Anche quest'anno la serie A si mette in mostra per parco allenatori che ha. Hanno lasciato due allenatori importanti come Spalletti e Allegri, sostituiti rispettivamente da Conte e Sarri. Fino a poco tempo fa sembrava impossibile vedere Conte, juventino da sempre, sedersi sulla panchina di un'acerrima rivale della squadra bianconera; invece quest'estate col passare dei giorni, questa realtà si sempre più concretizzata. Stessa cosa per la Juve, che sceglie di mandare via un allenatore, troppo spesso criticato per il non bel Giuoco, ma che ha continuato la tirannia italiana iniziata, appunto, con Conte 8 anni fa, a discapito di un allenatore che dal punto di vista di stile e modi non rispecchia esattamente lo stile Juve.
Inoltre tra il tecnico Maurizio e la Juve non sono mancate continue frecciatine e stoccate dirette punto. Inoltre è arrivato Fonseca nella capitale italiana, dopo che era stato richiamato Ranieri come traghettatore, vista la mancanza di risultati con di Francesco. Oltre ai confermati Gasperini, mentore della Dea, Inzaghi, allenatore molto preparato della Lazio e Montella che avrà voglia di rivalsa alla Fiorentina.

Stesso ruolo, stesso fine: far rendere la propria squadra al meglio attraverso le proprie idee tecnico-tattiche e cercare di motivarli a migliorarsi sempre, soprattutto nei periodi di down.
Ci sono allenatori che si adattano alla squadra che hanno e che fanno il possibile con il materiale umano che si ritrovano e ci sono quelli, invece, che pretendono certi giocatori, con attitudine specifiche per mettere in atto la loro idea di gioco.
Ci sono quelli più integralisti, che hanno il loro 11-14 giocatori e non cambiano quasi mai e adoperano lolo stes modulo, senza curarsi di che hanno davanti e ci sono quelle più malleabili e che si adattano alle caratterichiche degli avversari. Nonostante un allenatore utilizzi uno schema piuttosto che un altro, che in transizione offensiva giochi con il gioco corto-lungo-diretto e che in transizione difensiva sia più offensivo o conservatore, il mio prototipo di allenatore è quello, sì di avere la sua idea di interpretare il calcio, ma di essere anche aperto nuovi schemi e idee; di non cementarsi e focalizzarsi sullo schema e tattica fissi, ma di sapersi adeguare ai vari momenti della partita; tipo se vede la squadra che soffre gli ultimi 10 minuti, non deve avere sensi di colpa o rimorsi di tirar fuori un attaccante e mettere un difensore per far tipo un 4-5-1 e portare a casa il risultato. oppure se sai che la squadra gioca il baricentro alto, inserire qualche attaccante rapido per cercare di giocare sulla riga del fuorigioco e di sfruttare il contropiede.

Ma soprattutto un bravo allenatore deve essere un bravo ascoltatore; se anatomicamente abbiamo due orecchie e una bocca, secondo me, non è un caso. Devi sapere gestire un gruppo di 23-24 teste, modi di pensare e di essere tutti diversi, con dei punti in comune ma nessuno uguale, saper gestire l'unicità della persona. Oltre a spiegare le sue idee e volontà, deve saper dimostrare che quello che dice e mostra porterà un beneficio a tutti, in primis ai giocatori e di conseguenza a tutto l'habitat circostante. Infine deve dare il buon esempio, deve essere leale e onesto con tutti, deve far sentire la fiducia al gruppo per cui se dovessero esserci problemi e discussioni nello spogliatoio, i giocatori sapranno benissimo di avere un punto di riferimento con cui parlare e confrontarsi, comparabile al legame che c'è tra la mamma e il feto che porta in grembo.

A me piace pensarla così: io allenatore vi do tutto il materiale e vi preparo, poi dovete essere voi a dimostrarmi di dover e voler superare un esame, corrispondente ad ogni partita giocata, riuscendo a superare i vostri limiti fisici e mentali, così da rendere felice non solo me, ma soprattutto voi stessi.

Io sono il vostro albero maestro, ma un certo punto dovete piegare le ali e iniziano a volare.