Il 22 febbraio 2020 sarà ricordata come una delle date più tristi della storia nazionale, continentale e persino mondiale. Nonostante l’allarme fosse già elevato e alcuni Paesi purtroppo erano colpiti dal covid-19, ancora si nutriva la speranza di poter circoscrivere quel terribile male a una sfortunata zona del globo a noi comunque lontana. Quel tremendo venerdì ha modificato il pensiero di molti di noi. Mattia, poi denominato dai media “paziente uno”, rimarrà, purtroppo e senza alcuna colpa, uno dei principali simboli umani di questa pandemia. Codogno, piccola e laboriosa cittadina della Bassa Lodigiana, da quelle ore sarà l’emblema triste e innocente dell’epidemia. Non nego che quando tutto questo sarà finito vorrei visitare sia quel Comune Lombardo che Vò Euganeo, l’altro luogo che resterà impresso nelle enciclopedie per tale infelice situazione. Voglio subito chiarire. Non si tratta di “turismo macabro”, ma al contrario tali Località dovranno rappresentare la raffigurazione del trionfo sul male. Come la Cina e a quanto pare pure la Corea del Sud, Loro paiono aver vinto la battaglia al coronavirus.

Noi invece siamo ancora in lotta, ma sembra sulla buona strada. Sto analizzando le tabelle e i dati relativi al covid-19 che il Sole 24 Ore giornalmente aggiorna. E’ vero che il numero dei contagi, purtroppo, cresce quotidianamente. Detto questo, non odo sovente parlare del rapporto tra la quantità dei tamponi eseguiti e gli esiti ottenuti. Mi chiedo pure la motivazione di una scelta simile. Analizzando in concreto questi dati si nota che la percentuale vede una discesa quasi costante a partire dal 7 marzo, cioè dal sabato in cui il Governo decise di estendere la “zona rossa” a gran parte del Nord Italia. Questo dato osserva solo 2 inversioni di tendenza segnalate tra il 10 e l’11 del terzo mese dell’anno e tra il 13 e il 14. Non sono uno statistico, ma mi sembra doveroso considerare anche tale tendenza positiva che non viene sottolineata troppo spesso. Osservando la quantità di popolazione che l’Italia vantava nel 2018 e stando ai dati di Eurostat e INSEE, si nota che questa Nazione è abitata da 60,48 milioni di persone. Se si divide questo valore per il numero di contagiati che, sino alle 18.00 di ieri, erano calcolati nel Belpaese relativamente all’arco di quella giornata, si comprenderà che l’orrendo ospite ha colpito circa un individuo ogni 21 mila. Non voglio dire che siano numeri non considerevoli e nemmeno sottovalutare un problema che sta straziando e logorando le anime dell’ormai intero pianeta, gradirei solo lanciare un messaggio di speranza che ahimè sento davvero raramente.

Non mi stancherò mai di affermare che l’ottimismo fondato su logiche basi è la ragione prima su cui si salda la possibilità di vivere. Se si spegne la fiducia nel futuro, non si può vantare un’esistenza che meriti di essere vissuta. Siamo in un momento devastante anche per la psiche soprattutto delle persone giovani che sono giustamente costrette a restare segregate in casa castrando totalmente quella che è la natura dell’essere umano. Se non viene loro fornita una prospettiva di cambiamento, si rischia di demolirli mentalmente. Questo non deve mai essere dimenticato. Distruggere la speranza di una persona è come provocarne la morte spirituale. Ho apprezzato molto, quindi, il messaggio che Papa Francesco ha mandato nella giornata di ieri recandosi presso la Basilica di Santa Maria Maggiore per chiedere l’intercessione della Vergine. Il Pontefice si è poi recato alla Chiesa di San Marcello, dove si trova un crocifisso che venne portato in processione nel lontano 1552 allo scopo di supplicare la fine della peste romana. Indipendentemente dal credo religioso, si tratta di un forte segnale di aspettativa per il futuro. Non intendo certamente affermare che le Istituzioni non stiano adottando comportamenti tali da non rendere nota tale possibilità, ma è da quando il covid-19 ha palesato la sua tremenda presenza che chiedo a queste una comunicazione meno “fredda” e distaccata. Mi perdoneranno se mi permetto di sottolineare un simile aspetto. Bastano piccoli gesti per riempire l’animo di commozione e vorrei che pure dal mondo della scienza si riuscisse a dichiarare un minimo di positività maggiore rispetto a soluzioni che sono da lei stessa indicate.

