Continassa, all’indomani della semifinale Real Madrid vs Manchester City, ore 11;00, la squadra si sta allenando agli ordini di Landucci.
Fagioli: “Mister, i dieci giri di campo li ho finiti, vuole che ne faccia ancora altri 5? Non mi sento per nulla stanco, d’altronde domani avrò bisogno di partire bello scattante…”
Landucci, che ha capito benissimo dove Fagioli vuole andare a parare, e cioè sapere se Allegri ha previsto per lui, per la partita col Siviglia una partenza dal primo minuto, oppure a partita iniziata (l’eventualità di non giocare proprio non viene nemmeno presa in considerazione) tace con un sorrisetto sardonico da Monna Lisa, che più enigmatico di così sarebbe stato impossibile.
Fagioli non molla: “d’altronde Locatelli e Miretti ultimamente hanno giocato quasi sempre, e un turno di riposo ci starebbe tutto, soprattutto tenendo conto anche del fatto che a distanza di pochi giorni c'è poi subito anche la Cremonese. Io invece, stando anche ai dati raccolti sul mio stato di salute e di forma, risulto in formissima…
Landucci: “Fagioli, il mister è stato categorico: se vuoi giocare devi riuscire a scoprire chi è stato che ha scritto sul muro del primo bagno a destra Allegri out.”
Fagioli: “Eh, lei la fa facile, ma guardi che ormai l’avranno capito che sono io quello che spiffera, non sono mica scemi. Come dovrei fare?”
Landucci: “io non voglio sapere niente, veditela tu, fai come ti pare, ma questa informazione il mister la vuole avere, eventualmente prometti un posto da titolare anche a chi deciderà di darci una mano”
Fagioli: “ok va bene ci provo, anche se, la mia sensazione è che sia stato uno tra Locatelli e Miretti, o forse tutti e due! Io, se non dovessi riuscire a trovare con certezza chi è stato, nel dubbio terrei fuori quei due lì, non mi dicono niente di buono”.

Non appena Fagioli si allontana, è Locatelli ad avvicinarsi a Landucci per dirgli che è una vergogna che quando si viene sostituiti si debba inveire nei confronti dell'allenatore. 
Locatelli: “l'allenatore è sacro! Lui decide, e a noi tocca solo fare del nostro meglio per seguire le indicazioni che ci fornisce. Se poi il mister dovesse schierarmi dal primo minuto per la semifinale di domani, col Siviglia, sarei pronto anche a mettermi in porta, se il mister me lo chiedesse. Per favore, mister Landucci, lo riferisca a mister Allegri: sarei pronto a qualsiasi cosa, e quando dico qualsiasi cosa intendo davvero qualsiasi cosa…”
Negli occhi di Landucci si accende all’improvviso una luce sinistra: “ok, aspetta che me lo segno…“, poi, bofonchiando qualcosa a malapena comprensibile, del tipo…: Locatelli si dà disponibile a fare qualsiasi cosa: da tenere presente per l’orgia di venerdì a casa di Lapo…
Locatelli, tutto contento torna ad allenarsi. Era certo che la sua duttilità e capacità di adattarsi a qualsiasi ruolo, prima o poi gli avrebbero permesso di farsi apprezzare e di raggiungere traguardi inimmaginabili fino a pochi anni prima!
Bonucci si allenava con gli altri. Certo… non dando l’impressione di ammazzarsi dalla fatica, quello no. D'altronde, difficilmente Allegri lo avrebbe schierato, e quindi l’intensità degli allenamenti non era certo di quelli qualche anno fa, quando i traguardi da raggiungere erano evidenti e… motivanti.  

