Vorrei chiarire subito un punto. L’emergenza da covid-19 non è finita e occorre mantenere sempre alta l’attenzione onde evitare di ricadere nel pieno di un problema che sarebbe distruttivo per il Paese. Quest’ultimo, infatti, si troverebbe a scegliere tra il collasso economico e quello sanitario. E’ chiaro che, essendo componenti di un sistema, tali settori sono collegati e qualsiasi decisione sarebbe deleteria. Bisogna assolutamente scongiurare una simile situazione. Recentemente è sorto più di un focolaio e urge restare molto vigili. Il Premier Conte ha sostenuto che un’eventuale seconda ondata sarà controllata tramite l’igiene, l’utilizzo delle mascherine e accorgimenti da adottare a livello locale. Rivivere la vicenda dei mesi appena trascorsi diverrebbe veramente impossibile. Proprio in tale ottica è obbligatorio rispettare protocolli e misure che sono norme. Le regole possono essere non condivise e pure contestate, ma è assolutamente doveroso seguirle. Questo vale in ogni periodo e indipendentemente dalle attuali problematiche. Chiarito il punto, è innegabile che la realtà sia fortunatamente modificata rispetto al recente passato. Le strategie e soluzioni adottate per sconfiggere il coronavirus, però, hanno cambiato il mondo. Sono variati molti aspetti della vita. Non sono soltanto le abitudini a essere diverse, ma pure le realtà. Non bisogna, poi, dimenticarsi del tempo. Nel capolavoro di Lewis Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie, la protagonista domanda al Bianconiglio: “Quanto tempo è per sempre?” Lo strano personaggio le risponde: “A volte, solo un secondo”. E’ proprio così. Eraclito affermava che “Tutto scorre”. Il quanto non è calcolabile, ma sicuramente il passare di tale elemento dona nuove sembianze all’esistenza anche senza l’intervento di importanti fattori terzi.

La Nostra Nazionale non scende in campo dal 19 novembre 2019 quando si abbatté come un ciclone sull’Armenia sconfiggendola per 9-1 nell’ultima gara delle qualificazioni a Euro 2020. Sono trascorsi circa 8 mesi che rappresentano un’eternità, ma l’attesa sarà ancora lunga. Per rivedere gli azzurri, infatti, dovremo aspettare settembre. Per una compagine ritrovarsi a quasi un anno di distanza dall’ultima volta rappresenta una situazione nuova e mai verificatasi almeno nel calcio moderno. Sarà come rinascere? Proprio questo quesito mi ha spinto a scrivere il pezzo. Vorrei capire come l’Italia giungerà a tale appuntamento e, di conseguenza, riprenderà il cammino che la condurrà alla kermesse rinviata alla prossima estate. L’analisi è alquanto complessa per svariati motivi. La squadra di Mancini non è una realtà già affermata. Non si compone di campioni con un ampio curriculum internazionale. E’ una creatura in crescita. Con il massimo rispetto e le opportune proporzioni, paragonerei il suo sviluppo a quello di uno studente delle scuole superiori. Tale fase della vita è denominata adolescenza. E’ un momento piuttosto complesso durante il quale emerge la personalità di un individuo. Questa si plasma. Ai cambiamenti psicologici si associano quelli del fisico che erano già iniziati nella pubertà. La Nostra Nazionale vive un periodo simile. Dopo il disastro della mancata qualificazione al Mondiale 2018, gli azzurri sono ripartiti da zero sotto la sapiente guida di “Papà Roberto Mancini”. Il c.t. è stato molto abile nel gestire la fanciullezza della sua creatura e l’ha indirizzata sulla via della vittoria. Ora, però, l’emergenza dovuta al SarsCov2 ha bloccato tutto. Per parecchi mesi i ragazzi non hanno potuto frequentare l’ambiente scolastico. Si sono abituati a una nuova realtà fatta di lezioni online e ritmi completamente diversi. Come sarà il rientro in classe? Come reagirà l’adolescente a un nuovo radicale cambiamento avvenuto in uno spazio temporale sufficientemente lungo per adattarsi ad altro stile di vita? E’ la classica domanda da un milione di euro che si potrebbe effettuare anche riguardo all’Italia. Il tecnico marchigiano come ritroverà la sua squadra?

