Lo so. Questa pillola è già stata propinata in tante salse e in vari modi dai media. E’ vero. La tematica è ultra inflazionata e starete pensando di non leggere un ennesimo racconto relativo a quanto tristemente accaduto nell’ultimo anno della vostra esistenza. Non avete alcuna intenzione di sentire parlare ancora di morte e desolazione, di terapie intensive ricolme e di operatori sanitari allo stremo delle forze. Vi capisco. Proprio per questo, mi sento di affermare che siete nel posto giusto. Molti mezzi di comunicazione hanno costantemente proposto l’apoteosi del politicamente corretto. Ogni eccesso è dannoso. Non ci piove. Esagerando con un sentimentalismo smisurato si è sconfinato spesso nella massificazione del messaggio. Questo ha comportato, in troppi casi, l’assenza dell’accettazione del diverso. Credo che sia l’errore più grande che un uomo possa fare. Chi nutre un’idea differente dalla propria è considerato un minus sapiens. Un ignorante. E ciò è assolutamente condannabile. Non può esistere. Il rispetto dell’opinione altrui è il valore più elevato che una democrazia insegna. E’ il fondamento istituzionale di una simile forma di governo. Vorrei, quindi, provare a percepire un’ottica nuova. La definirei “asettica”. A qualcuno potrebbe apparire persino “apatica”. Credetemi, non è così. Solo chi è senza cuore è talmente freddo da non soffrire per la morte o per le scene di dolore e i sacrifici vissuti da chi ha dovuto combattere in prima linea contro il covid. Mi piacerebbe, però, mostrare anche l’altra faccia della medaglia. Non ho alcuna pretesa di ergermi su un altarino e fornirvi una visione oggettiva della situazione. Per carità…  Sto cercando proprio di sostenere il contrario. L’obiettivo è presentare soltanto punto di vista meno partigiano. Sfrutto, quindi, ancora una volta l’importante chance del BarVxL per ripercorrere le tristi tappe di uno dei periodo più bui della storia dell’uomo.

CODOGNO: LA PORTA DELL’INFERNO
Codogno è un piccolo comune della Pianura Padana. Non so se avete mai visitato quelle zone … Beh, se non siete assidui frequentatori della Bassa, ve la descrivo. D’altronde non la vivo in prima persona, ma vi abito molto vicino e la conosco bene. Questi centri abitati sono location davvero particolari, ma tutte molto simili. Chi percorre l’A1, la nota Autostrada del Sole, da Bologna a Milano riuscirà a farsene certamente un’idea. Si tratta di una lunga lingua di terra che attraversa il Capoluogo Felsineo, la vicina Modena, Reggio, Parma, Piacenza e Lodi prima di giungere proprio nella Città Meneghina. Lungo questo spazio pare di viaggiare in un deserto verde. Si tratta di circa 200 chilometri in cui non si notano differenze. Immaginate di addormentarvi ai primi chilometri e di svegliarvi improvvisamente agli ultimi. Vi sembrerà di non esservi mossi di un metro. L’asfalto corre diritto senza una curva affiancato dalla nuova ferrovia costruita per l’alta velocità. Che genio che è l’essere umano! Se fino a qualche anno fa per muoversi da Roma al cuore della Lombardia servivano circa una decina di ore, oggi ne bastano la metà. Come ci si può opporre allo sviluppo di simili tecniche? Avere un modo rapido e alternativo all’aeromobile, di circolare per l’Europa, è qualcosa di assolutamente fantastico. Tornando a noi … Ogni tanto, come oasi nel deserto, questo particolare paesaggio mostra dei villaggi che hanno un fascino storico-rurale. Profumano di laboriosità. E’ un’emozione sensoriale che coinvolge vista, udito, olfatto e tatto. Penso che rappresentino perfettamente i loro abitanti. Si parla di persone molto attive e che fanno della forza di volontà una prerogativa indispensabile. Gente concreta che spesso è riuscita a estrarre il tanto dal poco. Ha capitalizzato al massimo le opportunità che la vita le ha donato. Codogno è in Provincia di Cremona, ma poco cambia. L’imprinting è quello.

