Quasi tutti avremo avuto a che fare con il bugiardino di un medicinale. Si tratta di quel foglietto che contiene una specie di “istruzioni per l’uso” e nel quale sono segnalati pure i vari effetti collaterali del farmaco. Questi sovente sono più catastrofici del reale, ma è assolutamente opportuno e corretto scriverli in quanto l’individuo deve essere ben conscio di ogni minimo rischio che affronta assumendo una data sostanza. Quando si decide di effettuare una cura che prevede l’utilizzo di simili rimedi è sempre opportuno ascoltare il parere di un professionista del settore. Senza dilungarsi ulteriormente in tale discorso, urge sottolineare come quanto sto per scrivere potrebbe essere soggetto alle sopra inidcate, pericolose conseguenze e quindi debba essere interpretato nel rispetto di alcune fondamentali linee guida. Siamo assolutamente fuori stagione, ma è risaputo che “una rondine non fa primavera”. Questo aforisma si fonda su un’importante conoscenza ornitologica. Quando il caldo abbandona il nostro lembo di terra, questi uccelli migrano verso zone più temperate per fare ritorno con il miglioramento climatico. Tale regola permette di associare i primi mesi miti all’arrivo del citato volatile. Come da prassi consolidata, nel momento in cui si analizza un fatto che si ripete nel tempo, esistono le eccezioni. Proprio per questo non si può sostenere di essere giunti in primavera per la presenza di una sola rondine.

La vittoria in Champions del Napoli contro il Liverpool è assolutamente perfetta per rientrare nei canoni manifestati dal descritto proverbio. L’equilibrio è una dote fondamentale che deve essere parte di ogni individuo soprattutto se questi è chiamato a giudicare una situazione. Non si può avere la corretta lucidità di analisi se non si è forniti di detta prerogativa. Il rischio sarebbe quello di farsi cogliere dall’enfasi del momento che offusca la mente e confonde i pensieri. Così si risulterebbe simili a banderuole che vengono scosse a destra o a manca in base alla direzione del vento. Lo splendido successo che i partenopei hanno conquistato al “San Paolo” contro i Reds non può segnalare la guarigione del calcio italiano né, tantomeno, il sorpasso di quest’ultimo su quello inglese. Lungi dal voler sostenere una simile ipotesi ancora lontana dal concretizzarsi, ma “chi vuol essere lieto sia: di doman non c’è certezza”. Tali parole sono contenute nell’opera La canzona di Bacco. Con questo ritornello, Lorenzo de’ Medici intende esprimere come l’essenza della gioia sia la brevità della sua durata e, visto che non si conosce il futuro, è molto meglio godere appieno della felicità del momento. La saggezza del fiorentino è incredibilmente attuale e sempre valida nel tempo.

Allora siamo lieti e godiamoci questa magnifica vittoria con la quale il Napoli si è sbarazzato dei Campioni d’Europa. Seguendo il consiglio del Magnifico si festeggi questo successo del calcio italiano celebrando il momento. Quanto accaduto a Fuori Grotta è qualcosa di strepitoso che merita l’eco mediatico cui è sottoposto. Per trovare una squadra italiana che si sbarazzi dei recenti vincitori della Champions in una gara ufficiale occorre salire sulla macchina del tempo e fare un bel salto nel passato. Due stagioni orsono, la Juventus centrò l’impresa del “Bernabeu” vincendo 3-1 contro il Real Madrid che in quel momento aveva la corona continentale sul capo. Occorre ammettere che quella gara, valida per il ritorno dei quarti della massima competizione per club europea, fu molto condizionata dal risultato maturato all’andata. A Torino, infatti, i Blancos superarono 3-0 la Vecchia Signora ipotecando la qualificazione. Quella osservata in Spagna fu una reazione di rabbia da parte dei piemontesi che riuscirono a disputare una partita quasi perfetta annichilendo i Galacticos. Questi, mostrando una buona dose di tracotanza, probabilmente non si attendevano una simile situazione. Cristiano Ronaldo, ancora numero 7 del Real, sistemò la vicenda nel finale segnando quel gol che cancellò la remuntada bianconera spedendo i campioni d’Europa verso il turno successivo. Per la squadra di Allegri fu la più classica vittoria di Pirro e a festeggiare erano gli sconfitti. Non ci si può, quindi, accontentare di una simile situazione. Si continua ad andare a ritroso lungo l’almanacco del calcio e finalmente si trova un vero successo italico completo contro i re della Champions. Correva l’anno 2015. Il duello porta sempre le medesime firme: Juventus e Real Madrid. Il tecnico livornese si era appena seduto sulla panchina della Vecchia Signora mentre i rivali erano guidati da Ancelotti e giungevano dalla celebre conquista della “decima”. Era maggio e i bianconeri avevano appena rinnovato il loro abbonamento annuale allo Scudetto. I Blancos giunsero a Torino con qualche problema di formazione e Sergio Ramos fu schierato sulla linea dei centrocampisti. I piemontesi, compagine molto forte soprattutto in quel reparto, approfittarono della situazione. Passarono in vantaggio con Morata al quale replicò il solito CR7. Nella ripresa, Tevez si conquistò un calcio di rigore che poi realizzò con freddezza. Finì 2-1 per i padroni di casa. Una settimana più tardi si disputò il ritorno in Spagna e il solito Ronaldo portò avanti il Real mettendo a segno un penalty molto discusso. Nel secondo tempo, però, Morata decise che in finale sarebbe dovuta andare la Juve. Così “el Nino de la casa” fece piangere lo stadio nel quale era cresciuto con il gol che condusse la Vecchia Signora a Berlino. Dopo più di 4 anni, finalmente, una squadra italiana è riuscita a ottenere un grande successo contro i campioni d’Europa in carica.

