ANNI ‘60
Era il 1962 e il Cile si preparava ad ospitare, per la prima volta, un’edizione dei mondiali nonostante le gravi carenze nel campo dell'infrastruttura, causate dal terremoto del '60 che rase al suolo gran parte degli edifici. Il Cile di Fernando Riera  viene sorteggiato nel girone insieme alla Svizzera, all'Italia, 2 volte campione, e alla Germania Ovest. Il Cile sfrutta il fattore campo e alla prima giornata liquida per 3-1 gli elvetici grazie alla doppietta di Sanchez e al gol di Ramirez che ribaltano il vantaggio iniziale della Svizzera per mano di Wüthrich. Il giorno dopo, Germania Ovest e Italia guadagnano un punto a testa con uno scialbo 0-0. La sfida tra Cile e Italia, valevole per la seconda giornata del girone, è già decisiva per la qualificazione e la popolazione cilena viene scossa da quello che succede in Italia prima della partita: alcune testate giornalistiche del nostro paese, infatti, hanno sminuito il paese sudamericano sottolineando tutti i problemi civili del paese. I cileni se la legano al dito e la partita verrà ricordata nella storia come la Battaglia di Santiago. Al settimo minuto, gli italiani sono già in 10: Giorgio Ferrini, recordman di presenze con il Torino, fa fallo su Honorino Landa e viene espulso. Della partita si vede poco, oscurata dai tanti falli. Al 38esimo, l’ala cilena Leonel Sanchez viene contrastata regolarmente da Mario David, ma il sudamericano, figlio del campione di pugilato Juan Sanchez, non ci sta e quando si rialza, assesta un pugno all’italiano. L’arbitro inglese Ken Aston non lo vede ma si accorge dopo della reazione dell’italiano, il quale tira un calcio a Sanchez. Il direttore di gara espelle David e gli azzurri sono in 9 uomini dopo 40 minuti. Il Cile, agevolato dalla superiorità numerica, vince 2-0 con le reti Ramirez e Toro nei minuti finali. Nella terza partita, il Cile e la Germania Ovest, già qualificate, si affrontano e i tedeschi vincono 2-0. Ai quarti di finale, i cileni hanno di fronte la più quotata Unione Sovietica, prima nel suo girone. Sorprendentemente, i ragazzi di Riera superano per 2-1 i sovietici e volano in semifinale. L’avversario è il Brasile di Didì, Vavà, Pelè e Garrincha e i padroni di casa sognano la grande impresa. Purtroppo, la partita rispecchia il livello delle due squadre e i brasiliani liquidano il Cile per 4-2 con le doppiette di Vavà e Garrincha. Ai cileni rimane la finale di consolazione, che vince per 1-0 contro la Jugoslavia, eliminata dalla Cecoslovacchia. Il Mondiale del 1962 lo vince il Brasile con la vittoria per 3-1 in finale contro la Cecoslovacchia. Dopo aver mancato la qualificazione alla Copa America in Bolivia, il Cile arriva ai Mondiali del ’66 in Inghilterra e nel girone, oltre a Corea del Nord ed Unione Sovietica, ritrova l’Italia. Questa volta ad avere la meglio sono gli italiani, che regolano i cileni per 2-0. Le due squadre, però, non raggiungono la fase ad eliminazione diretta, a favore di Unione Sovietica e Corea del Nord.  Nel 1967, il Cile si qualifica per l’edizione numero 29 della Copa America, con sede in Uruguay. I padroni di casa insieme all’Argentina sono i favoriti per la vittoria e lo dimostrano fin da  subito. Nella prima giornata, la Celeste batte per 4-0 la Bolivia mentre l’Argentina regola il Paraguay per 4-1. Il Cile esordisce nel torneo con un 2-0 al Venezuela. Nella seconda giornata della competizione, Uruguay, Argentina e Cile si riconfermano vincendo, rispettivamente, contro Venezuela Bolivia e Paraguay. Il girone unico di quella edizione è spaccato a metà con Uruguay, Argentina e Cile a punteggio pieno e Venezuela, Bolivia e Paraguay a zero. Il cambio di rotta arriva nel terzo turno del girone: l’Argentina distrugge il Venezuela per 5-1 e il giorno dopo Uruguay e Cile si affrontano in una partita rocambolesca: il Cile va avanti dopo 2 minuti con Gallardo. Per la risposta dell’Uruguay bisogna attendere il 15esimo quando Rocha trasforma il rigore