La Juventus è un grande mondo e ha al suo interno molteplici sfaccettatura che sarebbero tutte da analizzare nel dettaglio. Come in ogni sistema, anche il più piccolo elemento che lo compone influenza gli altri e partecipa attivamente alla vita comune. Si pensi al corpo umano: un semplice taglietto, che all’apparenza può risultare una nullità, provoca dolore. Se non curato nel migliore dei modi, potrebbe infettarsi o comunque determinare conseguenze più serie. Non voglio sostenere che sia necessario risolvere ogni minimo dilemma. Se questo accadesse, si rischierebbe di ricadere nel rimuginio e si è già più volte ricordato che tale stato psicologico è dannoso. Quando ci si sofferma a riflettere su una situazione in maniera ossessiva è impossibile venirne a capo. Ogni contesto ha i suoi pro e i suoi svantaggi. La perfezione, infatti, è un elemento irraggiungibile e come affermava Robert Silliman Hillyer: “il perfezionismo è uno stato mentale pericoloso in un mondo imperfetto”.

La sconfitta bianconera del “San Paolo” contro il Napoli ha lasciato qualche scoria. A Fuorigrotta i piemontesi hanno fallito la chance di allungare su Inter e Lazio che nel pomeriggio avevano pareggiato rispettivamente contro Cagliari e Roma. A volte la semplicità rappresenta la scelta migliore. E’ inutile scervellarsi riflettendo su chissà quali cause abbiano condotto a una determinata conseguenza. La soluzione all’apparenza più banale sembra essere pure la più corretta. In effetti è così. Come ritenuto anche da molti esperti, la Vecchia Signora ha sbagliato l’approccio alla gara di domenica scorsa. Forse inconsciamente, pare essere scesa in campo con la testa troppo alleggerita dal risultato delle rivali e il pensiero ricorrente per il quale sarebbe accaduto come in ogni altra recente stagione, ovvero l’inizio imminente della “fuga Scudetto”. L’impressione avrebbe potuto essere persino che tale accelerata partisse proprio dal Capoluogo campano. La realtà, però, ha proposto un conto salato. Il Napoli, che non giungeva da un periodo troppo brillante, ha disputato una gara solida e tatticamente molto accorta. Gattuso ha spronato i suoi per tutto il corso dei 94 minuti e forse pure oltre. Al cospetto di un avversario assolutamente importante con dati relativi alle conclusioni effettuate o subite, al possesso palla e altri valori notevolmente contrastanti rispetto alla posizione di classifica negativa, se non si fornisce una prestazione all’altezza la sconfitta è scontata. E’ inutile ribadire ancora una volta che in questa stagione il valore medio della serie A si è alzato parecchio e questo è dimostrato pure dalla concorrenza potente che la Juve deve affrontare per conquistare il nono Scudetto consecutivo. A proposito, non è certo semplice mantenere la concentrazione costantemente elevata quando si è alla caccia di un simile traguardo. Se si ama il caviale, ma si pasteggia tutti i giorni con quell’alimento, è chiaro che prima o poi finirà per divenire una routine e provocare momentanee perdite dell’appetito. Una batosta al “San Paolo” può anche essere messa in preventivo. Troppo spesso molti tifosi bianconeri si dimenticano che esistono pure gli avversari e che non si tratta di sparring partner.

Dopo una prima rapida analisi si potrebbe affermare che si tratti di problema risolvibile. In effetti… E’ vero che la Vecchia Signora targata Conte e Allegri, quando vedeva l’avversario al tappeto, era lesta a infliggere il colpo del ko, ma ogni ciclo ha le sue caratteristiche. La squadra di Sarri ha dimostrato di sapersi gestire pure nei momenti di maggior tensione come dopo la doppia sconfitta contro la Lazio. Occorre avere fiducia. L’ansia può crescere in relazione alla Champions. I piemontesi, infatti, potrebbero rientrare in quel circolo vizioso che non consente loro di modificare il ritmo in Europa. Se la Juve viaggia a bassa intensità, come una nave che si lascia spingere dal vento senza utilizzare il proprio motore, rischia di non riuscire ad accendersi nel momento in cui Eolo decide di riposare il suo fiato. Di questo si è già avuta triste esperienza soprattutto nelle ultime 2 stagioni. Fortunatamente per i bianconeri, però, l’Inter e la squadra di Simone Inzaghi vengono paradossalmente in loro soccorso. I piemontesi dovrebbero essere felici nell’osservare la Beneamata rinforzarsi ulteriormente sul calciomercato. La Vecchia Signora ha necessità di essere stimolata. Strano a dirsi, ma è proprio così. Con avversarie agguerrite, i sabaudi non possono staccare completamente la spina in campionato e sono loro concessi solo rari passi falsi come accaduto proprio contro i biancocelesti o i partenopei.

Si giunge ora a note più dolenti. Perché il Sarrismo continua a vedersi solo a tratti? I Campioni d’Italia hanno un DNA che non si addice troppo al calcio del toscano, ma era lecito pensare che vi fosse un avvicinamento più concreto tra le parti. Invece tale innamoramento continua a vedersi soltanto a sprazzi come le oasi in un deserto afoso. Serve continuità. Seppur escludendo la gara con il Napoli per i motivi già sostenuti, il canovaccio rimane sempre il medesimo. Dopo una partita magnifica in cui la Juve mostra i canoni principali di questa corrente filosofica, si deve attendere troppo tempo per assistere a un bis.

