I miei primi ricordi di bambino tifoso della Juventus risalgono al periodo delle elementari, e cioè, per quanto mi riguarda, dalla seconda metà degli anni 70. Mio padre stesso era grande tifoso della Juve, e non ebbi mai modo di chiarire con lui se questa sua passione sportiva derivasse da una sua personale simpatia per la famiglia Agnelli, oppure se, viceversa, il sostegno alla famiglia derivasse dalla passione sportiva per la Juve. Non voglio dire con questo che mio padre sostenesse politicamente tutto ciò che l'Avvocato faceva o diceva, ma una cosa che spesso gli sentivo dire era che se la Fiat prosperava l'Italia stessa avrebbe prosperato. In quegli anni questo discorso della convergenza di interessi tra famiglia Agnelli e stato italiano ebbi modo di sentirlo più volte e da tante altre persone.

A quell'epoca i giochi con le figurine destavano in me decisamente più interesse di chiarimenti su linee politiche e discorsi programmatici di governo . Devo ammettere, però, che ancora oggi, nonostante le figurine non siano più al centro dei miei pensieri quotidiani, non posso comunque dire di aver acquisito piena comprensione del quadro politico italiano, e delle sue intersecazioni con interessi di tipo privato.

Erano i tempi di (provo a citarne un po’): Cuccureddu, Atafini, Zoff, Bettega, Morini, Causio, Furino, Gentile, Tardelli, Boninsegna, Bettega, Scirea, Capello e molti altri ancora, di cui non ricordo il nome, e che rappresentano la Juventus della mia infanzia.

A rendere epici quegli anni erano anche gli avversari, che in quel periodo erano soprattutto il Milan e l'Inter. Non ricordo a quei tempi di un'avversione più forte nei confronti di una o dell'altra,

O meglio, non ne ricordo neanche una, e nei confronti di nessuno. Sì tifava PER la propria squadra del cuore, ma questo con grande considerazione e grande ammirazione per la classe e la forza dell’avversario. Competizione che non si trasformava mai in odio verso le altre squadre.

Di quei tempi ricordo bene, e con altrettanta nostalgia, anche i giocatori avversari più forti.

Per esempio, dell'Inter mi ricordo di Bordon, di Spillo Altobelli, di Beppe Baresi, di Lele Oriali, di Evaristo Beccalossi, mentre del Milan senz'altro mi ricordo del portiere Albertosi, di Gianni Rivera, di Franco Baresi, fratello minore di Beppe, di Fulvio Collovati, e del povero Buriani, che ebbe un bruttissimo incidente che lo costrinse a ritirarsi per sempre.

Erano anni in cui giocavamo a pallone sui marciapiedi sotto casa, e mi ricordo di tantissime volte in cui, per correre dietro la palla, ci ritrovavamo in mezzo alla strada a schivare le macchine che passavano. A quei tempi chissà perché una cosa del genere veniva ritenuta accettabile, mentre oggi l'idea di far scendere sotto casa da soli i nostri figli ci provoca un'ansia talmente insopportabile da costringerli a stare chiusi in casa davanti al computer a rimbecillire. Ai ragazzi di oggi non viene concessa la possibilità di sbagliare: è una cosa che ci provoca così tanta ansia, da impedirci di renderci conto che proteggendoli da qualsiasi minaccia, in realtà non gli permetteremo di crescere, e di diventare adulti.

Più noi li crediamo incapaci di cavarsela da soli, più loro si adeguano alla concezione che noi abbiamo di loro. Ma a voi sembra normale che se chiedo ad un sedicenne se preferisce avere un computer oppure una moto, questo qui ti risponda 10, 100, 1000 volte di più computer che moto? Vi sembra normale che compiuti i 18 anni non si affrettino minimamente a ritirare il foglio rosa per poter guidare. Che a molti dei ragazzi non freghi proprio niente di guidare, di avere una macchina, o una moto, potrà sembrarci fuori dal mondo, ma in realtà, evidentemente, se succede, vuol dire che possibile, e lo è per “merito” nostro.

Chiusa la digressione da essere ottocentesco, come sicuramente in questo momento mi starete considerando, torniamo al discorso sulle squadre avversarie della Juve, e su come esse siano cambiate radicalmente, con conseguente diverso rapporto tra la tifoseria Juventina, ed altre tifoserie (quella dell’Inter, in particolare.