dell’1-1. Il Cile riesce a segnare il 2-1 prima dell’intervallo con Marcos. Nel secondo tempo, al 68esimo, l’Uruguay pareggia con Oyarbide. La partita si conclude così e a sorridere è l’Albiceleste, momentaneamente prima, una lunghezza sopra le due contendenti. Il pareggio contro l’Uruguay è stato un brutto colpo per i cileni che, alla quarta giornata, perdono contro l’Argentina per 2-0. Anche l’Uruguay torna alla vittoria contro il Paraguay. Si arriva all’ultima giornata ed il Cile, ormai fuori dai giochi, pareggia 0-0 contro la Bolivia e si classifica terzo nel torneo. L’Uruguay vince la partita decisiva contro l’Argentina grazie al gol di Roja e si classifica primo.

ANNI ‘70
In Sud America, i problemi diplomatici tra gli stati hanno bloccato la Copa America fino al 1975. Dopo il 1967, il Cile partecipa di nuovo a una competizione ufficiale nel 1974 al mondiale in Germania. I sudamericani finiscono nel gruppo 1 insieme alle due fazioni tedesche, Germania Est e Germania Ovest, e all’Australia. La prima partita era contro i padroni di casa della Germania Ovest, all’Olympiastadion. La partita, finita 1-0 per i teutonici, verrà ricordata per un avvenimento in particolare: il primo cartellino rosso nella storia dei Mondiali, estratto per il cileno Carlos Caszely. Nella seconda giornata, sempre all’Olympiastadion, la Roja trova un pari contro la fazione di est della Germania. Le speranze di qualificarsi al turno successivo erano appese ad un filo. Il filo si spezzò il pomeriggio del 22 giugno, quando l’Australia, già eliminata, fermò sullo 0-0 i cileni. La finale di quell’edizione si disputerà tra la Germania Ovest e i Paesi Bassi con la vittoria dei tedeschi in rimonta per 2-1. La trentesima edizione della Copa America, nel 1975, è rivoluzionaria: viene abolito il girone unico e le partecipanti sono 9, suddivise in 3 gironi da 3 squadre. Le prime classificate di ogni girone passano alle semifinali, andata e ritorno, assieme alla vincitrice dell’edizione precedente, l’Uruguay nel ’75. Le vincitrici si affronteranno in finale, sempre divisa in 2 sfide. Il Cile capita nel girone B insieme a Perù, vincitore del torneo e Bolivia. Nelle 2 sfide d’andata, la Roja guadagna un punto contro il Perù ma perde contro la Bolivia per 2-1. Al ritorno, il Cile parte contro il Perù e perde malamente per 3-1. Nell’ultima partita del girone, i ragazzi di Morales, ormai eliminati, salutano la competizione con un sonoro 4-0 sulla Bolivia. Il Cile, non qualificatosi ai mondiali del 1978 in Argentina, arriva alla Copa America del’79 con una grandissima squadra, la migliore fino a lì. Si conferma subito vincendo il girone contro Colombia e Venezuela in grande stile: 10 gol fatti, 7 dei quali al Venezuela nella penultima partita del girone, e 2 subiti. In semifinale li aspetta il Perù, vincitore della scorsa edizione. A Lima, i cileni trovano una vittoria per 2-1 importantissima, grazie alla doppietta della leggenda del Colo-Colo, Caszely. A Santiago del Cile, in casa, la Roja si chiude in difesa e respinge tutti gli attacchi dei peruviani. La partita finisce 0-0 e in Cile è festa grande. La finale sarà contro la sorpresa del torneo, il Paraguay, mattatore del Brasile in semifinale. Ad Asuncion, i paraguayani fanno capire al Cile perché sono in finale: la doppietta di Romerito e il gol di Morel affondano il Cile. Al ritorno, a Santiago del Cile, la Roja riesce a vincere per 1-0 con il gol di Rivas. Al giorno d’oggi, il Paraguay sarebbe campione ma a quel tempo si guardavano il numero di vittorie e non la somma dei gol tra le due sfide.  Lo spareggio, disputato a Buenos Aires, è un monologo del Cile, a cui servono due gol per portare la partita ai rigori. Invece, alla fine dei 120 minuti è ancora 0-0 e il Paraguay festeggia la seconda Copa America della loro storia. Una delusione enorme per la Roja, la cui magra consolazione è la medaglia d’argento eil premio come miglior giocatore del torneo a Caszely.

