Lo scrittore britannico Douglas Adams afferma che: “Ripristineremo la normalità appena saremo sicuri di cosa sia normale. Grazie”. Pare un aforisma scritto per i nostri giorni. Che significato possiede tale sostantivo ormai abusato? Alla luce della soggettività dell’esistenza, la risposta non può esistere. Vi sono differenze culturali tra i popoli, ci si trova di fronte a personalità diverse e vari modi di concepire la realtà. La situazione non è quindi giudicabile. Chiarito tale punto, occorre ammettere che il calcio è nel caos. La situazione è talmente compromessa che quasi si rimpiangono le note polemiche arbitrali dei tempi passati. Qui non si tratta di normalità, ma di un periodo di confusione generale piuttosto palese e difficile da superare perché legato a diversi fattori pure separati tra loro. Solo la morte, comunque, non vanta una soluzione e anche per simili dilemmi, si troverà il corretto margine di manovra.

IL COVID-19 E L”’INCASINATO” PROTOCOLLO DELLE GARE
Signori, così è davvero difficile proseguire. Sicuramente la serie A non subirà nuovi lockdown o vicende simili, ma l’attuale protocollo potrebbe essere rivisto. Attenzione, con tale verbo non intendo trattare di un alleggerimento o di una riduzione della soglia di sicurezza. Ci mancherebbe. Parlo semplicemente di chiarimenti. Mi pare che pure il Presidente del Torino, Cairo, esprima i medesimi concetti. Basti una simile questione. Quanti contagi sono necessari all’interno di un gruppo squadra per provocare il rinvio di un match? Sembra che il patron granata si chieda proprio questo. E’ tema di poco rilievo? Per me è fondamentale. L’Uefa è lampante sul concetto. Una società deve presentare a una sfida 13 giocatori disponibili e logicamente negativi ai test per la ricerca del terribile virus. Esistono, poi, norme specifiche che analizzano ancora più in profondità la questione. In questo modo, il Milan conosce perfettamente i rischi nei quali potrebbe incappare se alla positività di Duarte, emersa ieri, ne seguissero ulteriori oggi. Nella sussidiarietà è prevista pure la sconfitta a tavolino. E’ giusto così in quanto si tratta di un meccanismo utile a far proseguire il sistema. Forse è il caso di adeguarsi a una regolamentazione internazionale o comunque di specificare meglio la questione che, a quanto emerge, non risulta troppo esplicita non solo per il sottoscritto. Stando a quanto scrive La Repubblica, a causa di una positività di un atleta, il Torino si deve sottoporre a questo iter. La triste novità emerge nel giorno di lunedì. Il martedì la squadra non si allena e le strutture sono sanificate. Il mercoledì sono eseguiti altri test molecolari per concedere, alla compagine, la chance di prepararsi individualmente. Il venerdì, se ancora non si fossero presentati ulteriori contagi, gli uomini di Giampaolo potrebbero tornare a svolgere attività di gruppo. Il sabato, ecco la sfida contro l’Atalanta. Se la problematica fosse sorta in un momento più vicino alla gara? Sicuramente vi sarebbero state soluzioni diverse altrimenti il match sarebbe forzatamente saltato. Nella passata stagione il Parma ha dovuto superare lo scoglio di un contagio reso noto il giorno antecedente una sfida contro il Bologna. Non si trattava di un giocatore, ma non credo sia questa una differenza di rilievo. Il match tra Ducali e Felsinei è stato regolarmente disputato dopo che i tamponi eseguiti nel giorno della partita sono risultati negativi. Siccome il protocollo non ha subito variazioni, la situazione è risolta nella medesima maniera? Se questo accade per evitare il rinvio di un incontro, non si può adottare anche per allenarsi? Il che implicherebbe la possibilità di farlo in gruppo dopo l’esito felice dei primi test senza attendere la seconda tornata. Non ho risposte. Lo domando a Voi perché tale situazione mi risulta di difficile comprensione. Gravina, poi, insiste relativamente alla possibilità di effettuare il tampone a distanza temporale leggermente maggiore rispetto agli attuali 4 giorni. La richiesta sarebbe legata alla chance di evitare uno stress fisico troppo elevato all’atleta, ma per ora è stata negata. Non entro nel merito in quanto non sono un medico e non ho appigli sui quali poggiarmi per discuterne.

QUESTIONE STADI
Sino a venerdì scorso, per le gare del massimo campionato gli stadi avrebbero dovuto essere chiusi al pubblico. Poi, il Governatore dell’Emilia Romagna Bonaccini ha aperto la chance a mille persone di partecipare all’evento. Veneto e Lombardia l’hanno seguito a ruota tramite le ordinanze di Zaia e Fontana. Così, il Governo ha optato per un summit che, nella giornata di sabato, ha concesso una simile norma a tutta la Nazione. Nel frattempo era emerso il disappunto della Lega Serie A che aveva palesato la difficoltà di far fronte a un atteggiamento diversificato nelle varie Regioni. Ora la problematica si propone per le altre categorie. Come sarà affrontata? Vedremo. La direzione pare quella di un adeguamento sulla medesima falsariga. Sino qui sembra semplicemente di assistere a un po’ di confusione persino accettabile alla luce della difficoltà di vivere un’emergenza come quella attuale. Il dilemma sorge nel momento in cui gli impianti dovrebbero ospitare un numero maggiore di individui. L’intenzione è di ampliare il bacino d’utenza e questi sono giorni fondamentali per raggiungere tale scopo. In effetti il migliaio di fortunati che attualmente riescono a presenziare alle gare è sicuramente un importante segnale di ritorno al felice passato. Udire qualche coro o scroscianti applausi ha di certo reso felice il telespettatore e addolcito lo spettacolo. Un simile numero, però, non può essere sufficiente e rischia di procurare più danni che utili alle casse dei club obbligati a sostenere un rigido protocollo per un basso ricavo. Se questo è un tentativo di sperimentare direttive, che sicuramente funzioneranno, con lo scopo di aumentare le capienze, ha un senso fondamentale. Altrimenti è meglio tornare alle porte chiuse per non gravare ancora maggiormente su bilanci già in difficoltà.