Tornando ai miei tempi, una vera e propria passione per il calcio iniziai ad averla solo dopo il 1982, anno della vittoria dei mondiali. Questo avvenimento coincise temporalmente con la perdita di mio padre. Ogni volta che vedevo Platini e Boniek all'opera, continuavo a ripetermi quanto fosse un peccato che mio padre fosse morto proprio prima di poter vedere questi due giocatori giocare insieme, facendo sfracelli! Era una Juve con tantissimi elementi di grande carattere e forza d'animo, a cui si erano aggiunti elementi di qualità eccezionale. A quel tempo l'antagonista principale era la Roma, con Di Bartolomei, Roberto Pruzzo, il palestratissimo Sebino Nela, Tancredi, portiere che, mi ricordo non fosse granché alto, ma comunque molto forte, un po’ come il nostro Perin. Il grande Falcao, regista di classe incommensurabile, l'indimenticabile Bruno Conti e Carletto Ancelotti, prima che passasse al Milan stellare degli olandesi e di Sacchi. Ricordo che Carletto a quei tempi aveva la faccia già da uomo maturo, con la stessa barba ispida di adesso.

Intorno al 1984 mi ricordo che arrivò alla Juve il nuovo portiere che era molto diverso da Zoff, stiamo parlando di Stefano Tacconi genio e sregolatezza, esattamente agli antipodi dal modo di essere portiere di Zoff. La formazione comprendeva Platini, Scirea, Tacconi, Gentile, Cabrini, Bonini, Boniek, Paolo Rossi, e Tardelli. Secondo me la formazione più forte di tutti i tempi della Juve.

Dopo la Roma, a dare filo da torcere alla Juve in quegli anni c'era il Napoli di Maradona. Oltre a Diego Armando, c’erano molti buoni giocatori: il mitico portiere Garella, comprato dal Verona e che parava con ogni parte del corpo. Me lo ricordo bene Garellik. Fenomenale! Poi c’era Carnevale, il nostro Ferrara, Bagni, Alemao, Massimo Mauro, Careca e Zola.. In quegli anni però c'era anche il Milan di Arrigo Sacchi, la squadra forse più devastante della storia del calcio, con Van Basten, Giovanni Galli Paolo Maldini, Ruud Gullit, Frank Rijkaard, Virdis, Tassotti, Franco Baresi, Ancelotti, Donadoni,  Massaro Che entrava sempre nell’ultima mezzora e segnava sempre, e tanti altri ancora. A quel tempo non esisteva un'unica squadra più forte delle altre, ma ce n'erano sempre almeno 4-5 che all'inizio del campionato erano indicate come le papabili.

In quegli anni anche l'Inter aveva una formazione non da buttar via! Mi ricordo Nicola Berti, Aldo Serena, Beppe Bergomi, Riccardo Ferri, Giuseppe Baresi, Lothar Matthaus, prima ancora Rumenigge, L’uomo ragno: Walter Zenga Brehme, e altri. Erano dei campionati sempre combattuti, ma non come adesso, e cioè per l'inettitudine propria e dei propri avversari, ma perché erano tutte fortissime, E come se non bastasse sì unì alle pretendenti anche la Sampdoria dei gemelli del gol Vialli e Mancini, e insieme ad essi: Dossena, Attilio Lombardo, Gianluca Pagliuca, Toninho Cerezo e altri.

Tutti grandissimi giocatori, che nessuno si sognava di “odiare”.

A metà degli anni 90 la Juve tornò ad essere fortissima con un ciclo fantastico con Ferrara, Tacchinardi Ravanelli, Torricelli, Marocchi, Paulo Sousa, Di Livia, Peruzzi, Roberto Baggio, Vialli e Del Piero! Devo dire che questa formazione probabilmente è ancora più forte di quella della metà degli anni 80.A questi si aggiunsero: Zidane, Pippo Inzaghi, Montero. La lotta contro il Milan di Berlusconi era serratissima. Ad inizio 2000 si erano aggiunti Iuliano, Buffon, Thuram,  Trezeguet, Pessotto, Davids e chissà chi altri, che sto sicuramente dimenticando.

Ecco… a questo punto della mia storia di tifoso juventino, sempre amante della sana competizione, sempre disposto ad ammirare TUTTI i giocatori, al di là della loro appartenenza alla Juventus o meno, succede qualcosa che mi impedisce di ricordare. Un evento traumatico che non ho ancora saputo elaborare. Da quel momento, per me, (ma non solo per me), non esiste più la serie A. Almeno non più la sana lotta che conoscevo.

Qualcosa si è rotto: un processo sommario ha decretato con approccio manicheo chi fossero i disonesti e chi gli onesti… o meglio: chi fossero i disonesti e basta, e chi i disonesti con avvenuta scadenza dei termini per procedere (leggasi: prescrizione del reato che comunque sussiste).

Da allora, da quando stiamo aspettando che un qualche tribunale abbia il coraggio di far conoscere al mondo come le cose stanno realmente, e ci restituisca quello che indebitamente viene mostrato nella bacheca altrui, non esiste più la serie A di prima.