ANNI ‘80
Il mondiale spagnolo del ’82, storico per gli italiani, è uno dei punti più bassi della storia calcistica cilena. La selezione di Santibañez viene sorteggiata nel gruppo B assieme a Germania Ovest, Austria e Algeria. Il secondo posto sembra abbordabilissimo ma la Roja perde tutte e 3 le partite del girone e abbandona il mondiale subito. Il Cile, l’anno dopo, riscatta la figuraccia in Spagna ma non basta. Nelle sfide d’andata, perde contro l’Uruguay per 3-1 e, dopo, rifila un sonoro 5-0 al Venezuela. Poi, vendica la sconfitta dell’andata contro l’Uruguay, vincendo per 2-0. Il Cile, per passare il turno, doveva solo battere il Venezuela. A Caracas, però, la Roja non segna e pareggia 0-0, consegnando la qualificazione all’Uruguay, poi vincitore del torneo. I mondiali, negli anni ’80, si rivelano una vera e propria maledizione per i cileni che non si qualificano clamorosamente per l’edizione del 1986, vinta dall’Argentina. Nell’anno successivo, la Copa America viene disputata in una sede fissa, l’Argentina in quel caso. Il Cile domina il suo girone: prima, batte 3-1 la Venezuela e, successivamente, rifila la manita al Brasile in una partita storica per il popolo cileno. Il 1 luglio iniziano le semifinali e il Cile affronta a Cordoba la Colombia. La partita scorre tranquilla e continua ai supplementari fino al 103esimo, quando i Cafeteros passano avanti grazie al rigore di Redin. Il Cile non molla e in 2 minuti, tra il 106 e il 108, la ribalta con i gol di Astengo e Vera. La Roja è in finale della Copa America,  8 anni dopo l’ultima volta. Questa volta l’avversario è l’Uruguay, arrivato in finale battendo l’Argentina. Ancora una volta, al Cile va male la finale: gol di Bengoechea al 58esimo e 13esimo titolo per l’Uruguay. Nell’edizione di due anni dopo, la CONMEBOL cambia ancora le regole: viene istituita la cadenza biennale del torneo e vengono tolti i privilegi alla nazione campione in carica. Infatti, le 10 nazioni vengono divise in due gruppi da 5, da cui le prime due di ogni gruppo vanno in un girone a 4 che stabilirà il vincitore. Al Cile non sorride il nuovo format del torneo; la Roja esce al primo turno classificandosi terza nel girone alle spalle di Argentina e Uruguay. La competizione la vincerà la squadra ospitante, il Brasile.