Occorre goderselo sino in fondo anche perché il Napoli ha tutte le carte in regola per disputare una buona Champions. I campani sembrano plasmati per tale competizione. Il loro tecnico è un mago del torneo ed è già stato in grado di conquistarlo in ben 3 occasioni: 2 con il Milan e una con il Real Madrid. E’ un grande gestore di uomini e pare perfetto per condurre le compagini nelle acque movimentate della manifestazioni a eliminazione diretta. Gli azzurri, poi, vantano una forma che par proprio perfetta per questo tipo di kermesse. Sono composti da giocatori molto forti che però non mostrano una grande continuità. Potenzialmente sarebbero eccellenze del calcio mondiale, ma capita che per qualche motivo possano staccare la spina e perdere punti che in campionato costano la conquista dello Scudetto. Se focalizzati sull’obiettivo e contro avversari molto stimolanti, però, hanno tutte le capacità di raggiungere importanti traguardi. Non è un caso se Klopp ha sostenuto che il Napoli possa fare un percorso importante nell’attuale Champions League. Trascinati da un pubblico caldo come quello partenopeo che è sempre molto umorale, tracciando la giusta rotta, gli uomini di Ancelotti potrebbero davvero rappresentare una piacevole sorpresa. Meret sta dimostrando di essere un portiere capace. D’altronde, in questo ruolo, la scuola italica è un’assoluta garanzia di successo. Koulibay e Manolas stanno raggiungendo un importante amalgama con il senegalese che pare aver deciso di aiutare il greco nel suo periodo di ambientamento all’interno dei meccanismi difensivi azzurri. Di Lorenzo si sta riscoprendo un gran terzino che potrebbe risultare utile anche all’Europeo. Allan è la solita roccia. Ruiz, recente campione continentale con l’under 21 spagnola, matura costantemente avvicinandosi sempre di più alle sembianze del campione. Mertens sta ritrovando la giusta verve e i suoi colpi straordinari. Lozano è quell’attaccante giovane dalla manifesta caratura internazionale che ha le caratteristiche adatte per il reparto avanzato azzurro. Llorente è la ciliegina sulla torta di una fase avanzata già forte. Probabilmente, in quel ruolo, risulta essere ancora più importante di quel Mauro Icardi di cui a lungo si è parlato associandolo al Napoli. Il Re Leone ha un grande carisma europeo e accetta di buon grado le “rotazioni ancellottiane”. I partenopei sono una compagine davvero forte che ora dovrà essere molto abile nel gestire l’importante vantaggio maturato nel girone con il successo di ieri sera. Portarsi 3 lunghezze sopra il Liverpool significa essersi già posti in una situazione ottimale. Il Genk visto a Salisburgo non ha l’apparenza di una corazzata. Un’ipotetica vittoria in Belgio nel prossimo turno provocherebbe un ulteriore allungo su inglesi o austriaci che sembrano al momento le vere candidate a giocarsi l’accesso agli ottavi di finale di Champions proprio con gli italiani. A proposito di Belpaese, il grande successo azzurro contro il Liverpool cela un significato importante per tutto il nostro calcio. Si è già detto che i Reds sono i Campioni d’Europa in carica, ma è tutto il “pallone inglese” che sta spadroneggiando e manifestando il suo immane potere. Urge ricordare, infatti, che il Chelsea ha vinto l’ultima edizione di Europa League. La vittoria del Napoli assume, quindi, un valore determinante anche da questo punto di vista. Il primo duello della nuova stagione è stato vinto da noi. La speranza è che sia di buon auspicio anche perché, solo qualche mese fa a Edimburgo, sempre i campani erano riusciti a impartire una gran lezione ai medesimi avversari puniti anche ieri sera. In Scozia si trattava solo di un’amichevole, ma è pur sempre una conferma dell’ipotesi.