Vi chiederete il motivo di tale lunga descrizione. Manzoni, e non sto minimamente pensando a un confronto, era solito utilizzare le descrizioni dei luoghi per meglio consentire al lettore di comprendere i personaggi che li abitano. Perché il paziente uno è stato trovato proprio in questa zona? Credo che il quesito, molto interessante, abbia parecchie risposte. Intanto, la terminologia è prettamente mediatica. In realtà la scienza ha permesso di comprendere che il covid circolasse in Italia già da tempo. Tracce del virus sembra siano state ritrovate anche antecedentemente il primo caso di Wuahn. Le informazioni devono essere assunte con un’attenzione molto elevata perché paiono tutt’ora discusse. Non si hanno certezze matematiche, ma sarebbe inutile cercarle soprattutto con simili scadenziari. Non si può sapere oggi quando sia nato il SarsCov2. Solo la storia, forse, riuscirà a fornire argomentazioni più complete. Ciò che pare ormai appurato, anzi scontato, è che Mattia Maestri non rappresenti il primo caso autoctono dell’infezione. Il 21 febbraio 2020, il diavolo sottoforma di agente patogeno manifestò la sua presenza a Codogno, ma la location è casuale. E’ logico, poi, che l’inferno vissuto in quella zona possa essere diverso da quello veduto in altre località. Esistono atolli favolosi e sperduti nell’oceano dove la malattia non ha mai fatto la sua comparsa. A posteriori è sempre molto semplice giudicare, ma era impensabile che una zona come la Pianura Padana fosse esente da attacchi. Come precedentemente analizzato, questo territorio fa della laboriosità la sua ragione d’esistenza. Il commercio e lo sviluppo sono parecchio elevati. Era logico che certi generi di scambi e di interazioni condannassero i suoi abitanti. E’ una colpa? Ma certo che no! Nessuno avrebbe potuto immaginare una simile situazione. Se una mancanza esiste, si deve associare a parte della scienza. E’ la stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti, infatti, che si ostinava a negare l’esistenza del problema prima che esso fosse lancinante. Sia chiaro: non voglio nemmeno affidare responsabilità a questa disciplina. Sto solo dicendo che, se per forza occorre trovare un capro espiatorio, non si può certo attaccare lo stile di vita di un determinato popolo che, appena è stato fermato, ha rispettato fermamente i dictat imposti. Anzi, ha saputo pure fronteggiare il problema con grande forza d’animo e intelligenza. Ma non avevo dubbi. Già durante il tragico terremoto del 2012, per esempio, l’Emilia, molto vicina nelle attitudini, aveva dato una chiara immagine di sé. La ripresa è stata rapida e veemente. Questa gente soffre, ma lo fa senza clamore. Non si cosparge il capo di cenere, ma si rimbocca le maniche perché ama guardare al futuro più che struggersi l’animo sul passato. Non è mancanza di rispetto verso la tragedia. Tutt’altro. E’ solo un modo differente di concepire l’afflizione. Lo affermo senza alcun giudizio di valore. La risposta al quesito iniziale, però, non è ancora definitiva. Serve un ultimo elemento. Lo chiamerò “Dottoressa Malara. L’anestesista è la donna che, al limite dei protocolli, ha voluto effettuare il tampone a Mattia Maestri. E’ vero, una situazione simile sarebbe potuta capitare in qualsiasi ospedale e in ogni luogo del Pianeta. Ma ho un’idea diversa. Conoscendo le persone che abitano le “nostre” zone posso assicurarvi: non si arrendono mai! Se hanno una teoria diventa praticamente impossibile convincerli dell’opposto. Quando credono di essere nel giusto, non si fermano. L’animo li tormenta sinché non hanno la risposta che cercano. Tirano diritto, sempre rispettando la legge, ma non si lasciano abbattere quasi da nessun ostacolo. Attenzione! Non significa essere testardi. E’ frutto di una cultura che impone una forza intima molto importante e quando è prodigata nei confronti dell’altro diventa un portento. Ecco perché questa donna ha avuto l’audacia di rischiare sfiorando il limite e scoprendo qui il covid-19!

Il 21 febbraio 2020 è cambiato il mondo. Una signora. Anzi, una giovane di 38 anni ha capovolto le sorti dell’umanità e, superando la prassi, ha salvato la vita a un numero inimmaginabile di persone. Comprendete i dettagli? Che coraggio! Per riuscire a ricoprire la carica della Malara occorre studiare perlomeno 10 anni. E’ necessario spendere ingenti quantità di denaro, ma soprattutto dedicare un’immensa fetta di esistenza a quella missione. La ragazza non ha raggiunto nemmeno i quaranta. E’ chiara la portata della notizia? Prendete la macchina del tempo. Tornate indietro di 365 giorni e ponetevi nei panni di tale creatura. Se avesse errato? Se il tampone del paziente uno avesse avuto esito negativo? Cosa le sarebbe potuto accadere? Per carità, penso che, se l’intuizione avesse rappresentato un abbaglio o un eccesso di zelo, sarebbe stata molto più felice. Ma la sua carriera, con tutte le fatiche che l’hanno sicuramente contornata, avrebbe potuto subire un’importante sferzata. Lei si è assunta una responsabilità incredibile e soltanto per il bene di un altro uomo. Non solo quello di Maestri. Ogni istante perso nell’ignoranza del problema, infatti, avrebbe avuto conseguenze nefaste in termini di morte. Qualche media incensante la scienza e i medici, si ricorda ogni tanto del primo vero eroe? Sono davvero in pochi. La memoria è corta.