ANNI ‘90
Il decennio antecedente al 2000 inizia con Italia ’90, a cui, però, la Roja non parteciperà, in quanto non qualificata. Si passa direttamente alla Copa America del 1991 ospitata proprio dal Cile. Sembra il preludio ad un gran trionfo e la Roja, spinta dal fattore campo, parte fortissimo: arriva seconda, dietro all’Argentina, nel primo turno, trascinata da un super Ivan Zamorano. Le aspettative sono alte ma il Cile delude arrivando terzo con soli due punti conquistati e zero vittorie. È l’Argentina a trionfare in quell’edizione. L’occasione per il riscatto si presenta in Ecuador, 2 anni dopo. Le concorrenti diventano 12, con l’aggiunta di Stati Uniti e Messico; si ricorre quindi a 3 gironi da 4 squadre. Il Cile arriva clamorosamente ultimo nel suo gruppo, deludendo le grandi aspettative che c’erano sulla Roja. Il periodo buio cileno continua ancora nel 1994 con la mancata qualificazione ai mondiali in USA e nelle 2 successive edizioni della Copa America con due ultimi posti al primo turno. Il Cile non si qualifica alla fase finale di un mondiale da 12 anni e ha l’obbligo di riscattarsi. Ai mondiali del 1998, la Roja si qualifica e riesce anche a superare i gironi da seconda, dietro all’Italia. Il sorteggio per gli ottavi di finale si rivela sfortunatissimo: l’avversario dei cileni è il Brasile che vince facilmente 4-1. Nell’edizione della Copa America dell’anno dopo, in Paraguay, il Cile si riscatta definitivamente. Si qualifica al secondo turno come miglior terza ma, in semifinale, perde ai rigori contro l’Albiceleste. Decisivo l’errore dal dischetto del cileno Aros. Nella finale di consolazione, perde 2-1 contro il Messico e si qualifica al quarto posto. È il preludio per l’inizio del periodo più fiorente della storia delle Roja

ANNI 2000
La prima edizione della Copa America nel nuovo millennio arriva nel 2001, in Colombia. Il Cile è nel girone assieme a Ecuador, Venezuela e, proprio, i Cafeteros.  La squadra di Pedro Garcia passa il primo turno da seconda alle spalle della Colombia. Ai quarti, il Cile affronta il Messico che vince 2-0. La competizione verrà vinta dalla nazionale ospitante in finale, proprio, contro il Messico. Purtroppo, il trend negativo del Cile nelle qualificazioni mondiali continua con le mancate qualificazioni ai mondiali del 2002 e 2006. Nel periodo in mezzo a questi due eventi, si gioca la Copa America in Paraguay. In questa edizione, arriva l’ennesima figuraccia: ultimo posto con un solo punto conquistato. Nel 2007, 42esima edizione della Copa America, la sede della competizione è il Venezuela. Il Cile passa il primo turno da miglior terza ma agli ottavi affronta il Brasile: i verdeoro passeggiano sulla Roja, vincendo 6-1. Proprio il Brasile vincerà la competizione con un Robinho scatenato.

