In questo articolo paragonerò alcuni tra i migliori allenatori al mondo con gli imperatori romani più noti, inserendo nella lista anche un tecnico famoso per essere un po’ “pazzo”, che merita sicuramente una citazione. Questa tipologia di articolo mi è venuta in mente essendo la storia e il calcio le mie due più grandi passioni. Buona lettura!

Claudio, alias Massimiliano Allegri: allenatore di grande esperienza, con un passato da discreto calciatore. Inizialmente nessuno pensava sarebbe diventato un allenatore, per via della indisciplinatezza tattica, ma alla fine tutti ci siamo dovuti ricredere: la sua autorità nello spogliatoio è divenuta proverbiale, facendone uno dei tecnici più vincenti dell’ultimo decennio, e la capacità di dare un aspetto camaleontico alle sue squadre ne ha velocizzato l’ascesa. I suoi schemi preferiti sono il 4-2-3-1 e il 4-3-3 dell’ultimo periodo juventino, che favoriscono il possesso palla e la fisicità dei centrocampisti. La storia di Claudio seguì le tappe dell’allenatore di Livorno: nato con diversi handicap fisici, si prospettava per lui una vita da erudito, ma improvvisamente venne eletto imperatore dai pretoriani, dimostrando grandi doti sia da condottiero sia da amministratore dell’erario statale. A 64 anni morì avvelenato dalla moglie. Finirà così il matrimonio di Allegri con la Vecchia Signora?

Ottaviano Augusto, alias Carlo Ancelotti: quest’estate ha segnato un profondo solco con il passato per il Napoli. Il ciclo sarriano è definitivamente finito per volere di De Laurentiis, che si è dimostrato estremamente impaziente, oltre che ipocrita: pretendere di vincere lo Scudetto, assegnando a Sarri una squadra di 13 giocatori, è semplicemente un’utopia. Quindi il patron azzurro ha virato su Ancelotti, uno degli allenatori più vincenti della storia, per riaccendere gli animi delusi di milioni di napoletani, mascherando così una campagna acquisti inesistente, sperando nella bacchetta magica del mister calabrese. Fino ad adesso i risultati hanno dato ragione a De Laurentiis, con il Napoli secondo in Serie A e ai quarti di finale di Europa League, che tuttavia, rispetto all’anno scorso, si è mostrato completamente incapace di competere con la Juventus. Ancelotti ha riqualificato molto giocatori finiti in disparte con Sarri, che aveva letteralmente escluso mezza squadra dalle rotazioni, facendo diventare il Napoli una squadra vera. Lo schema più utilizzato è il 4-4-2, con Insigne e Milik punte. Ottaviano Augusto condusse una vita di gloriose conquiste e grandi imprese politiche, coinvolgendo nell’amministrazione dell’Impero Romano persino dei liberti. Continuò l’opera cominciata dal suo patrigno Giulio Cesare, portando la repubblica romana a diventare principato. Che Carletto faccia lo stesso con il testamento calcistico di Sarri?

Luciano Spalletti, alias Marco Aurelio: il tecnico di Certaldo è uno dei più affermati in Italia, ma allo stesso tempo è uno dei più perdenti. Pochissimi i trofei vinti, moltissimi i secondi posti e le finali perse, utili per gonfiare l’orgoglio dei suoi principali detrattori. Ma Spalletti rimane uno degli uomini di calcio più capaci nell’uso della parola e del pensiero: la sua retorica si rivela molto ricercata, dimostrando una grande capacità nel persuadere l’ascoltatore. Oltre alla parola, anche gli schemi tattici si rivelano spesso vincenti, tuttavia talvolta capita che sbagli completamente della partite sulla carta molto semplici, e il suo 4-2-3-1 non è proprio adattissimo alla squadra nerazzurra, ma fino ad adesso I risultati gli stanno dando ragione. Quest’anno l’Inter ha migliorato la sua posizione in classifica, trovandosi già al terzo posto, nonostante il bomber della squadra, Icardi, sia piombato in una crisi realizzativo-esistenziale. In Europa l’avventura si è conclusa recentemente per mano del Francoforte. Come tutti gli imperatori romani, è andato a sbattere contro il muro tedesco. E Marco Aurelio non fu da meno, anche se più che come condottiero verrà ricordato come filosofo e grande erudito, abile conoscitore del greco antico, la lingua con cui scriverà i suoi “Pensieri”, e amante dell’Ellenismo. E il tecnico di Certaldo sicuramente lo annovera fra i suoi idoli.

Gennaro Gattuso, alias Vespasiano: dopo anni di mediocrità il Milan sembra essere tornato fra le prime quattro squadre d’Italia. Almeno, la posizione in classifica parla chiaro: il Milan, ad oggi, ha rispettato pienamente le aspettative di dirigenza e tifoseria, trovandosi in piena posizione Champions, nonostante il derby perso. E il merito di questa grande stagione va dato soprattutto all’allenatore, capace di compattare un gruppo ferocemente criticato dopo la pessima stagione 2017-2018, che sarebbe dovuta essere la stagione della rinascita. L’unico problema della stagione, Higuain, è stato gestito discretamente dalla società e dal mister, venendo sostituito con il bomber Piatek, vero e proprio idolo dei tifosi rossoneri. Allenatore di poca esperienza, tuttavia si dimostra capacissimo nell’animare la sua squadra con la sua grinta e la sua cattiverie agonistica, due doti che ha ereditato dalla sua carriera da calciatore. Lo schema che utilizza di più è il 4-3-3, anche se il suo schema preferito rimane il 4-2-3-1, cosa che non ha mai nascosto. L’imperatore Vespasiano si colloca in un periodo molto difficile dell’Impero romano, noto come “l’anno dei quattro imperatori” di cui fu l’ultimo e il più duraturo, regnando dal 69 al 79 dopo Cristo e riportando l’ordine a Roma. Fu un imperatore dal grande carisma, capace di scherzare anche in punto di morte: infatti prima di morire disse che “un imperatore doveva morire in piedi”, quindi si alzò dal letto e spirò fra le braccia di un suo servo. Sperando che anche Gattuso riporti l’ordine a Milanello.