L’ingiustizia subita è troppo grande per poter sperare che il tempo la cancelli. La Juve è stata letteralmente smantellata. La superiorità di quella squadra era evidentissima a tutti, e avrebbe continuato a vincere ancora a lungo. Tutti questi mancati trofei, il valore economico dei giocatori che furono svenduti... potremmo passare ore a valutare quanto grande sia stato il danno subìto.

La serie A da allora non è più la stessa Almeno, non ai miei occhi Non esiste più la Juve che ricordo con nostalgia e non esistono gli altri che guardavo con ammirazione. Lo spirito di sportività potrà forse un giorno tornare, quando giustizia sarà fatta. Adesso esiste solo la Juve ed esiste solo l'Inter. Il resto è coreografia.

Certo, ogni partita della Juve, anche con le squadrette, è sempre comunque una sofferenza, e quando si vince si gioisce. Questo è il modo giusto di vivere lo sport e il tifo, tuttavia c'è una squadra (l’Inter) con cui non sono in grado di avere un rapporto di normale rivalità sportiva, l'unica (sempre l’Inter) che risveglia in me comportamenti antisportivi, come ad esempio augurarmi che perda. Che perda anche le amichevoli. Che perda sempre.

Ed ora permettetemi di sfogare con un po’ d’ironia tutta la frustrazione di ieri sera.

Ma li avete mai visti attentamente i giocatori dell'Inter? Lautaro Martinez mi si presenta in mondovisione con un’acconciatura che nemmeno un Apache uscito dalla pellicola di “Ombre Rosse” di John Ford. Per non parlare della sua preoccupante fissità dello sguardo. A fine partita, poi, voleva prendere lo scalpo di Bonucci, ma gli hanno spiegato che non si poteva, così si è accontentato della maglietta.

 

Brozovic che: Ore 23:30 dell’Anno Domini VXIIMMXXII, ancora non aveva capito che quando sei già ammonito scagliare via la palla come gesto di stizza, comporta automaticamente il secondo giallo e l’allontanamento dal campo. Questo a patto che ad arbitrare non ci sia Valeri, il quale, anziché applicare il regolamento, si arroga di decidere lui come deve essere il corso della storia, salvando taluni  anche se questi manifestano con evidenza marchiana l’esigenza chiara di volersi suicidare.

Niente… anche a partita conclusa, mentre i compagni festeggiavano, vedevi sullo sfondo Brozovic intento a cercare altri palloni da calciare fuori dallo stadio. Lui si diverte così…

Cerimonia nella cerimonia quella per Perisic, che lombrosianamente parlando, dicono presenti tutte le proporzioni facciali giuste per essere inserito nella categoria che Cesare Lombroso (criminologo di fama assoluta) aveva a suo tempo chiamato del "Criminale nato".

Ovviamente si scherza, il Lombroso, per fortuna è finito in un cassetto con le sue teorie sui tratti somatici, ma mi piaceva l’idea di poterlo dire a mo’ di sfogo.

Se posso però approfittare della visibilità che questo articolo mi concede, vorrei rivolgermi solo per pochi secondi a Perisic per fargli una raccomandazione: Perisic, le discriminazioni proposte da Lombroso sulla base di misurazioni di alcuni parametri dei tratti somatici sono tutte boiate, e lo dico a te come lo direi anche a Chiellini.  ma questo non significa che tu non debba prendere in considerazione di rimanere in casa dopo una certa ora. Fallo per riguardo di eventuali persone anziane facilmente impressionabili che, complice la scarsa illuminazione delle ore notturne, se dovessero incrociarti in un vicolo stretto potrebbero, averne un sussulto.

In  generale, mi viene da dire che guardando a come la rosa dell’Inter nel complesso si presenta in campo, parlare di banda degli onesti richieda uno sforzo di immaginazione davvero arduo.

Ribadisco che l’apparenza sicuramente inganna, ma un provvedimento di DASPO collettivo, per tutti i giocatori, (ma anche per lo staff), da applicare  anche per le loro stesse partite io, se fossi un giudice sportivo, lo emanerei! Come si dice… l’abito (purtroppo) FA il monaco. Vero, Vidal?

Chiudo con una nota positiva

Chiamato dagli intervistatori a fine partita a fornire spiegazioni circa i momenti di grande nervosismo che hanno preceduto il suo allontanamento dal campo, Allegri ha raccontato di essere stato avvicinato da un dirigente interista che, complici i momenti di concitazione, avrebbe approfittato, non visto, per sferrargli un energico calcio nel deretano.

Certo di fare cosa gradita a tutti, inviterei il giudice sportivo,  una volta individuato il protagonista di questo episodio, di non considerarlo nel provvedimento collettivo di DASPO di cui sopra.

Cordiali saluti,

Piccio Di Sonno