Per ciò che riguardava invece altri aspetti, le motivazioni continuavano ad essere sempre ben forti. Ad esempio, spinto da una innata predisposizione, continuava ad essere notoriamente il gradasso del gruppo. Da sempre, per le sue imprese da bullo, sceglieva le sue vittime tra i compagni più timidi e più riservati.
Chiesa, ad esempio, così bravo e così apprezzato da tutti gli faceva una rabbia! Cosa faceva allora? Lo prendeva e lo obbligava a entrare in un armadietto dello spogliatoio, chiudersi dentro, e rimanere lì dentro anche ore, alla sua mercé. Poi, di tanto in tanto dava un pugno o un calcio all'armadietto, gridando il titolo di una canzone che il povero Chiesa da dentro l'armadietto doveva poi cantare.
Parliamo di questa sua abitudine al passato perché da quando c'è Gatti, quello che finisce nell'armadio a cantare le canzoni è proprio Bonucci! Questo avvicendamento nel ruolo di Juke-box avvenne la prima volta che Bonucci provò a fare questo giochino anche con Gatti, il quale non solo gli disse di no, ma gli diede anche una repentina e violentissima scarica di calci nel culo, alla fine della quale lo pregò gentilmente, tirandolo per un orecchio, (fin quasi a strapparglielo dalla sede naturale n.d.r.) a entrare dentro l'armadio, e rimanerci tutta un'intera giornata. Dopo quell'episodio, ognuno, quando ha voglia di sentire una canzone, non ha che da guardare Bonucci, fargli un cenno col capo, affinché entri nell’armadietto e si chiuda dentro, e dirgli, senza bisogno di alzare inutilmente la voce, quale canzone gradirebbe sentire.

Perin: “allora, Mister, me la fate la bella sorpresa di far giocare me domani, col Siviglia? Prometto che paro pure le mosche, ahahah”. Senza dubbio Perin era il “guascone” della compagnia, in allenamento, non la finiva di raccontare aneddoti, dai più recenti, tipo: “oh, lo sapete che ieri sera io e i miei figli abbiamo fatto prendere a mio suocero uno spavento talmente forte che gli è venuto un ictus, ché se lo sono dovuto portare via con l’ambulanza per vedere se si poteva ancora fare qualcosa. Che risate ahahah madoooo!”.
Dicevamo, dai più recenti, fino a quelli più lontani, spingendosi fino all’infanzia. A volte era talmente forte in lui, la pulsione di raccontare, raccontare, raccontare, da indurlo a farlo anche nel bel mezzo di una partita, a volte addirittura durante un’azione potenzialmente pericolosa che lo coinvolgeva direttamente. Parava un tiro, e invece di dire, che so io, a Cuadrado, piuttosto che a Bremer, o a Danilo cosa fare, agitava sta benedetta palla (anche col rischio che gli sfuggisse di mano e la mandasse in porta da solo) e diceva: “ve l’ho raccontato di quella volta che allentai i bulloni delle ruote d’avanti della Lamborghini di Dybala e alla prima frenata forte le ruote rimasero dov’erano e la macchina andò a sbattere contro un muro? Ahahahah. Quando andarono a recuperarlo lo trovarono che piangeva come un bambino, e non si capiva se era per la macchina o per lo spavento! Ahahah“. Andava a finire che a ridere così tanto e così forte veniva da piangere anche a lui. “E quell’altra volta? Che misi un’intera boccetta di Guttalax nella minestra di Bonucci, prima della finale di Cardiff, che poi a metà del secondo tempo non riuscì più a trattenerla e se la fece addosso? Per fortuna che quella sera pioveva forte, così tra una cosa e l’altra nessuno notò niente, se non che Bonucci era piegato dai dolori addominali: ahahah. Che risate! Per noi che eravamo in panchina fu uno spasso unico”.

Quella volta che raccontò questa del Guttalax, mentre la partita andava avanti, lo raggiunse Bonucci, che aveva sentito tutto, e che ancora non era riuscito a smaltire lo smacco di Cardiff… ebbene, gli mollò una scarica violentissima di calci fortissimi, come gli aveva insegnato a fare Nedved, che aveva fatto tutta la trafila delle scuole in ambito paramilitare, dall’infanzia, all’adolescenza fino alla giovinezza e infine maturità. Chi avrebbe potuto, meglio del nostro amato Pavel?