Avevo già affermato come lo sport possa e debba fare la sua parte. Questo mondo è stato magnifico nel coadiuvare le Autorità mostrando in concreto il rispetto delle regole. E’ chiaro e scontato che un messaggio inviato da un grande idolo di qualsiasi disciplina, un amato artista o altro personaggio di comprovata fama pubblica ha costantemente un significato molto accattivante. L’essersi attivato immediatamente e prestato a una simile situazione rappresenta ancora una volta come tale settore, e al suo interno il calcio, mostri sovente la sua grande attenzione verso il prossimo. Penso che buona parte di questa capacità sia pure dovuta ai trascorsi di molti dei suoi atleti. Spesso si dice che certi “vip” vivono in una bolla a parte, assolutamente diversa dalla nostra e forse estraniati dalla realtà. E’ una verità incompleta. Non si può non notare come non abbiano un’esistenza parecchio differente da quelle delle “persone normali”, ma è altrettanto vero che non nascono in una simile condizione. Per raggiungerla hanno sudato e faticato, lavorato e sgobbato e questo deve esser loro riconosciuto. Non sempre è così. Pure loro conoscono a menadito la situazione di noi “esseri comuni”. Sapendola riescono anche a percepire quanto la Buona Sorte possa aver avuto un ruolo determinante all’interno della loro esistenza. In questo modo sono spinti a ripagarla con gesti di grande amore che, bando alla demagogia, non sono poi così scontati. Non è sempre detto, infatti e per esempio, che un milionario abbia la volontà di cedere parte dei suoi averi in beneficenza. Quanti sportivi sono dediti a tali cause? Almeno una discreta parte. Ultimamente circola sui social un meme nel quale si invita a riflettere, anche in maniera non propriamente gradevole nei confronti di Cristiano Ronaldo, della differenza tra “gli introiti” percepiti dal calciatore e quelli di un ricercatore biologico. Il paragone non regge e penso che i guadagni di certi atleti siano veramente eccessivi. Detto questo, mi stupisco del fatto che una simile riflessione giunga soltanto attualmente. Se sino a ora è stato così, significa che quantomeno inconsciamente la realtà ha silenziosamente fornito il suo assenso a una certa situazione. Forse, nella negatività assoluta della sua comparsa, questo malefico virus aiuterà a riflettere e pure a parificare alcuni squilibri sociali ingiustificati.

Proprio da questo spunto mi collego a un interessante articolo del Direttore Stefano Agresti che correttamente invita il signor Tommasi a riflettere su una questione. E’ inevitabile che il calcio subirà un ingente danno economico da questa tremenda emergenza. E’ altrettanto vero che dall’AIC, presieduta dell’ex romanista, non pare essersi palesata l’idea di un’eventuale decurtazione dei proventi dei giocatori. Non ci sono dubbi sul fatto che ogni essere umano presente sulla faccia del globo terraqueo probabilmente vorrebbe vantare un sindacalista come l’ex mediano giallorosso. Non è forse un caso che sia ai vertici della Associazione Italiana Calciatori dal 9 maggio 2011. Sono quasi 9 anni che Tommasi regge questa carica. Chi lo ha preceduto, però, è risultato persino parecchio più longevo. L’Avvocato Stefano Campana, fondatore di tale ente, resistette per 43 primavere. Ho sempre creduto al principio giuridico per cui sia meglio modificare di frequente alcuni ruoli di rilevante importanza. Rimanere troppo a lungo seduti su una poltrona, infatti, non è mai consigliabile per il bene di ciò che si rappresenta. L’ex giocatore della Roma e l’Egregio Avvocato Campana avranno certamente svolto un ottimo operato, ma penso che sia consigliabile un turnover sistematico. Detto questo, Tommasi ha sempre difeso a spada tratta gli interessi dei suoi “assistiti” e, a mio parere, in qualche occasione ha persino ecceduto nei toni o comunque ha errato la comunicazione. Devo candidamente ammettere che, nel momento in cui ormai circa 10 giorni fa voleva sospendere immediatamente il campionato chiedendo pure il rinvio dell’Europeo, aveva ragione. E’ lampante. La realtà lo ha dimostrato. Direi che è dalla parte del giusto pure quando domanda l’interruzione momentanea degli allenamenti. Nonostante l’ultimo dpcm emanato dal Governo consenta tale chance, visti i più casi di covid-19 che purtroppo si sono verificati pure contro i giocatori e dati i consigli dei medici, sarebbe opportuno attendere prima di unirli in vari sforzi fisici. Gli atleti stanno giustamente seguendo una sessione di training domiciliare. Ammesso ciò, il signor Tommasi avrebbe potuto utilizzare toni meno accesi rispetto a quelli del comunicato emesso sabato scorso e nel quale emergono termini come “atto vergognosamente irresponsabile” oppure ci si chiede se chi vuole convocare i giocatori viva su “un altro pianeta. Esistono modalità più rispettose per trasmettere i medesimi concetti.

