Il Paese è con il fiato in sospeso e finalmente lo è per la cosa più importante delle cose meno importanti. Quel pallone pesa. Pesa tantissimo. La tensione è palpabile ed è lui, che sa cosa vuol dire essere campioni d’Europa con il club (ci è riuscito neanche due mesi fa), a cercare di renderlo più leggero. E lo fa, con naturalezza: quel tocco “da allenamento”, rasoterra, morbido, spiazzante. Jorginho, con questa rete, mette il sigillo su una semifinale sudatissima, che ha visto l’Italia per la prima volta nella manifestazione inferiore all’avversario sul piano del gioco, ma che ha saputo soffrire e condurre la sfida fino alla lotteria dei rigori, che ha visto l’attuale faro del Chelsea e della Nazionale ergersi a protagonista dell’incontro. Dopo nove anni gli Azzurri tornano in finale di un campionato europeo. Sarà ancora Wembley il teatro della sfida che potrebbe portare il titolo 53 anni dopo la prima e unica volta.

E pensare che, 10 anni fa, l’eroe di ieri sera giocava in un piccolo paese in provincia di Verona. Da San Bonifacio a Londra, passando per Napoli. Ebbene sì, il giovane Jorginho inizia la sua carriera all’Hellas Verona, che decide di mandarlo in prestito in Lega Pro Seconda Divisione alla Sambonifacese per farsi le ossa. Fu una stagione fondamentale per il ventenne, in quanto riuscì a giocare con continuità e a guadagnarsi la fiducia degli scaligeri nella stagione successiva in cadetteria. Da lì, il percorso di crescita che conosciamo tutti, arrivando ad essere uno dei papabili per il Pallone d’Oro. Il club che, a conti fatti, lanciò la sua carriera, dopo la sua partenza ha avuto un crollo verticale, subendo tantissime retrocessioni che lo hanno portato attualmente a disputare il campionato di Prima Categoria.
Una storia curiosa che era già venuta a galla qualche settimana fa. Una bella favola e una speranza per tanti giovani che si approcciano al mondo del calcio e che sgomitano nelle serie inferiori in attesa del grande salto. Ma siamo sicuri che il caso Jorginho sia unico? Ecco una bella carrellata delle squadre in cui hanno militato i convocati del CT Mancini giocando nelle categorie inferiori, prima di divenire finalmente idoli e rappresentanti del nuovo corso del nostro pallone.

