Tra le tante parole pronunciate da Jerry Cardinale, non ho letto la parola "vittoria". Non credo si tratti di una dimenticanza piuttosto (temo) di una strategia: fare soldi in un panorama altamente speculativo. D'altra parte, sempre il nostro ha parlato di plusvalenze (vere) e dell'impiego dei big data per l'acquisto di giocatori. Cardinale ha più volte ripetuto che per essere competitivi non bisogna vincolarsi per forza a dei grandi budget e viceversa. Il PSG è li a confermarlo, ma fino ad un certo punto. Nel senso che devi essere fortunato o un po' meno integralista. La campagna acquisti di quest'anno sta a dimostrare che non si stati né l'uno né l'altro.

D'altra parte il grande ispiratore del movimento, Billy Beane, il dirigente che ha applicato per primo i dati allo sport (il baseball) ed è socio di Cardinale, non ha mai vinto niente, e se ne compiace. D'altronde, in USA le squadre non retrocedono, se fanno bene giocano i play-off e se gli va di lusso si giocano il titolo in finale. Ergo la maggior parte delle volte si limitano a partecipare. Tutto il resto è spettacolo e quindi business. Alle nostre latitudini, nonostante gli sforzi, rimane ancora forte il concetto di vittoria/sconfitta, al Milan sopratutto. Vorrei che questo fosse ben chiaro nella mente del buon Cardinale quando parla del futuro del club, che non può essere sempre e soltanto legato alla questione stadio o alla vendita dei giocatori migliori. Sbaglia (o è in malafede) chi crede che sia un problema di soldi. Il Milan non ha bond speculativi per pagare le perdite e nemmeno plusvalenze di carta per abbellire i bilanci. Piuttosto è un tema di soldi: come farne con il calcio? Semplice spendendo il meno possibile per andare avanti il più possibile. Vincere? No costa troppo. Una prospettiva miope, specie quando guardi partitacce come quella contro la Salernitana, in cui ti trovi a tifare gente che faticherebbe a trovare un posto tra i tuoi avversari.