L’AVVENTO DEL LOCO E L’INIZIO DEGLI ANNI D’ORO
Subito dopo l’edizione venezuelana della Copa America,  l’11 agosto, precisamente, Marcelo Bielsa arriva sulla panchina della Roja e, l’argentino cambierà per sempre la storia della nazionale cilena. I miglioramenti della nazionale si vedono subito al mondiale del 2010 in Sud Africa. Viene sorteggiata nel gruppo H assieme a Spagna, Svizzera e Honduras. Nelle prime due giornate, arrivano due vittorie per 1-0 contro  Honduras e Svizzera. Nell’ultima partita del girone, la Roja perde contro la Spagna per 2-1 ma la mette alle corde per tutta la partita. La fortuna, purtroppo, non aiuta Bielsa: agli ottavi, il Cile affronta il Brasile che vince 3-0. L’avventura in Sud Africa è gia finita ma l’impressione è che qualcosa è cambiato per davvero. I risultati, per ora, non sono migliorati ma Bielsa ha portato la mentalità vincente e l’identità di gioco; ora serve qualcuno che possa portare avanti il suo lavoro. Infatti, nel febbraio del 2011, Bielsa si dimette e la panchina viene affidata a Claudio Borghi. Quattro mesi dopo, è gia tempo di Copa America. Il Cile parte molto bene: vince il suo girone, battendo  Messico e Perù e pareggiando contro l’Uruguay. Quello che manca alla Roja, però, è la gestione nei momenti di difficoltà: agli ottavi, il Cile incappa in un gran Venezuela che passa il turno eliminando i ragazzi di Borghi. Quest’ultimo, il 1 gennaio 2013, lascia il posto in panchina a Jorge Sampaoli. L’argentino, che passerà anche sulla panchina del Siviglia nel 2016, è l’eroe della Roja. Nel mondiale brasiliano del 2014, il Cile viene sorteggiato in un girone difficilissimo: Spagna, Olanda e Australia. Nella prima giornata, i ragazzi di Sampaoli liquidano l’Australia per 3-1 grazie ai gol di Sanchez, Valdivia e Beausejour. La vera impresa avviene nella partita successiva, contro la Spagna. Gli iberici, forse ancora scossi dalla manita subita contro l’Olanda, non ci sono mentalmente e il Cile è letteralmente assatanato: Edu Vargas e Aranguiz sono i giustizieri della Spagna, che saluta il mondiale. Nell’ultima partita del girone, contro l’Olanda, Sampaoli fa riposare i titolari e l’Olanda ne approfitta, vincendo 2-0. Ancora una volta, è il Brasile l’avversario agli ottavi e, ancora una volta, vincono i verdeoro, questa volta ai rigori. L’anno dopo è, finalmente, l’anno della gloria. La Copa America si disputa in Cile e la Roja parte fortissimo: arriva primo nel girone vincendo 2-0 contro l’Ecuador, pareggiando contro il Messico 3-3 e vincendo contro la Bolivia 5-0. Ai quarti, battono l’Uruguay 1-0 grazie al gol di Isla nel finale. In semifinale, c’è la sfida al Perù: è decisiva la doppietta di Edu Vargas, intervallata dall’autogol di Medel. L’altra semifinale vede il Paraguay soccombere contro l’Argentina: 6-1 per l’Albiceleste. La finale è tiratissima e nei  120 minuti nessuno segna: si va ai rigori. Il Cile segna subito con Mati Fernandez e ,dopo, Messi pareggia. Dopo il rigore del 10 del Barcellona, gli altri rigoristi dell’Albiceleste sbagliano mentre i ragazzi i Sampaoli segnano tutti i rigori. Il Cile vince 4-1 ai rigori e conquista la prima Copa America della sua storia. I protagonisti assoluti di questa cavalcata sono Vidal, Sanchez e, ovviamente, Jorge Sampaoli. È il punto massimo della storia cilena e, come vedremo, non è finita qua. L’anno dopo, viene organizzata un’altra edizione della Copa America, per celebrare il Centenario della competizione. Il Cile passa da seconda il suo girone, perdendo solo contro l’Argentina. Agli ottavi di finale, arriva la grandissima vittoria per 7-0 contro il Messico, con protagonista assoluto Edu Vargas, autore di un poker. In semifinale, Aranguiz e Fuenzalida liquidano la Colombia per 2-0. La finale è la rivincita dell’anno prima: Cile contro Argentina. La partita segue le orme di quella dell’anno fa, infatti si va ai rigori. I primi rigori per le due squadre vengono falliti da Vidal e Messi. I 4 rigori successivi vengono tutti trasformati. Si arriva al rigore di Beausejour che lo trasforma. Invece, Biglia lo sbaglia clamorosamente e Silva segna il successivo che regala la seconda Copa America di fila.

Gli anni dopo il 2010 sono stati i più gloriosi della storia della Roja, anche grazie alla generazione d’oro degli ultimi anni.