Ieri mattina, il Presidente della Figc Gravina ha ipotizzato quali potrebbero essere i tempi e i calendari futuri. Poche ore fa, ai microfoni di Radio Rai, ha chiarito pure alcuni aspetti delle idee che aveva manifestato nel weekend dichiarando che si tratta soltanto di teorie perché al momento è praticamente impossibile programmare il futuro. L’idea di poter ricominciare a giocare all’inizio di maggio pare una tesi ottimistica, ma si spera percorribile. Poco importa se sarà a porte aperte o senza il pubblico allo stadio, ciò che conta è che si ricominci. Prima la salute e su questo non ci piove, ma esiste un aspetto economico da tenere in grande considerazione. I club hanno la necessità di portare a termine la stagione. Proprio per questo pare che l’indirizzo sia quello per cui l’Europeo verrà rimandato. Attenzione, non cancellato. Spostato. Si parla della possibilità di disputarlo nell’estate del 2021, ma affascina pure l’ipotesi di giocarlo nel tardo autunno prossimo come accadrà con il Mondiale 2022 in Qatar. La “pensata” è tutt’altro che da scartare e potrebbe salvare pure gli impegni FIFA programmati per i mesi caldi del prossimo anno. Rappresenterebbe, poi, un “buon allenamento” in vista della programmazione che l’Uefa e le squadre dovranno compiere in ottica della futura Coppa Rimè. Non male, no? Occorre certamente considerare che dopo questo periodo di quarantena i giocatori dovranno tornare ad allenarsi per disputare il finale di stagione e si andrà incontro a un richiamo importante della preparazione. Il 3 aprile è indicata come la deadline governativa secondo la quale potremmo finalmente ricominciare lentamente un’esistenza normale. E’ chiaro che pure questa è una visione ottimistica, ma non credo che le Istituzioni abbiano deciso casualmente una data. Quando hanno redatto il decreto, avranno valutato sicuramente con grande attenzione la vicenda. Penso si possa fare un minimo affidamento su quella scadenza. Se in tale periodo si potessero quantomeno riprendere gli allenamenti, un mese potrebbe risultare più che sufficiente per ritornare in campo atleticamente preparati. A quel punto si dovrebbe giocare ogni 3 giorni per chiudere la stagione entro il 30 giugno. In quel momento, infatti, vi sono importanti termini che la Figc tiene in ampia considerazione. Se anche il 2 maggio non dovesse essere ritenuto adeguato e la ripresa della stagione dovesse essere ulteriormente prolungata, l’idea di disputare i playoff per lo Scudetto, per l’Europa e i playout per la salvezza, inserendo così negli spareggi ogni singola compagine di serie A, è assolutamente geniale. La speranza è quella di poter evitare lo slittamento di questa stagione all’interno della prossima o la mancata assegnazione dei titoli.
Per quanto riguarda la Champions, invece, si dovrebbero concludere gli ottavi prima dei quarti a gara secca e una magnifica Final Four stile Eurolega di basket per assegnare il trofeo. Lo stesso modello di semifinali e ultimo atto potrebbe essere sfruttato pure dalla seconda manifestazione continentale per club.
Sto davvero sognando una veloce uscita dall’emergenza e una ripresa in pompa magna delle attività. Che bello sarebbe, ma il signor Tommasi è giunto puntuale a spegnere il mio ottimismo e a Che tempo che fa è lapidario: “la Formula 1 ha già messo in forse i gran premi di maggio per via della pandemia coronavirus, da noi invece stiamo ancora parlando di giocare a calcio il 5 aprile. È chiaramente impossibile, l'auspicio è quello di poter tornare in campo forse a fine maggio, magari a giugno. Ci riusciremo se tutto va bene e se facciamo il nostro dovere e restiamo a casa” (La Gazzetta dello Sport).
Detto del corretto invito a rimanere a casa, gradirei che il Numero Uno dell’AIC, almeno per una volta, regalasse a tutti i tifosi un messaggio di speranza e pure Gravina ai microfoni di Radio Rai lenisce le mie aspettative: Qualunque ipotesi, al momento, sarebbe infondata. Lavoriamo su auspici e speranza: ci auguriamo di finire il campionato entro giugno, ma ad ora è difficile programmare(Calciomercato.com).


Voglio concludere, chiedendo venia per la lunghezza dell’articolo, proprio con alcuni moniti di positività che giungono dal mondo del calcio. Lo stesso Presidente della Figc continua sempre alla medesima emittente: “Dopo questo tsunami ripartiremo con le nostre attività” e ancora: “navighiamo a vista, ma non abbandoniamo la speranza di un orizzonte a cui puntare. Prima o poi dovremo ripartire” (Calciomercato.com).
Anche Mihajlovic dona parole di conforto alla Gazzetta dello Sport: “Ora dobbiamo lottare, ma torneremo a giocare e sarà bellissimo”. Il c.t. Mancini, invece, dichiara a Novantesimo Minuto: “Se rinvieranno l'Europeo, i campionati potranno finire tranquillamente. Quindi da martedì potremo affrontare quest'argomento. Per me va bene tutto, la cosa più importante è tutelare la saluta di tutti. Avremmo vinto quest'anno, vinceremo il prossimo”. Questo è quello che vorrei udire unanimemente dal mondo del calcio.



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