Quando ho letto dell’iniziativa legata al DDI, ho provato le medesime emozioni che mi pare abbiano espresso alcuni miei Colleghi Blogger. Nei commenti al pezzo della Redazione che annunciava la ripresa dei Diario Dall’Isolamento, ho percepito lo stesso insieme di sentimenti. Sono fiero e contento della possibilità di cui ringrazio calciomercato.com ma, allo stesso tempo, il cuore ha sussultato come in un triste déjà-vu.
In realtà, però, occorre mantenere la calma e comprendere che la situazione è diversa da quella dello scorso mese di marzo. Riprendo quanto sottolineato da 5 Maggio 2002: “Da una parte è bello scrivere e raccontare dei DDI, ma dall’altra questo ci fa capire che stiamo tornando a casa con le stesse modalità, se non peggiori di prima” . Con il massimo rispetto per il compagno di viaggio in questa magnifica Community, non condivido ciò che esprime. Mi spiego.
Primariamente il covid-19 è ormai più conosciuto e si può affrontare con strumenti migliori. Basti analizzare i dati: nel corso dell’aprile 2020, il rapporto tra positivi e ricoverati in terapia intensiva era intorno al 4,5 percento. Oggi, invece, si ferma allo 0,5. Anche i numeri dei decessi sono troppo importanti, ma più limitati. Il lockdown primaverile, al quale credo faccia riferimento il Collega, era qualcosa di assolutamente invivibile e ingestibile. Tanto per ricordare qualche normativa: le scuole erano integralmente chiuse. La DAD era al 100 percento. Adesso non è così almeno per elementari e medie. Il settore secondario, l’industria, era quasi completamente fermo. Ora no. Come giustamente sottolineato dalla Redazione, il calcio professionistico non funzionava. Attualmente sì e le parole di Gravina rilasciate domenica hanno avuto un’audience meno elevata di quella che avrebbero dovuto vantare: “Stop ai campionati? Non mi sembra ci sia questo rischio al momento” (Sky Sport). Il leader della Figc non ha nascosto la sua preoccupazione per la situazione economica e pandemica generale, non esclusivamente legata al pallone, ma le affermazioni sono comunque lampanti. Ieri è giunta un’altra illustre conferma. Si tratta di quella del Presidente della Lega Serie A Dal Pino. Pure il resto dello sport non molla.

Occorre, poi, sottolineare la contestata e ironizzata colorazione dell’Italia in varie tonalità. E’ vero che può condurre a situazioni bizzarre. L’esempio classico è quello relativo all’Emilia-Romagna e al Friuli-Venezia-Giulia. Per farla breve: Bonaccini e Fedriga, Governatori, hanno sottoscritto un’ordinanza che il giorno successivo è stata superata da quella del Ministero della Salute rendendola vana praticamente prima ancora che entrasse in vigore. Le 2 zone, infatti, sono passate da giallo ad arancione quando il nuovo impianto normativo locale avrebbe dovuto servire proprio a gestire l’evenienza tramite una via di mezzo. Stramberie che assomigliano ad assurdità ma, tutto sommato, la differenziazione tra i vari luoghi del Paese consente una sofferenza geograficamente inferiore a quella marzolina. Chi vive in Molise, d’altronde, non subisce il peso del covid-19 come un lombardo ed è innegabile che questi possa avere meno restrizioni. Non si tratta di meriti particolari o, al contrario, di colpe altrui. Le ragioni sono da ricercarsi nei numeri e in generale negli altri parametri indicati dal Ministero. Sia chiaro: non ne faccio una questione di valori, ma un’oggettiva differenziazione di stili di vita. E’ assolutamente logico che tra le citate parti dello Stivale vi sia una diversificazione nei rapporti interpersonali, determinata dalle condizioni e dai contesti in cui si svolge la quotidianità degli individui. In sostanza, Milano non è paragonabile a Campobasso. Chi risiede nella cosiddetta “zona gialla” vanta restrizioni molto inferiori a quello che vede la sua città sfortunatamente colorata di rosso. In tutto il Bel Paese, comunque, le limitazioni sono più soft rispetto a quelle primaverili che hanno rappresentato un’estrema negazione di libertà personale. Fummo posti di fronte a uno dei confinamenti più duri in tutto il globo e continuo a rimproverare ancora le scelte che condussero a una simile situazione. In molti sostengono che “ci sia scoppiata una bomba in casa”. In verità, mi pare che, già nei mesi precedenti il lockdown, parecchie persone comuni avessero percepito la gravità della vicenda e, se non ricordo male, vi fu una corsa all’acquisto delle mascherine. Alcuni noti scienziati e politici, ma la colpa è da attribuirsi soprattutto ai primi che risultano essere i veri esperti in materia, si ostinavano a ripetere che non sarebbe accaduto nulla e invitavano a vivere normalmente. Credo che ciò abbia rappresentato un errore praticamente imperdonabile che, oltretutto, ha condotto diritti a un blocco in ogni caso assai rigido rispetto ad altri Paesi Occidentali. Ora noto un bilanciamento di esigenze che qualche mese fa non fu minimamente considerato. Se chi è colpito non subirà soltanto ristori, ma un’adeguata programmazione legata a una ripresa vicina e consolidata, le misure attuali mi paiono più che accettabili.