Gigio Donnarumma: esploso ad appena 16 anni con il Milan, per il portiere più forte del mondo (lo dico a malincuore, lo sapete…) è praticamente impossibile poter trovare prime squadre che lo abbiano accolto prima del successo. Dobbiamo perciò andare a pescare nella sua formazione giovanile, che avvenne nell’Asd Club Napoli, scuola calcio della sua Castellamare di Stabia.
Salvatore Sirigu: tra i portieri più importanti del decennio e per tanti anni numero uno del PSG, la sua carriera professionistica inizia a Cremona, in Serie C1: con i grigiorossi sfiorerà la promozione, perdendo la finale play-off contro il Cittadella e affermandosi come una delle rivelazioni del torneo. L’anno dopo giocherà in cadetteria ad Ancona, prima di affermarsi a Palermo, titolare del suo cartellino.
Alex Meret: L’attuale portiere partenopeo è stato, nel 2016/17, uno dei grandi eroi della SPAL di Semplici. I ferraresi partono da matricola, avendo conquistato la promozione in cadetteria appena l’anno prima, ma con una stagione pazzesca si concedono il doppio salto consecutivo approdando in Serie A e l’estremo difensore diventa un pezzo pregiato che ha ancora un grande futuro tutto da scrivere.
Giovanni Di Lorenzo: Calciatore eccezionale, tra i migliori in campo nella semifinale di martedì, è uno dei più grandi esempi di professionalità e di dedizione a cui un giovane può ispirarsi. Negli ultimi due anni è divenuto il titolare del Napoli, a seguito dell’esplosione avvenuta ad Empoli con la promozione dalla Serie B in Serie A e con un ottimo campionato disputato in massima serie nel 2018/19. Prima della consacrazione, però, ha giocato tantissimo nelle categorie inferiori, vestendo diverse maglie: tanta Reggina (tra Serie B e Lega Pro), un anno a Cuneo (stagione 2012/13, Lega Pro Prima Divisione) e due anni a Matera (ancora Lega Pro), che gli valgono le attenzioni della squadra toscana con cui diventerà il Di Lorenzo che conosciamo.
Giorgio Chiellini: al netto di un anno in cadetteria con la Juventus nel famigerato post-Calciopoli (non sono ammesse polemiche sotto quest’articolo), i primi anni di carriera del capitano azzurro sono targati Livorno, con il quale conquista in quattro anni due promozioni dalla C1 alla A, divenendo uno dei pilastri della scalata in massima serie nel 2003/04 e attraendo le attenzioni della Fiorentina, avventura precedente alla sua lunghissima storia d’amore a tinte bianconere.
Leonardo Spinazzola: la grandissima rivelazione di questo Europeo, a cui vanno i migliori auguri per un ritorno ancora migliore rispetto a quanto già mostrato, ha giocato diverse stagioni in cadetteria: primi gettoni con Empoli e Lanciano, poi Siena, Vicenza e soprattutto Perugia, nel 2015/16. Con gli umbri disputerà un campionato importante, che lo condurrà all’Atalanta, apripista della sua carriera ad alti livelli che ancora può e deve regalargli molto di più di quanto fin qui raccolto.
Emerson Palmieri: non ha mai giocato in un campionato non primario, ma forse in pochi ricordano il suo esordio in Italia con la maglia del Palermo. Era la stagione 2014/15 e con i rosanero ha collezionato 9 presenze.
Francesco Acerbi: da un decennio fisso in massima serie, ha giocato in Serie B con la Reggina nel 2010/11. Prima, però, due anni a Pavia in Lega Pro Seconda Divisione, che gli sono serviti per crescere. Si segnala anche una presenza in Serie D con la maglia del Renate nel 2007, squadra lombarda che quest’anno ha sfiorato una storica promozione in cadetteria.
Leonardo Bonucci: fattosi conoscere al grande pubblico con la maglia del Bari nella stagione del Triplete interista (squadra in cui è cresciuto ma che non ha creduto in lui), ha avuto due esperienze prima dell’avventura pugliese. Un anno e mezzo a Treviso e sei mesi a Pisa gli hanno permesso di misurarsi appena ventenne con i campi difficili della cadetteria, rendendolo uno dei difensori più forti del panorama internazionale degli ultimi dieci anni.
Alessandro Bastoni: mai nelle serie inferiori. Atalanta, Parma e poi Inter di Conte: un predestinato, potrebbe approfittare di questa avventura per studiare i due totem della retroguardia azzurra. E siamo certi che stia apprendendo tanto.
Alessandro Florenzi: a venti anni la Roma lo manda in prestito in Serie B al Crotone. Con i calabresi disputa una stagione pazzesca, giocando molto più alto rispetto alla posizione a cui siamo abituati a vederlo, e siglando 11 reti in 35 presenze. Un rapporto con la città pitagorica molto forte anche a distanza di anni, è divenuto uno dei protagonisti dei capitolini, prima delle avventure all’estero. Ha ancora qualche anno per dimostrare il suo valore, forse non pienamente espresso, soprattutto nelle ultime stagioni.
Rafael Toloi: in Italia tutti lo conoscono per il suo legame con l’Atalanta, ma nel 2014 ha giocato sei mesi a Roma, sponda giallorossa (5 presenze).
Manuel Locatelli: ci ha fatto spaventare sbagliando il primo rigore, ha un percorso simile a Bastoni. Solo massima serie per un centrocampista che ad oggi il Sassuolo valuta 40 milioni: è il grande rimpianto del Milan?
Marco Verratti: a volte ci pensate che uno dei più forti centrocampisti italiani a livello internazionale non ha mai giocato nella massima serie? Esordio in Lega Pro Prima Divisione col Pescara, è sempre con gli abruzzesi che disputa due campionati tra il 2010 e il 2012, conquistando al secondo tentativo una storica promozione in massima serie con Zeman. Quella squadra, tra le più forti e iconiche della storia del campionato cadetto, aveva in squadra anche Insigne e Immobile: quanto era forte quel Delfino?
