Stefano Pioli è un bravo allenatore ed una brava persona come poche se ne trovano nel mondo del calcio: di carattere è umile, educato verso le società per cui lavora, verso i giornalisti e verso gli avversari, a cui fa spesso i complimenti quando fanno meglio delle sue squadre.
In campo dà sempre fiducia ai giovani, che difende dalle critiche e crede in un calcio offensivo e verticale, modello europeo, che esalta, valorizza i suoi giocatori. Con loro ha un rapporto sincero, quasi d'amicizia e raramente ci sono tensioni. Anzi, spesso da loro riceve attestati di stima e complimenti.
Paradossalmente è uno dei pochi ad avere unito i tifosi dell'Inter e del Milan: i supporters nerazzurri, dopo il suo addio in un'annata travagliata per la "Beneamata", gli dedicarono uno striscione con scritto Pioli, unico interista della stagione.
Quelli del Milan gli hanno dedicato l'ormai celebre "Pioli is on fire", sulla melodia di "Freed from desire".
Con Firenze avrà sempre un rapporto speciale: era lui il tecnico nella stagione segnata dalla morte di Davide Astori, con cui Pioli aveva un ottimo rapporto. In quei mesi dolorosi il tecnico emiliano è stato vicino al suo gruppo, lo ha compattato ancora di più e quando è tornato nella città gigliata da avversario, quest'ultima lo ha sempre accolto con applausi e affetto nella memoria di DA13. Dopo una buona carriera (ha fatto bene al Chievo, al Sassuolo, al Bologna, alla Lazio) si è consacrato con il Milan con cui ha svolto un lavoro straordinario, riportandolo in Champions League 7 anni dopo l'ultima volta e alla vittoria dello Scudetto (primo trofeo in carriera il tecnico), festeggiato con il nipotino. In entrambe le stagioni i rossoneri non erano assolutamente i favoriti, non avevano la squadra più forte e completa, anzi la rosa era giovane, poco esperta e presentava lacune ma era unita e coesa e Pioli ha sempre avuto fiducia nei suoi giocatori. Alla fine ha avuto ragione lui.

E con questo ci colleghiamo al pregio più grande di Pioli che è sempre ottimista, fiducioso, non si lamenta, non si fa abbattere dalle ingiustizie e dalle difficoltà. Quando l' arbitro commette un errore (esempio Milan-Spezia 1-2, con Sozza che annulla la rete regolare di Rebic), non la colpa al direttore di gara, ma fa mea culpa, dà la colpa a se stesso e alla sua squadra, incapace di non essere andata oltre l'errore arbitrale.
In fase di mercato nelle conferenze stampa non lo sentirete mai dire "ci servono giocatori, questi che abbiamo non bastano per vincere". No, Pioli è aziendalista, lascia le questioni di mercato alla società, è in totale sintonia con i dirigenti, si fida del loro lavoro e intanto punta a valorizzare i giocatori che ha a disposizione.
Infine il tema infortuni: spesso al Milan ha dovuto affrontare una serie di infortuni impressionati che però mai ha usato come scuse, alibi, anzi ha spronato i "superstiti" a dare ancora di più. E così probabilmente ha fatto prima della dura trasferta di Salerno per la gara inaugurale della ripartenza del campionato dopo la lunga sosta per il Mondiale.
A novembre il Milan ha chiuso al 2º posto in campionato e con la qualificazione agli ottavi di Champions League. Tuttavia era sembrato stanco (Pioli stesso lo ha ammesso) e il gioco era apparso lento e prevedile: la causa probabilmente era nel doppio impegno campionato-Champions League, ma anche per la già citata serie di infortuni, che però il tecnico non ha usato per giustificare il calo. E anche al rientro dalla pausa la situazione per il Milan non è effettivamente cambiata: 6 infortunati tra cui il portierone titolare Maignan, il totem Ibra più una serie di riserve, utile nelle rotazioni come Florenzi, Origi, Rebic e Toure. In una situazione del genere Pioli, per la gara di Salerno, si è affidato in toto a coloro che gli hanno vinto il Tricolore nella scorsa stagione, 2021-2022 ma anche tra i titolari c'erano criticità. Il portiere Tatarusanu era reduce da prestazioni poco brillanti in amichevole, Calabria era fuori da Ottobre per infortunio mentre la coppia centrale Kalulu-Tomori (quest'ultimo in calo come De Vrij all'Inter) non giocava da 2 mesi.
In mezzo, per Bennacer e Tonali, due fra i centrocampisti che corrono di più in campionato, la sosta è stata una manna per rifiatare ma anche loro non giocavano gare ufficiali da 2 mesi. Sulla trequarti Saelemaekers tornava da un lungo infortunio, Brahim Diaz è sempre a corrente alternata e Leao, be' Leao è Leao, fuoriclasse di una squadra sulla carta modesta ma con un grande cuore.
Davanti l'eterno Giroud, costretto come il terzino Theo Hernandez, agli straordinari dopo essersi laureato giusto due settimane fa vice campione del mondo con la Francia. In panchina oggettivamente poca cosa, escludendo Pobega, mediano box-to-box e l'unica risorsa offensiva De Keteleare, reduce però da una deludente prima parte di stagione.
Insomma, alla vigilia le sensazioni erano abbastanza negative e l'inizio di partita lo certifica.
La Salernitana, spinta dal proprio caloroso pubblico, inizia il match in modo arrembante con una pressione alta, il Milan, arroccato dietro, soffre ma come spesso accaduto nell'era Pioli getta il cuore oltre l'ostacolo e presto esce alla grande dalle difficoltà. Le nubi si dilatano ed esce il sole quando i rossoneri capiscono che la medicina per curare l'asfissiante febbre granata non è il fraseggio corto che spesso usano ma è lanciare lungo per gli strappi degli attaccanti. Come avviene al 5', quando Leao, servito da Giroud, si invola contrastato da Lovato e Fazio, ma la sua conclusione mancina è parata da Ochoa, leggendario portiere messicano alla prima in A.
Il n.17 ha però preso le misure e alla seconda occasione, al 9', non sbaglia: imbeccato da Tonali, si divora la savana della metà campo granata, dribbla Ochoa uscito alla disperata e deposita in rete con il mancino: 0-1.
Al 14' I meneghini raddoppiano: Tonali calcia, il portiere padrone di casa respinge, Brahim Diaz raccoglie il pallone e lo ripassa al n.8 che un destro a incrociare trova lo ​​​​​​0-2.
Forte dei due gol di vantaggio, il Milan abbassa i ritmi e gestisce facendo molto possesso palla, come piace a lui.
Al 23' piccolo brivido per il Diavolo con il destro di Dia murato da Tomori, unicum in un inatteso dominio dei meneghini che al 28' sfiorano lo 0-3 con una doppia conclusione di Brahim Diaz, la prima murata da Fazio, la seconda terminata a lato. Tris sfiorato anche al 31' con Giroud, che servito di tacco da Leao spara su Ochoa con il mancino.
Termina 0-2 un frizzante primo tempo.
Nella ripresa il copione non cambia: Salernitana tanta fumo, tanta fisicità e aggressività, ma niente arrosto, niente conclusioni in porta.
Un cinico Milan flirta più volte con la terza marcatura, protagonista il sempre verde Giroud: il n.9 prima non aggancia il cross di Saelemaekers poi tutto solo conclude tra le braccia di Ochoa, servito da Leao, devastante con le sue accelerazioni.
Al 61'il tris arriva: Tomori in mischia su calcio d'angolo gira con il destro, Brahim Diaz con una zampata mette dentro ma il Var annulla per fuorigioco del n.10 ex City e Real. La partita si tranquillizza, parte la girandola di cambi da una parte e dall'altra. Al 75'Bradaric viene espulso ma il Var corregge e il laterale croato viene solamente ammonito. All'81'Giroud trova sulla strada del terzo gol, ancora Ochoa che poi risponde presente anche sul neoentrato De Keteleare, subentrato nel complesso bene con alcune giocate e imbucate interessanti.
Gol mangiato, gol subito: Bonazzoli, promesso sposo della Cremonese ed entrato nella ripresa, gira con il mancino il cross di Coulibaly, trova così l'1-2 e infiamma l'Arechi.
Il Milan, anziché abbassarsi a difesa del vantaggio, continua ad attaccare, ma si scontra ancora col muro Ochoa, miracoloso su Tonali e De Keteleare. Il tacco destro di Dest, su cross di Vranckx, finisce fuori.
Finisce 1-2, il Milan si porta a 36 punti e accorcia sul Napoli capolista, caduto contro l'Inter, ora distante 5 punti.

