Se è vero, com’è vero, che lo sport, e il Calcio in particolare, è metafora della vita, sentire dalla viva voce dei suoi protagonisti quali siano gli insegnamenti che ognuno di essi ha tratto nel corso della propria carriera, non può non costituire anche per noi un'inesauribile fonte di saggezza.

Per esempio, per quanto riguarda il tema annoso dell’affrontare, nel calcio come nella vita, le proprie paure, Roberto Baggio si esprime all’indomani del rigore fallito nell’ultimo atto della finale dei mondiali Statunitensi: “I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli”. A volte, però, aggiungo io, se proprio te la stai facendo addosso dalla paura, anche se ti chiami Roberto Baggio, non dovrebbe essere vergogna ammettere la propria paura e far battere il rigore a chi in quel momento ne ha meno di te! Ma al divin codino non sarò certo io a rimproverare alcunché. Troppa è la gratitudine e la riconoscenza che ognuno di noi giustamente nutre nei suoi confronti, per tutte le giocate fantastiche, e anche i trofei vinti, per non passare sopra certe défaillance!

Parlando invece dell’importanza, forse eccessiva, che il Calcio ha per alcuni popoli, Eduardo Galeano ci ricorda che “ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non esiste neanche uno senza un campo di calcio”.
Ma anche noi italiani, visti da altri popoli, non saremmo poi tanto da meno. Almeno stando al paradosso evidenziato da Sir Winston Churchill, secondo cui gli italiani “perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

Anche per quanto riguarda il rapporto con la sfera femminile, e quanto esso sia alterato dalla passione per il calcio, più di un protagonista non ha mancato di farci conoscere il proprio punto di vista. Vujadin Boskov, ad esempio, afferma: “Se uomo preferisce donna a finale di Coppa dei Campioni allora forse è bravo fidanzato, ma non vero uomo”.
Oppure Luigi Cagni, che, senza tentennamenti, ci fornisce la sua scala delle priorità: “tra una bella donna e una partita di calcio non ho dubbi scelgo la seconda”

Parte poi il festival delle ovvietà, che a ben vedere, sono a volte molto meno ovvie di quanto non si creda. Spesso si tratta di perle di saggezza che solo chi è dotato di una profondità di pensiero fuori dal comune può cogliere. Vujadin Boskov, ad esempio, mettendo a nudo la dura realtà della condizione dell’allenatore afferma che: “nel calcio c'è una legge contro gli allenatori: giocatori vincono, allenatori perdono”.
Vittorio Pozzo, invece, rivelando una saggezza non comune, afferma una verità assoluta, e cioè che: “Riconoscere la sconfitta e la prima tappa della vittoria”. E mentre Giovanni Trapattoni ci ricorda l’adagio che invita alla prudenza: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”, Dino Zoff (suo discepolo) non manca di aggiungere, a difesa della politica dei piccoli passi e del minimalismo tattico, che “finché sei 0 a 0 puoi vincere uno a zero”. Considerazione all’apparenza banale, ma che racchiude tra le righe, infinita saggezza, destinata ad essere colta solo da pochi.

Johan Cruijff, invece, sposta l’attenzione sull’eterna diatriba tra tecnica e tattica, affermando in modo chiaro, senza possibilità di equivoci, che parlare solo di tattica senza tenere nella giusta considerazione anche la tecnica, di cui ogni giocatore deve essere dotato, difficilmente può bastare per vincere: “Il calcio consiste fondamentalmente in due cose: la prima è che quando hai la palla, devi essere capace di passarla correttamente, la seconda è che quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare tantomeno la puoi passare.” Con buona pace del nostro Arrigo nazionale, che forse illusoriamente si era convinto che le vittorie della sua armata fossero figlie più dello spartito da lui preparato, che non della bravura degli esecutori.

Eduardo Galeano, nel tentativo di fornire ulteriori elementi utili a determinare la giusta scala delle priorità, ricorda a chi ancora è indeciso che “nella sua vita, un uomo può cambiare moglie, partito politico, o religione, ma non può cambiare la sua squadra del cuore”
Vujadin Boskov, invece, da persona concreta e priva di fronzoli qual era ricorda a tutti che: “per vincere partita, bisogna fare più gol”
E mentre Johan Cruijff ammonisce chi pensa di vincere proponendo un calcio solo arrembante, fatto di pressing a tutto campo, affermando che: “il calcio si gioca con la testa, se non hai la testa, le gambe da sole non bastano”, Jorge Valdano fa il verso a chi, fautore di schemi tattici e di moduli numerici, pensa di poter condurre la gara secondo i propri binari, dimenticando che esiste un avversario che farà di tutto per impedirtelo: “il giocatore è un attore obbligato a recitare un'opera sconosciuta davanti ad un avversario che fa di tutto per impedirglielo”. E dello stesso avviso sembra essere Jean Paul Sartre, che, come Valdano, afferma anch’egli che: “nel calcio tutto è complicato dalla presenza della squadra avversaria”.

