Antonio Conte e l’Inter non stanno attraversando un buon momento.
Lo posso negare? Potrei mai trovare una sorta di giustificazione qualsiasi per dire che le cose non stanno andando secondo pronostici? In realtà potrei, ma non voglio divenire stucchevole.

Qualcosa non sta andando per il verso giusto, non dobbiamo girarci dall’altra parte. Rimango come sempre basito dalle idee che si fanno largo tra i meandri del web: esonero immediato, dimissioni senza ripensamenti, richiamare Spalletti, svendere mezza squadra, bocciare dopo un mese di calcio giocato in un periodo storico completamente avverso per tutte le attività produttive, non solo calcistiche, calciatori potenzialmente molto interessanti e di sicuro valore. Stavolta, però, non voglio parlare di questo, perché è evidente che chi pensa di interrompere un progetto del genere non può volere il bene dell’Inter. Quello di cui voglio discutere è la sacrosanta delusione che stiamo patendo per una serie di risultati non in linea con le attese. Badate bene, non in linea con le attese e non disastrosi come si vuole come al solito dipingere qualsiasi avvenimento che riguarda il club neroazzurro. Oggettivamente, abbiamo perso due incontri: il derby, partita storicamente a parte, e l’ultima sfida contro il Real Madrid. Insomma, nulla di sorprendente, visto che i blancos sono, volenti o nolenti, tra i top team d’Europa e perdere in Spagna era assolutamente preventivabile. In campionato abbiamo pareggiato con Lazio e Parma: con i biancocelesti ci può assolutamente stare, mentre contro i ducali, onestamente, anche io mi sarei aspettato i tre punti, sebbene essi siano tremendamente ostici per noi in quel di «San Siro». A ciò si aggiungano i due pareggi in Champions League, che ci hanno lasciato ultimi nel girone a metà percorso.
Insomma, qualcosa in più era lecito attendersi in termini di risultati, ma nulla è compromesso. Il campionato è lunghissimo e il passaggio del turno in Champions League (che allo stato attuale rimane un obiettivo non concretamente percorribile) è ancora tutto sommato alla portata. Ergo, non vedo tutte queste nubi che in molti si affrettano già a intravedere.

Ciò di cui si può discutere in modo più serio, senza auspicare rotture di sorta, sono le scelte tattiche e di formazione del tecnico salentino.

  • La difesa: a 3 o a 4? Ah, e i cambi...

Il dilemma che sta dividendo il popolo nerazzurro (e non solo) riguarda uno dei capisaldi del gioco dell’ex allenatore del Chelsea. Lo sapevamo fin dal principio: lui gioca a tre e non c’è verso di cambiare. È una proposta che porta avanti con successo (perché a volte bisogna ricordarlo che non parliamo del primo che passa) da circa un decennio e non vi sono mai stati spiragli di un cambiamento in questo senso. Il suo gioco è sviluppato su tre difensori centrali e due laterali che spingono a tutta fascia e, infatti, non è un caso che ci sia un continuo ricambio delle pedine sulle corsie esterne, in quanto il dispendio di energie è notevole.

In senso assoluto, non esistono scelte vincenti in partenza. Non è detto che un certo numero di difensori centrali assicuri sempre il miglior rendimento rispetto ad un altro schema. Ognuno ha le sue preferenze. Personalmente, preferirei giocare con la linea a 4 e non l’ho mai negato. Tra l’altro, avremmo gli uomini per poter proporre questo tipo di calcio. Solo che… non si può fare. E non si può fare perché l’identità di gioco interista è stata costruita con questo preciso modello. E io, che voglio il massimo per la società che sostengo, preferisco un’identità definita piuttosto che far vincere le mie concezioni. Certo, il ragionamento si potrebbe proporre anche per l’ex tecnico bianconero, ma ogni allenatore ha un suo marchio di fabbrica e ognuno si costruisce la propria idea seguendo dei precisi dettami. Dunque, accetto di buon grado l’utilizzo del trio di centrali difensivi, però, diamine, almeno una cosa il nostro condottiero (non di tutti, a quanto pare) la deve considerare. Non fosse altro per fare un piacere a un blogger innamorato dei colori neroazzurri.

«Caro Conte, possiamo perlomeno evitare di schierare più di un terzino adattato a centrale? Ora, mi sta bene che D’Ambrosio si affianchi a De Vrij e a Bastoni. Mi sta bene che Skriniar e l’olandese giochino al fianco di Kolarov (quando è in forma, però, per cortesia…). Non riesco a tollerare, però, una formazione imbottita di terzini ed esterni con un solo difensore centrale di ruolo. Non è accettabile in generale, figuriamoci in un momento in cui il nostro punto di forza dell’anno scorso sta diventando un difetto. Perché, parliamoci chiaro, stiamo segnando. E tanto. Puntualmente, però, Handanovic deve andare a pescare palloni nella rete. Io, invece, lo voglio vedere rilassato che si prende un caffè ogni tanto. Non mi piace vederlo così impegnato e, soprattutto, così battuto…»

Detto che siete liberi di condividere questo pensiero e, anzi, chi riuscisse a recapitarlo a Conte farebbe cosa gradita, è evidente che non si possa giocare con un solo difensore di ruolo. Non scherziamo. Non sono uno di quelli che sta rimpiangendo Godin. Per niente. Piuttosto, mi fa rabbia non aver preso Kumbulla o qualcuno che vi si avvicinasse.
Adesso, però, abbiamo il materiale umano che abbiamo e dobbiamo sfruttarlo appieno.
Se deve essere difesa a tre, che sia difesa a tre, ma reale e non solo sulla carta.

