voltastomaco. Sento il gelido liquido scorrermi nelle vene e rinvigorito esco sul balcone.

• L'alba scura... poi rischiarata
Il sole sta sorgendo. Fa capolino da dietro le vette delle montagne e bagna tutto intorno con la sua soffusa luce rossa. In cielo ci sono delle nuvole passeggere del colore del Marmo anche se colorate a tratti di arancione. Il grande disco del Sole emerge del tutto dando il suo luminoso Buongiorno al mondo. Da qualche parte un gallo canta. Io chiudo le palpebre appoggiandomi con i gomiti al parapetto. Anche con gli occhi chiusi riesco però a vedere l'aumentare dell'oscurità. Una nuvola si è piazzata proprio davanti al sole oscurando tutto. Una leggera brezza comincia a spirare dal lago. Sa di smog. Arriccio il naso in una smorfia di disgusto. Quella che sembrava un'alba meravigliosa si è trasformata in pochi minuti solo nel sorgere del sole su una città spenta. Tiro un sospiro, non so se se di delusione o di stanchezza, poi un timido raggio di luce trafigge la nuvola. Mi sembra che l'unica parte della città bagnata da quella luce sia il balcone sul quale mi trovo: è una sensazione un po' strana... non saprei come spiegarlo. La nuvola a poco a poco soccombe sotto i fendenti violenti della luce. Un'alba oscura che si rischiara.

• La partenza
Alle 8 sono tutti in piedi e mia madre ci annuncia che saremmo andati sul monte Creino. Noi non accogliamo la notizia con Grande entusiasmo perché sappiamo che Monte è sinonimo di camminata. Sono consapevole che durante la quarantena mi sono rammollito un sacco, ho messo su due chiletti e sono più pigro di un ghiro. Con i miei però non si discute quindi dopo pranzo si parte. Dalle 10 alle 12 mi aspettano le due solite noiose videolezioni. Trovo veramente spossante fare scuola così: almeno quando sei fisicamente in classe ci sono gli amici, si fanno un po' di cavolate per distrarsi. Così invece devi vedere il faccione dell'insegnante senza poter fare altro se non ascoltare. Devo anche finire la mia tesina entro il 31 maggio. È una missione impossibile: ho fatto solo due materie! Comunque oggi giornata "libera". La prima lezione è di inglese ed è una noia mortale. Ad un certo punto prendo il basso elettrico e comincio a suonare. La seconda lezione è di storia ed ascolto con maggiore interesse visto che è la mia materia preferita. Finite le lezioni pranzo al volo e via! Si parte! Da Riva del Garda fino al Creino sono circa tre quarti d'ora di macchina su un'orrida e strettissima strada che si inerpica serpeggiando tra gli alberi sul fianco della montagna. Arriviamo che sono circa le una, mia mamma parcheggia la macchina in un piazzale vicino alla strada. Scendo dal veicolo e respiro a pieni polmoni la profumata, ferma e priva di rumori aria di montagna. Mi giunge al naso il fragante odore della resina e della legna appena tagliata. Amo la montagna.

• I primi forti e...
Ci incamminiamo alla volta della croce sulla cima della montagna. È un sentiero piuttosto pianeggiante e sterrato: in pratica fa il giro dell'altura. Parte dal passo dove c'è un piccolo paese e sale di circa una ventina di metri. Mentre camminiamo tutto intorno a noi tace come se qualcuno avesse abbassato a zero il volume della tv. Nessuno che urla, Nessun rumore fastidioso... solo il dolce frusciare delle fronde degli alberi ed il mormorare sommesso dei grilli. Sembra di essere su un altro pianeta. Un mondo perduto mai abitato da nessuno se non dai soldati durante la guerra. Su questo Monte, Infatti, si trovano numerose fortificazioni e trincee risalenti alla grande guerra. Sul confine tra il Trentino e il Veneto vi era il fronte italiano e austriaco. Sul monte di fronte al Creino si trovavano e si trovano tutt'ora le prime linee italiane. Sparsi qua e là si iniziano a vedere i primi bunker: grandi cumuli di terra rivestiti da erba e fiori appena sbocciati con una piccola porta parzialmente interrata. Dall'esterno possono sembrare dei semplici ammassi di pietra ma appena si entra si scopre una struttura a prova di bomba tutta rivestita di cemento armato. Il soffitto ricorda un po' quello delle vecchie cantine a volta delle case del '900. Alcuni sono collassati su se stessi ma la maggior parte sono ancora in piedi a testimoniare quell'orribile verità che ha la guerra.