Pfizer e ora anche Moderna, grazie alla soluzione chimica auspicata da parecchio tempo, comincia a intravedersi la luce in fondo al tunnel. Ci vorrà, comunque, un lungo periodo prima di poter raggiungere un’immunità di gregge. Si parla di circa un anno. Come da previsioni iniziali, si spera di tornare alla normalità completa nel 2022. Occorre, quindi, convivere con il virus e, se quanto accaduto a marzo era insostenibile, ora noto un certo miglioramento che spero sia confermato. Con questa fiducia nel cuore, mi auguro che i DDI siano diversi da quelli della scorsa primavera perché significherebbe essersi incanalati sulla retta via.

Lo sport prosegue la sua corsa e ci sta regalando emozioni incredibilmente fantastiche quindi non ci mancheranno le tematiche in materia. Basti pensare ad Hamilton e al suo settimo sigillo mondiale in Formula Uno. Come il grande Schumi. Che mito! Che onore aver potuto ammirare questi 2 immensi piloti. Stiamo parlando della storia dell’automobilismo. Non voglio apparire qualunquista, ma il successo dell’inglese è un segnale evidente e palese della globalizzazione intesa in senso positivo. Lewis è stato il primo pilota mulatto a conquistare il titolo iridato. Questo significa che l’umanità è un sistema complesso e vincolato in cui ogni sua parte è fondamentale per l’altra. Siamo tutti sulla stessa barca, ma ciò deve servire a unire le persone. Non a dividerle. Forse sono un sognatore ma, in una realtà in cui si abbisogna degli altri, è difficile volersi eliminare vicendevolmente ed è più semplice bloccare i deliri di onnipotenza di chi vi proverà. Peccato, invece, che abbia vinto la Mercedes. Non me ne vogliano i teutonici ma, da italiano, l’aver intaccato il primato della Ferrari resta qualcosa di sgradito. La Germania, però, è una superpotenza e pare proprio che ogni volta in cui proviamo a emergere lei ci segua a ruota. Il calcio ne è un esempio. Prima del 2006 avevamo in bacheca 3 Mondiali a testa. Poi la squadra di Lippi ci ha regalato il sorpasso ma, neanche 10 anni più tardi, ecco che la zampata di Gotze ha permesso loro di raggiungerci. Così è accaduto anche in F1. L’auspicio è che Leclerc cresca nel migliore dei modi. Il monegasco deve solo trasformare la potenza in atto e, come dice sovente Vanzina: “Date una macchina a questo ragazzo”. Con il massimo rispetto per gli ingegneri di Maranello, ma non posso che concordare.

Lo sport è emozione e lo abbiamo notato pure nel Motomondiale.
La vittoria di Mir è qualcosa di strepitoso perché rompe un dominio di Marquez che ormai stava stancando. Marc è sicuramente uno dei più grandi di sempre e, non essendo proprio un fan delle due ruote, non mi ritengo un super tifoso degli italiani. Riesco, quindi, ad analizzare la situazione senza il minimo risentimento per lo spagnolo. Sono dispiaciuto che l’infortunio durante la prima gara lo abbia costretto a dare forfait per tutta la stagione. Nello stesso tempo, però, abbiamo potuto sperare che Morbidelli o Dovizioso potessero centrare il Mondiale poi conquistato dal giovane di Maiorca. Non si può scordare che il pilota della Suzuki ha soltanto 23 anni. Si è potuto, inoltre, scoprire il talento di Franco così come quello di Bagnaia. Che dire di Sinner? Beh, pura magia. A 19 anni ha vinto il suo primo torneo ATP. Lui e Berrettini rappresentano il futuro del nostro tennis che pare poter essere glorioso soprattutto se si analizza la curva di crescita dell’altoatesino. L’Italia non ha riscosso grande successo né al Tour de France, né al Giro, ma il trionfo transalpino di Pogacar non può che aver commosso così come il Mondiale a cronometro vinto da top Ganna. Ci aspetta il basket, la pallavolo, lo sci e la prossima estate vivremo le Olimpiadi rinviate nel 2020 oltre che gli Europei di calcio.