E poi, i cambi. Qui non sono comprensivo: basta! Basta davvero. Non è possibile intervenire solo negli ultimi minuti quando risulta evidente che a volte sono necessarie delle mosse per raddrizzare l’incontro. Cambiare quando serve, ma farlo nei tempi corretti!

  • Centrocampo: non c’è nessun flop!

Vidal ha sbagliato tanto nelle prime uscite e questo è fuor di dubbio. Il suo temperamento e la sua caratura, però, si sono viste molto ma molto bene. E un calciatore così serve in una rosa che vuole puntare alla vittoria. Non si può bocciare un calciatore dopo appena un mese e mezzo dalla partenza. Anche perché, nel caso specifico, la bocciatura fu già posta sul suo capo all’annuncio del suo arrivo, colpevole di aver vestito la casacca bianconera anni or sono e di aver fatto il suo dovere per le società che lo stipendiavano lautamente. Incredibile questo atteggiamento da parte del cileno!

A parte l’ironia, sicuramente deve entrare meglio nei meccanismi, ma una risorsa del genere io me la tengo stretta.
Chi parla di flop del mercato, inoltre, trascura sempre Hakimi e non so per quale ragione: stiamo parlando di uno dei colpi più azzeccati dell’intera sessione di mercato. E non mi si venga a dire che è sopravvalutato o altre storie simili: è forte ed è, nel suo ruolo, tra i primi al mondo.
Se Brozovic ripete la stagione maestosa dell’anno scorso e Barella prosegue nella sua crescita (ma quanto è forte? Possibile che si parli così poco di un talento pazzesco come lui?) non abbiamo nulla di cui preoccuparci sulla mediana. Abbiamo tanta qualità e corsa a cui affidarci. Ah, e non dimentichiamoci di Sensi

  •  «Senza Lukaku non siete niente!»

Una delle massime che mi ha sempre scatenato ilarità è quella con cui si tende a sminuire la qualità di una squadra di calcio promuovendo la curiosa tesi per cui, se un calciatore non facesse parte della rosa in cui legittimamente milita, allora la medesima rosa non avrebbe lo stesso valore.

Me co… me complimento (per omaggiare una delle più celebri barzellette di Gigi Proietti, recentemente scomparso e a cui mi unisco nell’abbraccio che tutta Italia gli ha riservato).
Cioè, per quale dannata ragione un calciatore facente parte di un gruppo dovrebbe rappresentare motivo di sberleffo e non, come logico sia, una ragione di vanto?

Avere Lukaku è un vantaggio, è innegabile: è uno dei centravanti più forti del mondo, segna, fa a sportellate, apre gli spazi, si impegna sempre. L’attaccante per eccellenza. La critica che viene mossa è che sovente il gioco si appoggia su di lui. Signori, ma di cosa stiamo parlando? È uno dei più forti in circolazione ed è normale cercare il suo apporto. E poi, se proprio vogliamo essere pignoli, il gioco parte molto spesso dal basso, costruendo già dall’area piccola e arrivando con una fitta rete di passaggi in fase offensiva. Se il belga contribuisce in modo decisivo... meglio, no?

  • Perisic? No, grazie…

Arriviamo adesso alle due note dolenti. La prima riguarda Ivan Perisic. Potrebbe apparire sconvolgente, considerando che è stato uno dei migliori negli ultimi due incontri disputati. Eppure, a me non convince. Calciatore di indiscutibile valore tecnico, è capitato nel peggior momento della storia interista. Non è colpa sua. Solo che, dopo averlo ceduto, che senso ha riprenderlo e dargli nuovamente un ruolo di primo piano? Attenzione, non sarebbe da escludere a priori, ma cosa mi rappresenta un giocatore con le sue caratteristiche in un 3-5-2? Anche fare l’attaccante aggiunto: per carità, ha fatto la sua partita, ma preferisco Sanchez e, all’occorrenza, lo stesso Pinamonti, che non ha ancora avuto modo di farsi vedere.
Il progetto Inter è andato avanti: non possiamo tornare sempre indietro.

Il mercato di gennaio dovrà essere molto importante in uscita: insieme al croato, anche i vari Nainggolan e Vecino dovranno cercare di essere piazzati. Sfoltire è fondamentale, perché non si può avere un eccesso numerico di uomini che crea solo confusione.

  •  Eriksen: ora o mai più!

Non ci sono più scuse: da qui fino a gennaio si deciderà il futuro del danese all’Inter. Io non voglio credere che un fenomeno del genere si trasformi in uno dei tanti. Lui è un campione. Non ci sono altre parole per descriverlo.

Ecco, se riprendessimo quella lettera che stavo scrivendo a Conte…

«… Antonio, dimenticavo una cosa. Per cortesia, trova una collocazione per Eriksen. Non lo ingabbiare, non farlo giocare con il freno a mano. Lui deve essere libero di esprimersi. Le traiettorie, gli inserimenti, la visione di gioco: io le ho viste in lui e voglio ammirarle anche qui.
Per favore, dagli lo spazio che merita!
»

Domani va in scena un match importantissimo contro l’Atalanta. Occorre una prestazione convincente. Io non mi abbatto e non mi faccio condizionare dagli ultimi risultati: credo in questi calciatori, in questo allenatore e in questa società.

Ora tocca a noi, sostenitori interisti: crediamoci tutti insieme!

Indaco32