E’ un problema legato alla costruzione della rosa? No. La risposta è piuttosto secca. Sento sovente parlare delle difficoltà palesate dalla mediana bianconera. E’ esatto. E’ proprio in quel reparto che si concentrano i fastidi principali dei sabaudi. Non credo, però, che ci si debba riferire a un difetto di valori. L’analisi potrebbe concentrarsi su determinate scelte. Premetto che sono un grande estimatore di Matuidi ma, quando non è al meglio della condizione, la sua presenza è davvero ingombrante per la manovra. Il francese è un magnifico equilibratore, ma non gli si può chiedere qualità nell’impostazione. Rabiot è in fase di grande crescita ed è un calciatore sottovalutato. Il transalpino ha tutte le doti fisiche, atletiche e tecniche per essere un campione. E’ il centrocampista bianconero che più si avvicina a Pogba ed è proprio l’uomo che sarebbe perfetto per affiancare Pjanic e Bentancur. Non penso vi siano altre soluzioni. Al momento la mediana juventina trova la perfetta amalgama in questi 3 elementi che si compensano. L’ex Duca Ribelle porta forza e qualità. L’uruguaiano è dotato della delicatezza classica del suono di un’arpa, ma improvvisamente può accendersi e divenire letale con inserimenti micidiali. Il bosniaco dirige l’orchestra. Ascoltando le notizie di calciomercato, apprendo che i Campioni d’Italia potrebbero privarsi di Emre Can e mi chiedo quali siano i reali motivi che spingono a una tale rinuncia. O meglio: li comprendo, ma ne sono piuttosto dispiaciuto. Il centrocampo è un settore fondamentale di una squadra. Ne costituisce il motore e modificarlo risulta sempre pericoloso. Senza il supporto del tedesco, oltre ai citati 4 colleghi di reparto, Sarri dispone soltanto di Khedira e Ramsey con il possibile utilizzo di Bernardeschi nel ruolo di mezz’ala. Mi si dirà che 7 giocatori per 3-4 posti sono più che sufficienti. Sarebbe assurdo negare l’evidenza sostenendo il contrario. La verità, però, è che il numero effettivo di centrocampisti si riduce parecchio. Sami è out da molto tempo per un serio problema al ginocchio e quando rientrerà probabilmente dovrà ritrovare la condizione migliore e l’ex calciatore della Fiorentina non è un mediano vero e proprio. Se davvero Emre uscisse dalla rosa bianconera, dovrebbe essere sostituito. Mi è parso, però, di capire che le intenzioni della dirigenza juventina non viaggino proprio in questa direzione. Ho udito pure il nome di Allan accostato alla Vecchia Signora. Sarebbe perfetto anche perché è dettagliatamente a conoscenza delle richieste “sarriste” e non necessiterebbe di un lungo periodo di apprendimento. L’operazione, però, sembra difficile. Rinunciare a Bernardeschi sarebbe triste ma, con la partenza di Can, lo scambio con il Milan tra il numero 33 e Paquetà potrebbe trovare maggiori giustificazioni. Il brasiliano è un centrocampista più “puro” rispetto al collega toscano.

Proprio questa ipotetica operazione conduce ad analizzare il reparto avanzato. Vi dirò la verità. La formazione schierata da Sarri contro il Napoli non mi ha assolutamente convinto già dalla sua lettura. La mediana mi è apparsa poco equilibrata per sorreggere un attacco composto da Ronaldo, Dybala e Higuain che, allo stato dell’arte, paiono compatibili solo per alcuni spezzoni di gara. Serve il trequartista o, in alternativa, Douglas che è in grado di allacciare i reparti. In Campania questo compito pareva affidato alla Joya e Bentancur ma, al di là della serata negativa, non sono apparsi in grado di portarlo a compimento. E’ inutile cercare altre possibilità. Al momento, il numero 10 è un attaccante puro. Punto. In futuro potrà pure arretrare la sua posizione, ma attualmente non vanta ancora certe prerogative che gli consentono di coadiuvare il centrocampo. Aveva ragione Sarri quando sosteneva che serve equilibrio e che il tridente pesante non è sempre la soluzione più consona.

Consentitemi una chiosa sul tecnico toscano che è stato fortemente criticato anche dal punto di vista comunicativo. Ai microfoni di Sky Sport ha affermato che la giornata storta capitata proprio contro il Napoli non gli abbia provocato un fastidio particolarmente diverso da altre sconfitte: “sono contento per quei ragazzi a cui sono e rimarrò legato per sempre. Se proprio bisogna perdere, meglio che sia contro di loro”. Questo ha scatenato tanti tifosi juventini soprattutto sui social. Ora mi chiedo cosa vi sia di negativo quando una persona è sincera e manifesta apertamente i suoi sentimenti. Non ha offeso nessuno. Anzi, mi è parso un gesto franco e positivo. E’ pure un insegnamento. Il calcio non deve essere soltanto campanilismo, ma il sentimento risulta una componente fondamentale. Sarri ha manifestato semplicemente una sua emozione e lo ha fatto in modo schietto e genuino come è prassi della sua personalità. Complimenti mister!