Come spesso accaduto nell'era Pioli, i meneghini trovano la forza nelle difficoltà, conquistano l'ennesima vittoria e ripartono come meglio non potevano dopo la sosta. 
Buona
la prestazione: i rossoneri hanno colpito al momento giusto soffrendo pochissimo, poi, subíto il gol dei granata, hanno gestito bene il momento evitando di abbassarsi e hanno conquistato i 3 punti.
Il tecnico parmigiano si può rammaricare solamente delle tante occasioni sciupate che non hanno permesso ai suoi di chiudere un match che dal nulla si era riaperto.
Oggi però può essere soddisfatto e guardare con fiducia al futuro, consapevole di avere a disposizione una squadra dura come l'acciaio, che non molla e che è più forte della stanchezza e delle defezioni.

Tabellino e pagelle 
Salernitana (3-5-2): Ochoa 6.5, Lovato 5 (63'Daniliuc 5.5), Radovanovic 5, Fazio 5, Sambia 5.5 (84'Valencia 5), L.Coulibaly 5.5, Bohinen 5 (84'Kastanos 5), Vilhena 5 (63'Bonazzoli 6), Bradaric 5.5, Piatek 5.5, Dia 5. 
All.Nicola: 5. Ho sempre stimato il tecnico piemontese per le imprese compiute nel corso della sua carriera, le salvezza del Crotone e della Salernitana su tutte ma la tattica di oggi è stata suicida: non si può mantenere un pressing e un baricentro così alti contro Leao.

Milan (4-2-3-1): Tatarusanu 5.5, Calabria 6 (72'Gabbia 6), Kalulu 6, Tomori 6, T.Hernandez 6, Bennacer 6, Tonali 7, Saelemaekers 6 (85'Dest 6), B.Diaz 6 (63'De Ketelaere 6), Leao 7.5, Giroud 6 (85' Vranckx 6). 
All.Pioli: 6.5. Partenza forte, 2 gol, gestione e reazione: il suo Milan ha offerto davvero una bella prestazione. Un filo tardivi i cambi dato che la condizione non è ancora al top e sabato c'è la Roma.
Possesso palla: 44%-56%
Tiri: 8-16,1-10
Calci d'angolo:6-2
Recupero: pt 2',st 8'