Quasi un anno dopo! E’ incredibile. Mancini rischia di incontrare uomini e calciatori molto diversi da quelli che conosceva. L’emergenza da covid-19 potrebbe aver modificato anche il singolo individuo. Indipendentemente dall’essere stati contagiati o meno, la realtà degli ultimi mesi può avere prodotto importanti effetti sulla psiche di ognuno di noi. Magari, poi, lo jesino convocherà qualche ragazzo che ha vissuto sulla sua pelle la triste esperienza della malattia. Questa potrebbe non aver provocato gravi conseguenze nel fisico dell’atleta, ma forse ha avuto influenza sulla mente. Non è semplice restare circa 3 mesi chiusi all’interno della propria abitazione con le tenebre che avvolgono l’ambiente circostante. Basterebbero già le descritte variabili, ma non sono le sole. A complicare ulteriormente la situazione è l’età media piuttosto bassa della squadra. Sia chiaro: si parla di uomini già fatti e formati, ma è realistico affermare che, soprattutto tra i 20 e i 30 anni, un periodo così lungo di tempo possa provocare modifiche in una persona. Occorre sempre ricordare che i giocatori non sono automi. Hanno un’anima e un cuore alla stregua dei loro simili e sono soggetti alla medesima essenza di specie. Valgono le stesse nostre regole. Dal punto di vista professionale, invece, le novità sono più percepibili. In un anno, questi giovani atleti hanno proseguito la formazione. Logicamente hanno risposto alle loro inclinazioni e alle richieste dei vari allenatori.

Ora sorge spontaneo un altro quesito. Con tali premesse, chi farà parte della Nazionale post coronavirus? Ecco un’ennesima domanda dalla difficile risposta. Dopo quanto affermato, è assolutamente scontato ricordare che chi si trova in un momento positivo potrebbe vivere un periodo difficile nel giugno 2021, mese in cui dovrebbe iniziare l’Europeo . Al contrario, chi ora è in fase di calo ha tutto il tempo per recuperare. Questa differenza vale pure tra oggi e settembre, quando Mancini effettuerà le prime convocazioni. Si pensi, per esempio, a Sensi. Durante gli ultimi impegni della Nazionale rappresentava il fulcro dell’Inter. A causa di svariati problemi fisici è ormai sparito dai radar. Pure Castrovilli non è nell’istante più felice della sua giovane carriera e Zaniolo dovrà recuperare da un grave incidente. Luca Pellegrini pareva, ormai, in pianta stabile nelle convocazioni azzurre, ma ultimamente ha dovuto far fronte a qualche difficoltà. E’ altrettanto vero, però, che non è consigliabile modificare un gruppo già ben delineato. Il rischio, che assomiglia molto a una certezza, sarebbe quello di impedirgli la creazione di un’identità. Tale prerogativa risulta fondamentale per una compagine che deve affrontare un importante torneo. Con questi principi ben saldi nella mia mente, provo a immedesimarmi nel c.t. e a indicare quella che potrebbe essere l’Italia del futuro. Si tratta chiaramente di un esercizio che rischia di risultare totalmente evaso dalla realtà dei fatti.