• ...il cratere della bomba
Proseguiamo ancora, il sole batte forte sulle nostre fronti imperlate di sudore. Fa caldo e mi tolgo la felpa. Una brezza fresca e benefica mi avvolge piacevolmente in un abbraccio. Quassù è un paradiso. Ad un certo punto mi accorgo di una conca al lato della strada: è un buco enorme di forma circolare con un diametro di circa 5 metri. Il posto mi pare familiare... Ma certo! Mio nonno mi aveva raccontato che quello era il cratere di una bomba sganciata da un aereo italiano durante la guerra. Chiudo gli occhi e cerco di immaginare la scena nella mia mente. Non so perché ma me la immagino in bianco e nero. Forse perché le uniche testimonianze della guerra non sono a colori. Vedo la bomba cadere dal cielo come un gigantesco chicco di grandine. Se mi concentro riesco quasi a sentire le urla terrorizzate dei soldati che scappano come topini davanti ad un gatto. Un attimo prima che l'ordigno tocchi terra apro gli occhi e mi ritrovo di nuovo nel presente. Mia mamma ed i miei fratelli non si sono accorti di nulla e continuano a camminare. Io scatto per raggiungerli ma dopo qualche rapida falcata ho già il fiatone: lo sanno tutti che non sono un gran corridore, infatti preferisco stare in porta con due bei guantoni in mano (modestamente sono piuttosto bravo nonostante giochi a pallavolo) che in mezzo al campo... ma sto divagando. Ritorniamo al racconto.

• La croce a vista lacustre
Dopo altri 10 minuti di cammino senza altri eventi degni di nota finalmente scorgo in lontananza la nostra meta: la croce bianca che svetta sul cocuzzolo che determina il punto più alto del monte. È una semplice croce in marmo bianco come tante altre su tante altre montagne. La particolarità di questa è di essere collocata sull'orlo di un precipizio alto almeno 200 metri. Non sono un'amante dell'altezza quindi evito di avvicinarmi troppo ma non posso fare a meno di ammirare con sguardo sognante lo spettacolare panorama che si vede da quassù: sotto di noi si scorgono degli ammassi di casettine con una varietà cromatica incredibile che formano i paesi di Nago e Torbole. Da qui si può vedere praticamente tutto il Lago Benaco o Lago di Garda se preferite: dalle sassose sponde del Trentino fino alle dolci colline moreniche della Lombardia e del Veneto, il tutto incorniciato da alte catene montuose spolverate di neve come giganteschi pandori ricoperti di zucchero a velo ... Ehi, adesso che ci penso mi è venuta un po' di fame. Guardo mia madre come un cane che scodinzola fissando il padrone nella speranza di una buona crocchetta. Lei capisce al volo e ci chiede se vogliamo fare merenda. Cracker al pomodoro, cosa c'è di meglio? Finito di mangiare mia mamma si sdraia sulla panchina. E allora noi cominciamo a girovagare per il prato in cerca dei famosi forti collegati tutti da un piccolo sentiero di terra battuta. Finalmente trovo il primo bunker e mi ci avventuro dentro. Sostanzialmente è una caverna con il soffitto semicircolare. Intorno a me c'è solo roccia viva bagnata da piccoli rigagnoli d'acqua che rendono le pareti viscide e che fanno sembrare che la montagna stia piangendo... Aspetta, ma qualcuno sta piangendo! Mi muovo furtivamente verso la provenienza dei lamenti. Improvvisamente una luce verde accecante invade tutto il cunicolo facendomi perdere la vista per qualche secondo. Quando riapro gli occhi davanti a me ci sono delle sagome umane dello stesso colore della luce di prima. Uno di loro scoppia a piangere ed un altro mi si avvicina dicendomi: "Vedo che ti sei avventurato nel sentiero degli spettri"...

CONTINUA...