Gaetano Castrovilli: l’astro nascente del centrocampo del futuro italiano, attualmente pilastro della Fiorentina, ha iniziato la sua carriera in cadetteria a Bari. Sono però le due stagioni con la Cremonese, tra il 2017 e il 2019, a renderlo appetibile e a consentirgli di giungere a Firenze. Può diventare uno dei più forti nel suo ruolo.
Matteo Pessina: tanta Lega Pro nei suoi primi anni. Monza, Lecce, Catania e soprattutto Como: nella città del lago mette a segno 9 reti in campionato. Nel 2017, il Milan, titolare del cartellino, commette una pecca incredibile sul mercato, inserendolo in uno scambio con Conti: quattro anni dopo, quanto si stanno mangiando le mani i cugini? Prima di far vedere quanto vale con Verona e Atalanta, guadagnandosi la convocazione agli Europei e marcando il tabellino per ben due volte (ha segnato più di Mbappé, così per dire, eh), c’è spazio per un’annata con la maglia dello Spezia, in Serie B. Ha speso tanto e si è fatto le ossa, adesso è pronto a scrivere pagine ricche di soddisfazioni.
Bryan Cristante: pezzo pregiato del settore giovanile del Milan, ha giocato con Palermo e Pescara prima di esplodere in maglia orobica e divenire uno dei punti fermi della Roma. In attesa di Mourinho, la curiosità sulla sua carriera riguarda l’alba della sua esperienza giovanile: prima di entrare in orbita rossonera, muove i primi calci con la maglia del Liventina Gorghense, squadra che attualmente milita nel campionato di Eccellenza del Veneto.
Nicolò Barella: il più forte centrocampista del campionato italiano e tra i più forti del continente, ha militato in Serie B nel 2015/16, dividendosi tra Cagliari (squadra che lo lancerà nel grande calcio) e Como, non riuscendo a evitare la retrocessione ai lombardi ma maturando minutaggio ed esperienza. In due anni all’Inter si è trasformato da promessa ad autentico campione: sfido chiunque a dire il contrario.
Andrea Belotti: insieme ad Abel Hernandez regala la promozione dalla Serie B alla Serie A al Palermo, segnando 10 reti. Prima di questa esperienza, però, per lui c’è stata l’Albinoleffe. 2 reti in 8 gare di Serie B nel 2011/12, prima di far vedere le sue doti realizzative in Lega Pro Prima Divisione l’anno dopo, siglando 12 gol. Grande attaccante del Torino da diversi anni, adesso deve sbocciare definitivamente: che farà da grande il Gallo?
Lorenzo Insigne: Zeman è stato il suo grande Maestro. Prima di diventare uno dei simboli del Napoli, è stato allenato due anni dal boemo, trovando una continuità realizzativa (neanche a dirlo) incredibile: nel 2011/12, come anticipato parlando di Verratti, è decisivo per la promozione in massima serie del Pescara segnando 18 reti; l’anno prima, sempre con Zdenek in panca, gioca in Lega Pro Prima Divisione al Foggia, siglando 19 reti. Se questo, però, è in qualche modo noto ai più attenti, in molti non sapranno che il numero 10 ha giocato sempre in Lega Pro Prima Divisione con la maglia della Cavese, la stagione precedente all’exploit in terra pugliese.
Domenico Berardi: per lui c’è sempre stato solo il Sassuolo, fin dal principio. E la sua prima annata è strepitosa: 11 reti in 37 partite e campionato di Serie B conquistato. I neroverdi sono per la prima volta in Serie A e da quasi un decennio possono contare sull’apporto del calabrese, autentica icona del club.
Federico Chiesa: figlio d’arte, muove i primi calci nella Settignanese, squadra fiorentina militante attualmente nel campionato di Prima Categoria toscana. Da professionista si è diviso tra Fiorentina e Juventus, sempre al massimo. Potenziale enorme, è uno dei più forti in circolazione, inutile discuterne.
Ciro Immobile: del Pescara, della promozione in Serie A e del titolo di capocannoniere in cadetteria nel 2011/12 con 28 reti lo sappiamo tutti. Dei suoi trascorsi all’estero e dell’esplosione a Torino pure. Quel che potrebbe non essere noto ai più è la stagione precedente all’Abruzzo del centravanti titolare della Lazio e della Nazionale di Mancini: si divide sempre in Serie B tra Siena e Grosseto, non mostrando il suo valore, che sarebbe sbocciato grazie a… indovinate? Zdenek Zeman. Quando lo si critica, ricordiamoci che ha conquistato la Scarpa d’Oro appena un anno fa. Giusto un’inezia.
Federico Bernardeschi: prima di Chiesa, fu lui ad essere il protagonista del trasferimento sull’asse Firenze-Juventus. Il rendimento in bianconero non è assolutamente paragonabile a quello del compagno, e di sicuro ha espresso meno di quanto era lecito attendersi, perché ha un talento cristallino, che mostrò già nel 2013/14. Dove? A Crotone, come Florenzi. 12 reti in campionato (tuttora suo record personale) contribuirono a portare i calabresi per la prima volta ai play-off di Serie B.
Giacomo Raspadori: Una carriera giovanile quasi interamente spesa al Sassuolo. Perché quasi? Perché un anno lo disputò al Progresso, società di Castel Maggiore, militante attualmente in Serie D nel girone D.

Il giro è terminato, ma il campionato europeo no. Manca un pezzo, il più importante. Avete fatto tanto per arrivare anche a questo momento: siate orgogliosi di voi e, se potete, regalateci un’altra gioia.

 

Indaco32