Mai come ultimamente si sono moltiplicate, almeno sul "nostro" blog, le espressioni di disagio legate alla  scarsa considerazione che i Club (soprattutto i più titolati) paiono manifestare nei confronti dei loro tifosi.

Non mi riferisco ovviamente agli ultras delle curve, ma a tutta quella schiera di tifosi "veri",  sereni ed affidabili che hanno comunque passato una intera vita sotto la medesima bandiera, senza mai tracimare dai limiti della correttezza e del buon senso.
Le società,  le Presidenze, i Cda sembrano, oggi, sempre più lontane dal rispetto della fede, della passione, dagli affetti profondi, che spesso rappresentano valori famigliari plurigenerazionali nelle case di noi aficionados.
Se pure meno "importante" e più raffinato, rispetto a questioni più macroscopiche e truculente (leggasi, ad esempio, l'eventuale abbattimento dello Stadio di San Siro) io colloco sotto codesta luce di paramalversazione anche la gestione dell"affaire" Ronaldo da parte della Juventus.

A molti giorni dal sinistro, nessuno pare ancora sapere che cosa sia accaduto REALMENTE al Campione portoghese (che, a quanto si vede, pare comunque deambulare in maniera autonoma, non avere necessità ortesiche protettive o precauzionali, e non aveva dovuto ricorrere ad un rientro forzoso ed urgente al domicilio).

I cosiddetti "bollettini medici" sono procrastinati di continuo ed apparentemente sine die; quanto emerso dalla diagnosi emessa ufficialmente sino ad ora ("lesione di apparente modesta entità") sfida l'interpretazione tecnica più ardita di qualsiasi inquadramento traumatologico sportivo e di linguaggio medico legale assicurativo.
L'iter, la natura e la cadenza dei controlli strumentali eseguiti (non si sa neppure dove e da quale équipe specialistica interpetati) è per lo meno misterioso. Una lesione come quella ipotizzata per il Nostro conosce solo due interpretazioni strumentali: quella ecografica e quella RMN.
È ammissibile che in tempi recentissimi dal fatto, l'edema perilesionale e/o un eventuale stravaso emorragico possano inficiare la precisione assoluta del quadro. Resta il fatto che un giudizio di massima decisamente più preciso della interpretazione ufficiale fornita sinora può (direi dovrebbe) essere possibile.

L'eventuale inquadramento prognostico e l'indicazione terapeutica possono anche conoscere un ventaglio di possibilità, soprattutto alla luce dei recenti progressi della Medicina Sportiva; un rapporto di proporzionalità diretta fra gravità  della lesione e tempi di guarigione mantiene comunque la sua validità.

Evidentemente qualcuno non desidera che noi si sappia.

Pur ammettendo un rigorosissimo rispetto della privacy, ci troviamo comunque di fronte ad un personaggio pubblico che, con tutto il rispetto per la sua importanza, non riveste il carisma istituzionale della Regina Elisabetta, o di sua Santità, o dell'imperatore del Giappone.

Non voglio nemmeno pensare a manfrine di second'ordine per giustificare il "riposo del guerriero".

Credo, invece, che tutti coloro che hanno accettato l'onore (e gli oneri!) di veder giocare nella propria squadra il Miglior giocatore del Mondo avrebbero il diritto di essergli vicini nel caso di una sua forzosa défaillance e di sostenerlo con rispettoso affetto ed amorevole entusiasmo.

Credo, altresì, che i medesimi tifosi sarebbero in grado di comprendere le ragioni che giustificherebbero un suo risparmio, a prescindere.

Non credo, al contrario, che essi meritino di essere presi per il  bavero. 

Da nessuno.