Se si vuole sostenere la tesi di un buon momento del calcio italiano, basarsi esclusivamente sulla vittoria del Napoli contro il Liverpool è alquanto riduttivo. Allora urge riflettere sulla crescita che sembra mostrare la serie A. Se nelle trascorse stagioni si millantava la detta idea, questa volta la teoria pare supportata dalla pratica. Il livello del nostro massimo campionato sarebbe davvero aumentato. Se giustamente non ci si vuole affidare solo a una mera previsione, si analizzino alcuni parametri concreti. Già detto del Napoli, si osservi la Juve che è riuscita a riportare in patria l’ultimo tecnico in grado di conquistare l’Europa League. Chiaramente ci si riferisce a Maurizio Sarri. Non ci si può dimenticare che all’ombra della Mole lavorano professionisti del calibro di Cristiano Ronaldo, Rabiot e Ramsey. Quest’ultimo ha scelto il Belpaese proprio a discapito della Premier League. Militava, infatti, nell’Arsenal. L’Inter, per sua volontà, ha perso Icardi. Detto questo, ha conquistato le prestazioni di un tecnico vincente come Conte e sostituito l’argentino con un attaccante del valore di Lukaku strappato proprio al calcio inglese. Un giocatore del calibro di Sanchez ha deciso di provare a tornare sui livelli di un passato che gli permise di vincere la Champions con il Barcellona proprio alla corte di Suning. Sempre d’oltremanica è giunto anche Mkhitaryan. L’armeno ha scelto le bellezze della Città Eterna, sponda giallorossa, per la sua avventura italica. “Tre indizi fanno una prova”. Qui ne abbiamo ben 4 e la fuga dalla Britannia per giungere nello Stivale è apparsa quasi conclamata. Non sfuggirà al lettore che trattasi di giocatori nel pieno della loro attività agonistica. Non si sta certo parlando di atleti venuti a svernare in un campionato inferiore con l’intento di chiudere la loro carriera percependo una specie di pensione dorata. L’elenco non è solo rivolto al “pallone anglosassone” perché anche Ribery, proveniente dalla Bundesliga, ha scelto la nostra serie A. Se qualcuno nutriva il dubbio che il francese giungesse in Italia al solo scopo di lucro, la sfida tra Fiorentina e Juventus potrebbe averlo convinto del contrario. Non si possono poi dimenticare i recenti risultati della nostra nazionale composta soprattutto da giovani forti. Tra questi spuntano i nomi di Donnarumma, Sensi, Lorenzo Pellegrini, Barella e Belotti che si stanno distinguendo positivamente anche all’interno dei rispettivi club.

Da ultimo, ma non certo per importanza, occorre analizzare un’altra questione che deve stare molto a cuore al nostro calcio. Mi riferisco al “caso ultras”. Non si vuole certo affermare che la situazione sia rosea. Tutt’altro. I recenti sviluppi, però, mostrano l’idea di un cambiamento. Si dice che il primo passo per guarire è rendersi conto di essere ammalati. Molto bene. Sembra proprio ciò che sta accadendo. Il razzismo è un problema assolutamente primario all’interno dei nostri stadi. Pare inutile esercizio di stile dilungarsi oltre con inopportuni moralismi. Già il fatto che ultimamente ogni singolo episodio emerga e venga tacciato negativamente per un lungo lasso temporale è un passo avanti rispetto a un silenzio dettato da menefreghismo misto a paura. Ora servirebbero norme severe che puniscano chi assume certi comportamenti. Queste regole non devono colpire la società, ma il singolo “tifoso”. La responsabilità oggettiva è una fattispecie che certamente non aiuta il nostro calcio e questo si evince chiaramente dai recenti fatti che hanno coinvolto la Juventus. E’ ormai noto che soggetti facenti riferimento a taluni gruppi organizzati di ultras bianconeri sono stati sottoposti a una serie di misure cautelari ordinate a seguito delle indagini dovute a una denuncia partita proprio dal club piemontese. Tra i reati contestati a questi personaggi vi sarebbe pure l’estorsione che, stando ai media, si sarebbe verificata anche tramite la minaccia di azioni da effettuarsi all’interno dello stadio e che avrebbero avuto conseguenze negative sulla stessa Vecchia Signora. L’articolo 27 della Costituzione richiama alla “presunzione di innocenza” e fintanto che non vi sarà una sentenza definitiva nei confronti di questi individui non si possono considerare colpevoli. Intanto, però, qualcosa si sta muovendo e l’idea è quella di escludere dal mondo del pallone quei soggetti che nulla vi hanno a che fare.

Tutto sommato, forse, si viaggia verso un futuro migliore. Siccome questo barlume di speranza giunge in un tunnel molto buio: “chi vuol essere lieto sia: di doman non c’è certezza”.