Sei come il sogno di un bambino, leggero, apparentemente ingenuo ma tremendamente creativo.

Un tuffo in piscina a metà agosto.

Una corsa adrenalinica a bordo di una Ferrari.

Una giornata al parco divertimenti.

Un sentiero di montagna per uno scout.

Un piatto innovativo preparato da uno chef.

Sei il Trono di Spade.

Sei Stanley Kubrick.

Sei William Shakespeare.

Sei Jimi Hendrix.

Sei Pablo Picasso.

Sei Dante Alighieri.

Sei la tesi di laurea di un brillante studente.

Sei il cubo di Rubik risolto.

Sei quel momento in cui la ragazza che ti piace ti regala un bacio appassionato quando meno te lo aspetti.

Sei una sposa che cammina verso il suo amato.

Sei le prime giornate di primavera, la neve a Natale, i falò estivi.

Sei l’aperitivo in compagnia, la passeggiata del sabato pomeriggio, le risate spontanee.

Sei il treno preso da un disperato per scappare alla noia della quotidianità.

Sei un viaggio senza destinazione reale.

Sei il momento topico delle feste.

Il vino d’annata.

Una lezione magistrale.

Sei il cantore degli ultimi dieci anni del football.

Sei il goal contro il Getafe il 18 aprile 2007.

Sei la rete con colpo di testa all’Olimpico che trafigge van der Sar per conquistare il primo Triplete.

La pulce che sconfigge il gigante.

Sei la rete in semifinale contro il Bayern Monaco che mi ha fatto dimenticare di essere a cena con la mia fidanzata e mi ha fatto innamorare in modo totale della tua magia, del tuo innato talento.

Sei l’uomo che infrange ogni record.

Sei il dribbling secco, il sinistro letale.

Sei la fantasia, l’incandescenza, lo stupore, l’incanto.

Sei la speranza.

Sei colui che nonostante tutte le difficoltà è arrivato in cima.

Sei un lottatore.

Un modello.

Un simbolo.

Un’icona.

Tu sei, per me, la felicità.

La passione.

Il calcio.

Seicento volte grazie, Leo.

 

Un semplice appassionato dello sport che tu hai reso, semplicemente, ancora più bello.