Claudio Ranieri, alias Catone il Censore: terza volta a Roma per l’allenatore ex Leicester, seconda da allenatore. L’emblema di un calcio duro a morire in Italia, dove a farne le spese sono I tifosi, I giovani e soprattutto gli allenatori che cercano di portare innovazioni nel mondo calcistico. Scaricato Eusebio di Francesco, Pallotta ha virata su un vecchio lupo come Ranieri, che avrà il durissimo compito di dare continuità alla Roma, fino ad oggi in grandissima difficoltà. Come abbiamo potuto vedere nelle due sfide che sino ad ora ha affrontato, si affiderà ad un 4-4-2 di vecchio stampo, andando ad utilizzare le due punte di cui dispone. Anche se contro la Spal abbiamo assistito ad una partita rinunciataria, nel complesso una delle peggiori dell’anno. Catone il Censore non fu mai imperatore, vivendo durante l’età repubblicana (nato nel 234 a.C. e morto nel 149 a.C.), tuttavia fu il maggior difensore dei mores maiorum (I costumi degli avi) della sua epoca, irreprensibile oppositore della cultura ellenistica e orientale, considerata da lui il male maggiore per Roma. In Senato propose più volte la “soluzione finale” per porre fine alla guerre contro Cartagine, e tre anni dopo la sua morte la città fenicia venne distrutta proprio dai romani. Speriamo solo che il conservatore Ranieri resti poco sulla panchina giallorossa, permettendo così a qualche giovane allenatori di farsi le ossa in uno degli ambienti più difficili d’Italia.

Josè Mourinho, alias Nerone: 2004, vince la Champions con il Porto. 2010, vince la Champions con l’Inter e centra il Triplete. 2019, chi l’ha visto? È questa la triste verità di un Mourinho sempre più solo e isolato all’interno del mondo calcistico, che lo ha abbandonato dopo I pessimi risultati conseguiti sia a Madrid che a Manchester, dove è arrivato ad escludere dalla rosa Pogba, che abbiamo visto trascinare I Red Devils di Solskjaer con prestazioni incredibili. Che tra I due non fosse mai corso buon sangue era cosa nota, ma il portoghese ha sbagliato proprio tutto a Manchester. Lasciando un pessimo ricordo lì, come anche a Madrid, dove non fu capace di utilizzare l’enorme arsenale di talenti di cui disponeva. Inoltre non è mai stato un uomo che si è trattenuto, quando aveva qualcosa da dire: ricordiamo con nostalgia le liti con Ibrahimovic e con I suoi colleghi, tra cui le più famose furono con il nostro connazionale Conte e il maestro Guardiola, suo acerrimo rivale. Ma ad oggi la battaglia ha avuto un solo vincitore, su tutti I fronti, calcistico e stilistico: Pep Guardiola. Nerone si può dire il Josè Mourinho del passato: l’inizio del suo Impero fu una manna dal cielo per il Senato e per il popolo, governando saggiamente e con lungimiranza, grazie alla reggenza di sua madre e del suo maestro Seneca. Quando questi due vennero meno, uccisi proprio per volere dello stesso Nerone, divenuto paranoico e sanguinario. Nel 64 incolpò I cristiani dell’incendio che devastò Roma, cominciando una durissima persecuzione che si sarebbe protratta per molti decenni, e da lì in poi il suo governo divenne sempre più opprimente, fino alla sua morte nel 68, che generò una vera e propria lotta per la successione. La carriera di Mourinho è iniziata con grandi vittorie, per concludersi con clamorose disfatte. Proprio come l’impero di Nerone.

Marcelo “el Loco” Bielsa, alias Caligola: come dice il soprannome, chiarissimo, il tecnico argentino è “il pazzo”. Perchè? Il suo perfezionismo non è semplicemente capibile dalla mente umana, bloccata ancora ad un calcio vecchio ed antiquato, e mentre scrivo questo pezzo probabilmente il buon Marcelo sta visionando una delle decine di migliaia di filmati che riguardano la Premiership, per studiare le tattiche degli avversari e capire come batterli. Ma el Loco è anche tanto altro. Spiare gli avversari durante I loro allenamenti, sedersi sul box porta bottiglie durante le partite, abbracciare un suo giocatore dopo un gran goal sono solo alcune delle grandi gesta del nostro eroe. Ma anche registrare I suoi giocatori durante le sessioni di allenamento con un drone è stata un’innovazione senza precedenti. E forse quest’anno sarà proprio l’anno della conferma di Bielsa come uno dei migliori allenatori al mondo, con il suo Leeds che gioca un calcio spettacolare, il più interessante di tutta la Premiership. Caligola non fu da meno durante il suo impero: panem et circenses (pane e giochi circensi), guerre combattute per finta, un odio inveterato per il Senato romano, che venne umiliato quando l’imperatore iscrisse il suo cavallo Incitato nelle liste senatorie. Un pazzo, il cui regno durò pochi anni, comunque sufficienti per dilapidare le casse statali. Infine venne etichettato dai posteri come pazzo schizofrenico e condannato alla damnatio memoriae (la cancellazione di ogni riferimento alla sua esistenza) dall’imperatore successivo. Ma il Loco verrà solo ricordato come un grande allenatore in futuro, ne siamo sicuri.