A PROPOSITO… BILANCI IN ROSSO
L’emergenza legata al coronavirus non ha certo agevolato le casse già in sofferenza di molte società. Il calcio è un mondo in cui circolano maree di denaro e qualcuno auspicava una ridimensionata che potrebbe essere avvenuta con un taglio netto. Certo era più desiderabile che il risultato si raggiungesse tramite la programmazione e un percorso da rispettare. Le soluzioni drastiche non rappresentano mai nulla di positivo perché sicuramente nascondono difficoltà e inghippi che non riescono a essere valutati adeguatamente. La sessione attuale di calciomercato mi pare alquanto esplicativa in relazione all’argomento. Si assiste a trattative complicate che si concludono senza cifre esorbitanti e con formule piuttosto complesse tese a salvaguardare le finanze dei vari club. In tutto questo emerge, però, l’inventiva economica dei dirigenti che riescono a elaborare efficacemente accordi muovendo così anche grandi campioni. Si pensi, per esempio, a Vidal, Arthur, Pjanic, Morata, Thiago Alcantara o James Rodriguez. I cambi di maglia dei top player sono comunque avvenuti. E’ un momento assolutamente complesso e difficilmente valutabile perché occorre analizzare cosa accadrà in futuro. Pare assodato, comunque, che certe cifre potrebbero non presentarsi più. Se il sistema si adeguasse alla situazione, ciò risulterebbe pure un vantaggio. Come cantavano i Righeira: “No Tengo Dinero”.

CAOS SUAREZ
Ho lasciato per ultimo un tema bollente per cui potrei scrivere intere pagine, ma cercherò di essere molto sintetico. La faccenda è ormai nota. Suarez si sarebbe recato all’Università per Stranieri di Perugia a sostenere un esame al fine di ottenere la certificazione B1 relativa alla lingua italiana. Tale documento è fondamentale per avere la cittadinanza del Belpaese. Il test al quale si è sottoposto l’uruguaiano, però, potrebbe essere stato un’assoluta e semplice formalità. La Giustizia Ordinaria sta valutando la situazione, ma al momento non sono indagati né il calciatore, né la Juventus. E’ noto che al club bianconero si associava un interesse, poi svanito, per il Pistolero. La Procura della Figc, però, ha aperto un’inchiesta e i 2 filoni procedono separati. Come spiega perfettamente la Gazzetta dello Sport:a un’archiviazione penale potrebbe corrispondere una condanna sportiva”. Mi concentrerei su quest’ultimo punto. Rappresenta, infatti, il vero fulcro d’interesse del tifoso. La fattispecie potrebbe rientrare nell’alveo dell’articolo 32 comma 7 del Codice della Figc. Il mancato rispetto di tale norma prevede varie sanzioni da attribuire in base al grado di gravità. Queste vanno dall’ammenda all’esclusione dal campionato. E’ un autentico “casino”. Come ne uscirà la Juve? Nessun tesserato bianconero pare al momento coinvolto in tale situazione. In mattinata, però, il Corriere della Sera ha puntato sul nome di Paratici. La Rosea riporta un articolo in cui intervista noti Avvocati. Tali importanti personalità spiegano che, allo stato dell’arte, il rischio dei bianconeri pare basso. E’ una situazione in divenire e non so se siano già considerate le ultime novità. Mi soffermerei su 2 punti che proprio molti legali stanno sottolineando. Rappresentano i cardini del diritto, ma spesso sono considerati soltanto da chi ha un’esperienza giuridica alle spalle. Il primo è relativo all’articolo 27 della Costituzione: “l’imputato non è considerato colpevole sino a condanna definitiva”. Si tratta del Principio di non colpevolezza forse più noto come Presunzione d’Innocenza. Occorre, poi, leggere le carte per farsi un’idea reale di ciò che accade in un procedimento. Siccome i media non posseggono tutti i documenti, diviene complicato riuscire a concretizzare un giudizio. E’ giusto che si riporti la notizia e si esprima un’opinione, ma è corretto che non si emettano sentenze premature o indiscrezioni non certe. Il rischio, altrimenti, è quello di creare un clima di cattiveria uguale a quello di Calciopoli. Credo che, sotto questo aspetto e ancora una volta, Calciomercato.com sia stato ineccepibile.

Tizio: “Ma quello era rigore. Non vedi che il braccio era largo di un centimetro. Aumentava il volume. Il movimento non era congruo. Dai su… Di cosa parliamo?” Caio: “Ma cosa dici? Adesso con tutte queste regole non ci si capisce più niente. Arti, movimenti... Ma dai… Un difensore non può tagliarsi il braccio. Così ci sono 30 rigori a partita. Non scherziamo!”. Ridateci questo calcio! Vi prego!