Ma ricordo quand'ero ragazzino che vedevo sto sguardo birichino. Un sognatore che guardava con stupore, quella faccia furba dell'attore. Quell'accento tanto marcato de chi Roma ha sempre amato, e de cui da romano puro io, lo veneravo come un Dio, un Dio che s'è trasformato in terra sotto forma di solarità, sotto forma di un genio e sregolatezza, che faceva sorridere anche di sorrisi non poteva vivere per una vita difficile.
Ricordo che un bel giorno, sedendomi ai piedi der letto de mi madre e mi padre, vedevo quel signore intento a mille fregature, in compagnia der Pomata amico suo, che riuscivano a fa fesso quel macellaio tanto coretto, ma che corto de furbizia, alla fine se ritrovò fregato, anzi era er primo della lista. Ricordo con clamore le risate che mi padre se faceva ad ogni battuta, anzi che fino a ieri davanti a Mandrake, se l'è fatte a crepapelle, e che oggi insieme ar fijo se magnato tutta la pelle delle dita, a sentì al telegiornale, che quell'idolo de gioventù è stato sconfitto dopo tante vittorie da un malore che de sti tempi prenne er core, proprio er core l'ha fregato, a lui che per Roma sua l'aveva donato.

Tra li spettacoli e le filmografie, tutte le cose che toccava le trasformava in magie, e già un mago della risata tra uno sketch e una risata, che nemmeno lui sapeva trattenere, alle battute che d'improvviso riusciva a fare, tra un libro che leggeva, ma che di lettere non ne aveva, era tutta improvvisazione, per quelli che tutti chiamavano signore, si un signore davvero, perchè com'era in televisione e anche per le strade questi era un signore, un signore vero. Ricordo che ogni film, ogni serata di teatro, o ospitata, ero pronto a rovinarmi la serata, pur di restare rapito, da quello sguardo da quel sorriso, dai movimenti di quel Pietro Ammicca 'Affarologo, Tuttologo, Appaltologo', che con ogni gesto interpretava magistralmente, ogni pensiero che portava a pensare la gente, ma che una volta esternato il motivo, portava sul viso un bel sorriso. Da quel bagaglio di grande peso, che lui spingeva con leggiadria, tirava fuori quei 40 e più anni di una carriera, che lo aveva visto spiccare il volo, ma che sempre ringraziava ad ogni finale quella platea che continuava a ringraziare.
Eh già, perchè chi nasce dal popolo, nel popolo vuole restare, e così che lui tra le tante opportunità, ha scelto infine il teatro, per vedere sempre davanti ai suoi occhi, le facce sorridenti di chi era cresciuto con lui e che con lui aveva passato belli e brutti momenti. Eh già, e alla fine quei bei momenti sono arrivati al capolinea, quel capolinea che si chiama vita terrena, che dopo avergli dato gloria e famiglia, lo ha richiamato al suo capezzale "A sor Gì, è ora di andare..." e so' convinto che con un gran viso triste s'è voltato verso Roma e gli ha detto "Se rivedemo quanno se riapriranno le piste", già, purtroppo per uno scherzo del destino, se n'è andato di primo mattino, di un giorno che ricorda le persone scomparse, e che l'amico suo Pomata, glià ricordato con una bella frasata "Te pòssino Mandrà, proprio oggi?", forse dall'artra parte ce sarà stata la risposta, che purtroppo sia Pomata che noi tutti non avemo potuto sentì, ma che forse sarà stata "E che so stato io a sceglie sta sceneggiata? Questa è la chiamata der Signore, quindi bisogna obbedì ar Padrone".

Caro Gigi non so nemmeno come dirti grazie, avrei voluto incontrarti un giorno e dirtelo di persona, ma non ne ho mai avuto la possibilità, e proprio nel momento peggiore, t'è arrivata la chiamata de Nostro Signore, che poteva aspetta almeno che sto scempio finisse, per farti salutare da Roma tua che t'ha sempre acclamato, ma che da casa te piagne, e che avrebbe voluto darti un degno saluto, riempiendo le piazze con un tributo.
Ciao Gigi non ti dimenticheremo mai...