C’è poi chi, come Mourinho, è abituato a spostare l’attenzione su di sé, per alleggerire la pressione che solitamente grava sui giocatori affermando: “Non dico di essere il miglior allenatore del mondo, ma credo che non ci sia nessuno migliore di me”.
C’è poi chi, come Bill Shankly, gli schemi e le decisioni tattiche li discuterebbe sì, ma solo a posteriori: “se sei in area di rigore e non sai cosa fare con la palla, buttala in rete, poi parleremo delle alternative più tardi”.
Il calcio, però non è solo schemi, tattica e tecnica, ma anche fatalismo. Ed è Vujadin Boskov a ricordarcelo: “Quando Dio vuole, palla entra in rete”
C’è poi chi, come Marco Van Basten, crede pochissimo nel valore dell’amicizia nello sport. E lo afferma forte e chiaro, senza mandarla a dire: “Nel calcio vale quanto ha detto Ivan Lendl per il tennis: se desideri farti un amico, comprati un cane”.
Buttandola poi sul ridere, ma fino ad un certo punto, ci pensa Samuel Eto’o, quando afferma: “Corro come un nero per guadagnare come un bianco”

Ha poi fatto scuola l’encomiabile spirito di condivisione dimostrato da un Totò Schillaci generoso nelle dediche dei gol, come nel suo essere sempre a disposizione della squadra: “è un gol che dedico in particolare a tutti”.
L’apice del minimalismo cosmico, non v’è dubbio, è tutto del leggendario Nereo Rocco, e del suo: “Colpite tutto quel che si muove a pelo d'erba. Se è il pallone, meglio!”
Da Vujadin Boskov arriva anche una lezione di grande sportività. Inutile protestare e contestare le decisioni dell’arbitro: “È rigore è quando arbitro fischia”. La vita dell’arbitro non è sempre facile, ma anche quella del calciatore non è sempre rose e fiori. Darko Pancev però riesce a trovare conforto anche nel bel mezzo della tempesta: “Tifosi fischiano, giornalisti criticano, importa sega a me: io domani compro Ferrari”.

Renzo Ulivieri, invece tiene a precisare che il calcio visto attraverso la TV non è rappresentativo di ciò che si vede in campo: “In TV si vede un altro sport, mica il calcio. La TV è un preservativo: annulla e mistifica”.
George Best, senza dichiararlo esplicitamente, lascia intendere anche lui quali siano le sue priorità: “Ho speso gran parte dei miei soldi per auto, donne ed alcool. Il resto l’ho sperperato”.
A Valentino Mazzola, va senz’altro la palma della citazione più sottile da comprendere: “si può vincere sempre, nel calcio. L'importante è non rimanere ostili ai cambiamenti”.

Non compriamo uno qualunque per fare qualunquismo”, questo il diktat di Giovanni Trapattoni a Boniperti nell’intento di non far spendere inutilmente soldi alla Juve. Tutto possiamo dire di Trapattoni, tranne che non sia stato, e sia tuttora un personaggio sempre impegnato a migliorarsi, e non solo nel calcio, ma anche culturalmente: nella musica sinfonica, nella letteratura, nelle belle arti, e anche nell’imparare sempre termini nuovi, persino studiando, uno per uno tutti i significati delle parole contenute nel vocabolario. A quei tempi, sfortunatamente, era appena arrivato alla lettera ‘Q’… Ancora qualche giorno e la gaffe sarebbe stata evitata
Sempre George Best, a proposito del suo stile di vita extracalcistico: “Nel 1969 ho dato un taglio a donne ed alcool: sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita”.

Vujadin Boskov, invece, reduce da una pesantissima sconfitta, aveva saputo a modo suo trovare di che far gioire la sua Sampdoria con una innegabile affermazione, rimasta negli annali della storia del calcio: “Meglio perdere una partita 6 a 0 che sei partite 1 a 0”.
Antonio Cassano, pirotecnico come sempre, riesce a trovare motivo di allegria cogliendo un elemento di novità: “mia madre si è talmente abituata a essere insultata dai tifosi avversari che, se non lo fanno, quasi ci rimane male: si sente trascurata”.

A chiudere questa panoramica ho lasciato due chicche clamorose di un Personaggio leggendario: l’avvocato Peppino Prisco capace di battute che andavano senza dubbio ad alimentare l’ostilità tra Inter e le sue due rivali storiche; Juventus e Milan, ma sempre con stile:
"Quando stringo la mano a un milanista me la lavo, quando stringo la mano a uno juventino mi conto le dita".
E dulcis in fundo: "5 minuti prima di morire diventerò milanista, così morirà uno di loro". Peppino Prisco