A proposito: ecco che si giunge al nostro amato pallone.
Signori, ma avete visto la Nazionale di Mancini? Incredibile. Ma quanto è forte! Priva di Bonucci, Chiellini, Verratti, Lorenzo Pellegrini, Zaniolo, Chiesa, Immobile, Caputo e Kean è riuscita a stendere la Polonia senza alcuna chance di replica. Mi direte: “Eh vabbè, la Polonia... Non è mica il Brasile”. Impossibile darvi torto. Questa Nazionale rappresenta da anni la bella incompiuta. Nonostante Lewandoswski e altri nomi illustri, non riesce a trovare la strada giusta per emergere, ma l’abbiamo demolita. Posso anche comprendere che, sulla carta, non tutte le assenze italiche avessero suoni altisonanti, ma rappresentano personalità importanti nel gruppo di Mancini. Oh, ma pareva di vedere il Barca di Guardiola. Non scherziamo. Se si continua di questo passo, si arriva agli Europei tra le favorite. E’ poco, ma sicuro. Il pedigree è ormai quello delle big. I successi su Moldova ed Estonia lo dimostrano. Ricordo i pareggi con San Marino e Lussemburgo o la difficoltà ad avere la meglio di Israele. Ora la musica è cambiata e, nonostante una formazione super sperimentale, certe amichevoli sono ormai una formalità. Gli azzurrini di Nicolato, invece, hanno centrato la qualificazione all’Europeo Under 21 che si svolgerà in 2 fasi tra marzo e maggio. E’ un altro appuntamento importante. E’ il futuro che avanza e anche la Nazionale di cui ci vantiamo oggi ha cominciato proprio da lì.

Nel weekend riprenderanno i campionati e ne vedremo delle belle. Chi è impegnato nelle Coppe, infatti, dovrà disputare 10 partite in circa un mese. Si tratta di una divertente scalata all’Everest. Si gioca troppo? Sì. Non voglio risultare banale e sostenere che si parli di atleti strapagati con l’obbligo, quindi, di sottoporsi a certi ritmi. Tutt’altro. Dico soltanto che le squadre dispongono ormai di rose parecchio ampie. Si discorre, inoltre, di uomini che non operano in condizioni professionali propriamente disperate. Gradirei non essere qualunquista. Non lo sono e non lo sarò mai, ma vorrei invitare quei calciatori che si lamentano del calendario a valutare bene il contesto e la situazione prima di avventurarsi in tesi particolari. Signori, tutti stiamo soffrendo. A ognuno di noi è richiesto qualcosa di diverso e di più. Suvvia, cerchino di rientrare nei ranghi e comprendere che sobbarcarsi qualche match in più dev’essere un onore più che un onere. Come detto, hanno la chance di svolgere un importante ruolo sociale. Le persone, sempre più rintanate nelle loro abitazioni, possono godere di tale diversivo. I protocolli, inoltre, garantiscono di compiere l’attività con un livello di sicurezza non paragonabile a quello di altri professionisti. Aspettiamo, quindi, risposte dalla Juve di Pirlo lasciata dopo la buona prova con la Lazio, ma con l’amaro in bocca per il pareggio di Caicedo. Si attende la risurrezione dell’Inter di Conte. Dove potranno arrivare la Roma e il Milan? La Dea scenderà dalle montagne russe? E in Europa… Che ne sarà del Liverpool senza difesa? Il City di Pep? Il Bayern continuerà a essere una macchina schiacciasassi insuperabile? Le spagnole si riprenderanno?

Ho trattato di situazioni sportive perché questa è una Community calcistica, ma gli esempi potrebbero essere riportati anche su altri temi. Ognuno di noi ha relazioni interpersonali e vanta altre situazioni che devono proseguire pur se con modalità diverse dal solito perché non ci si deve dimenticare di cosa significhi vivere. Occorre ricordare il passato e tenerlo ben saldo. Lo sport, l’amicizia e le passioni non possono che agevolare tale situazione. Se si vuole davvero sostenere che “andrà tutto bene” e che potremo nuovamente abbracciarci forte, allora urge capire l’importanza dell’aspetto psicologico ed economico.
Non abbandoniamoci alla solitudine, altrimenti avrà ragione chi scrive: “andrà tutto bene un c…”. Il dramma sociale può risultare ancora più devastante della bestia malefica e maligna chiamata covid-19.
Il DDI è un’ottima iniziativa. Ringrazio la Redazione, ma non dimentico la vera esistenza e la bellezza del grande amore che nutro verso una passione che continua.