Non credo vi siano grandi dubbi per quanto concerne il ruolo di portiere titolare. Donnarumma è l’erede designato di Gigi Buffon. Nutro maggiori perplessità sui suoi vice. Sirigu, Gollini, Meret, Cragno e Perin si giocano 2 posti con l’atalantino e il granata che paiono avvantaggiati. In ogni caso, il c.t. ha enormi problemi d’abbondanza. Nessuna nazionale al mondo può vantare di tanta grazia. Stabiliti i vari ultimi baluardi, occorrerà avere un’indicazione di modulo per comporre il resto della squadra. L’idea sembra essere quella del 4-3-3. E’ logico che, strada facendo, si può lavorare su diverse ipotesi. Si dovrebbe, però, partire con quello schema. Per quanto concerne il ruolo di terzino destro, restano attenzionati i nomi di Di Lorenzo, Florenzi e Izzo. Non si escludono, però, l’esperienza e la duttilità di De Sciglio. Nel cuore del reparto, Bonucci è praticamente certo del posto. Chi lo affiancherà? Chiellini e Acerbi sono i principali indiziati. Il quarto tassello potrebbe essere Romagnoli, ma la crescita di Caldara non è da sottovalutare. Sulla corsia di sinistra, spazio a Emerson Palmieri con Spinazzola e Biraghi a guardargli le spalle. La mediana sarà composta da Barella, Jorginho e Verratti. Questi giocatori, sino a ora, hanno rappresentato le certezze di Mancini e non credo modificherà una simile impalcatura. Per il momento, ha condotto a importanti soddisfazioni. Il marchigiano potrebbe sperare pure in un’inaspettata sorpresa: il trasferimento del giocatore del Chelsea alla Juve. L’abitudine di un calciatore della nazionale a disputare il torneo del Paese che rappresenta può agevolare i rapporti e la conoscenza dei compagni. La storia degli azzurri è abbastanza emblematica rispetto a tale verità. Nel 2006, per esempio, i titolari di quella rosa campione del mondo erano tutti parte della serie A. Dietro a questo terzetto, il c.t. dovrebbe contare sul recupero di Zaniolo. Ci sarà, poi, uno spazio per Tonali. Gli altri protagonisti potrebbero essere Lorenzo Pellegrini e Castrovilli con la speranza che ritrovino una buona condizione. Non si escludono Zaccagni e Locatelli. Quest’ultimo sta rinascendo con la maglia del Sassuolo dopo l’exploit del primo periodo milanista. Si giunge, quindi, alla questione attaccanti. Momentaneamente scartata l’ipotesi del “falso nove”, il tecnico marchigiano dovrebbe garantire fiducia all’attuale capocannoniere del campionato, Immobile. Gli scudieri potrebbero essere Bernardeschi, che sta ritrovando un posto da titolare nella Juve, e Insigne. A completamento del reparto, invece, spuntano i nomi di Belotti, Orsolini e Lasagna. Il giocatore dell’Udinese sta recuperando uno smalto interessante. Attenzione, poi, a Politano. A meno di miracoli, non credo ormai sia nemmeno più discussa la “questione Balotelli”

Un ipotetico 4-3-3, consolidato dai buoni risultati, vedrebbe: Donnarumma; Di Lorenzo (Florenzi), Bonucci, Chiellini (Acerbi), Emerson (Spinazzola); Barella (Zaniolo), Jorginho, Verratti; Bernardeschi (Zaniolo), Immobile (Belotti), Insigne. In un’epoca di cambiamenti, Mancini potrebbe anche creare un nuovo 4-2-3-1. La difesa resterebbe la medesima. In mediana l’idea sarebbe quella di schierare Jorginho e Barella. Bernardeschi o Zaniolo, Verratti e Insigne agirebbero dietro a Immobile. In questo caso, Lorenzo Pellegrini potrebbe pure rappresentare una soluzione alternativa al pescarese. Lo stesso vale per Zaccagni. Non si scarta nemmeno il 4-4-2 con il centrocampista del Chelsea, o quello del Psg, e Barella nella mezzaria. Il numero 33 della Vecchia Signora e il capitano del Napoli sono adattabili al ruolo di ala. In attacco si può pensare all’artiglieria pesante: Immobile-Belotti. I fari sono pure puntati su un 3-5-2. Acerbi, Bonucci e Chiellini non sono nuovi a tale soluzione. Tutti i terzini a disposizione del marchigiano sono uomini in grado di giocare come esterni di un centrocampo a 5. Il trio in mediana non subirebbe stravolgimenti. Se non si opta per una coppia di centravanti, rischierebbe di sacrificarsi l’attacco con Bernardeschi e Insigne che non sono propriamente seconde punte. Le ultime soluzioni appaiono chiaramente forzate e rappresenterebbero, magari, alternative valide a gara in corso per cercare di modificare le carte in tavola.

Tutto è in divenire. Ogni situazione rischia di essere completamente nuova e penso che ogni tifoso della nostra nazionale sia curioso di osservare il futuro. Il covid-19 ha levato ogni certezza, ma la speranza è che il meccanismo ben oliato del nuovo corso targato Mancini possa trovare conferma sin dai prossimi impegni.