Ma torniamo alla sessione mattutina di allenamento alla Continassa:
De Sciglio e Alex Sandro, sempre molto rispettosi delle consegne impartite loro da Allegri, in tempi passati non erano affatto così rinunciatari, così poco propensi al rischio. Quando arrivarono alla Juve erano entrambi terzini capacissimi di saltare l'uomo e di portare la Juve in superiorità numerica. Divennero prudenti, poco alla volta, alla scuola di Allegri. In particolare, una volta somministrata loro la cosiddetta cura Massimiliano, che, per chi ha visto e conosce “Arancia Meccanica” di Kubrick, consiste (in analogia con la cura Ludovico) nell'essere costretti a vedere scene di giocatori che saltano l'uomo, e nel frattempo nell’essere costretti anche a provare nausea, indotta da farmaci somministrati all'uopo.
A conclusione del ciclo completo di terapia, se ben somministrata, il giocatore viene ridotto al punto da avere paura di affrontare nell'uno contro uno persino le sagome antropomorfe usate negli allenamenti n.d.r.). Entrambi avevano fatto da poco il richiamo della terapia su menzionata. De Sciglio, ancora infortunato, non poteva far altro che seguire gli allenamenti da bordo campo per non perdersi nulla di quello che veniva detto o fatto. Mentre Alex Sandro, speranzoso di essere il giorno successivo schierato titolare, non avrebbe mai detto o fatto niente per influire sulle scelte di Mister Landucci, e naturalmente, ancor meno di Mister Allegri!
Szczęsny e Milik con le loro facce drammaticamente, involontariamente comiche, avevano espressioni che richiamavano quelle altrettanto comicamente, involontariamente drammatiche di Petrektek e Kripstak. (vedi Zelig n.d.r.)
Anche Cuadrado non era certo tipo da cercare di influenzare il mister per farsi mettere in campo. Gli era più che sufficiente l’essere di gran lunga il migliore giocatore di fascia della Juve. Alla fine dell’allenamento, fatto sempre in modo giocoso, alla sudamericana, insieme a Pogba (sudamericano d’adozione), De Maria, Paredes, e Soulè, sarebbe passato, come sempre, dalla cappella della Continassa per servire messa, facendo il chierichetto con tanto di saio da Francescano e abito da cerimonia.
Danilo, per non venir meno alla sua fama di sergente di ferro, si allenava in modo durissimo, continuando a fare giri di campo e flessioni senza sosta, perdendone ormai il conto: nòdduè, nòdduè, nòdduè, nòdduè
Gatti, con il placet della società (che ben conosce i suoi problemi di ipercinetismo), usa spesso tornare di volata a Frosinone per dare una mano a suo cugino nell’attività di imbianchino. A Torino, nel tempo libero, lui continua la sua attività di artista della pennellessa, affrescando in stile contemporaneo i vari ambienti della Continassa. Ad esempio, di sua recente produzione artistica c’è un enorme pannello in sala mensa con la rivisitazione in chiave personalissima dell’ultima cena con Gesù, impersonato da Allegri che rende grazie del pane e del vino, e Giuda impersonato da Fagioli ritratto nell’atto di chiedere: “sono forse io…?”

C’è infine Rabiot, accompagnato ogni giorno agli allenamenti da mamma Monique, che lo aiuta a cambiarsi negli spogliatoi evitando con la sua presenza vigile ed amorevole che Adrian dimentichi di indossare ad esempio i parastinchi, oppure che, senza accorgersene scambi la scarpa destra con la sinistra, o, come successo più volte in passato, si dimentichi addirittura di indossare le mutande. Una volta era addirittura capitato che nei vari corridoi Adrian si perdesse, presentandosi per giocare nel campo dei next Gen, disputando perfino la partita con loro, prima che qualcuno della prima squadra si decidesse a rintracciarlo, prelevarlo e fargli giocare la partita giusta nel campo della prima squadra.

C’è infine Iling Jr, che è bravo. Troppo bravo! Il problema della bravura eccessiva di alcuni giocatori non è certo una novità per Allegri. Ne ha fatti guarire a decine il buon Max. Il problema è che purtroppo Iling sembra non rispondere granché bene alla cura Massimiliano, quella citata parlando di com’erano Alex Sandro e De Sciglio prima e dopo la cura. Per Iling ci vorrebbe un trattamento prolungato e ripetuto nel tempo, ma il tempo stringe, e la società preme per sfruttare quanto più possibile questo ragazzo. Per impedirgli di giocare queste ultime decisive partite ci vorrebbe un bell’infortunio. Da qui la scelta di Allegri di schierarlo titolare nella partita contro la Premiata Macelleria Bergamasca (l’Atalanta n.d.r.), ma niente! E se non ce l’hanno fatta Gasperini e la sua banda di macellai, dimostratisi così efficaci in tantissime altre occasioni, una su tutte quella di Arthur, che non si è più ripreso, chi riuscirà a togliere le castagne dal fuoco?
Lo vedremo molto presto, visto che, mentre i giocatori si stanno allenando, Allegri è contemporaneamente impegnato in un summit in una delle sale presidenziali di cui vi racconteremo ogni dettaglio a breve giro di posta.


A presto dal vostro inviato Piccio delle otto in punto!