SETTIMANE DI COMPRENSIBILI INDECISIONI
Da quel giorno sono trascorse settimane di comprensibili dubbi e indecisioni. Sì, signori. E’ molto semplice sostenere, ex post, che si sarebbe dovuto chiudere tutto e subito. L’Europa ancora respirava un’aria diversa. Qualcuno credeva di salvarsi dalla strage. Ogni attività economica giustamente rivendicava la propria importanza e non voleva vedersi porre degli stop. Tutti i blocchi, infatti, hanno ricadute in termini finanziari e non si può di certo sostenere che “la salute sia più importante. Così facendo si commette lo stesso errore dell’uomo che continua a riempire d’acqua un recipiente ormai bucato. La coperta è corta. Nel concetto di salute deve rientrare anche una certa soglia di benessere al di sotto della quale potrebbero pure ridursi i decessi per covid, ma aumenterebbero quelli legati ad altre problematiche. Paradossalmente, per esempio, nella povertà è più semplice ammalarsi. Urge considerare anche le pensanti violazioni alle libertà. Non è possibile ledere questo prezioso bene altrui senza un motivo assolutamente inappellabile. Tanto che ancora qualcuno si chiede se sia stato corretto o meno pure da un punto di vista costituzionale. Le Istituzioni avevano il compito di comprendere se fossero esistite vie alternative. E’ chiaro che ora si può confermare come una drastica decisione iniziale avrebbe giovato a tutti e sotto ogni aspetto perché un minuto di ritardo nelle chiusure è valso ore di rallentamento nelle successive aperture. Ma al tempo pareva impensabile. Semmai, ancora una volta, occorre chiedere spiegazioni a tutti quegli esperti che precedentemente hanno sottovalutato il problema. Se si analizza il passato più remoto e si desidera tornare a prima del 21 febbraio 2020, infatti, si comprenderà meglio. Certo, non è ammirevole osservare come le Istituzioni invitassero le persone a una vita normale. Ma non mi sento di colpevolizzarle troppo. D’altronde loro, con estrema umiltà, si rifacevano al parere dei dotti. Ora vorrei chiedervi: chi è quella persona che si autoimpone limitazioni quando il medico gli suggerisce di continuare serenamente con il proprio stile? Per quanto riguarda il famigerato divieto d’ingresso dalla Cina, potrei sostenere che, se tutti i Paesi avessero chiuso le frontiere a quei territori, avrebbe avuto un senso. Altrimenti no. L’alternativa era isolarsi e impedire qualsiasi genere di contatto con l’estero. Anche questa sarebbe stata una via alquanto complessa. Ciò senza considerare che probabilmente il covid stava già scorrazzando libero per il mondo da tempo, rendendo così vano ogni tentativo di salvezza se non con lo scopo di arginare il problema.

GLI ORRORI NASCOSTI DEL LOCKDOWN
Si giunge quindi alla fine della prima decade di marzo 2020. Il lockdown del nord dello Stivale e la famosa fuga verso il sud con la chiusura totale e generalizzata dell’11. L’Italia Protetta. Qui si potrebbero scrivere libri e pagine intere. Le carceri sono sempre un sintomo della stabilità del potere politico. Sembra quasi che queste persone abbiano un barometro in grado di misurare la pressione circostante. Ricordo i prigionieri assiepati sui tetti di alcune case circondariali a domandare l’indulto. Non mi nasconderei troppo. E’ chiaro che, in un ambiente come la galera, la paura del coronavirus fosse molto forte, ma la spinta pare nata anche dalla volontà di cogliere l’occasione. L’aria che si respirava in quei giorni era tremenda, orribile. Il sapore era di una catastrofe imminente. Mai ho percepito attorno a me un’ansia così ingombrante. La primavera e le giornate tiepidamente soleggiate con le margherite che sbucavano nei campi facevano da contraltare a un clima tenebroso. E’ proprio vero che la natura se ne frega. Ha delle regole tutte sue. I moti rivoltosi, fortunatamente, sono stati arginati senza enormi difficoltà. Allora abbiamo assistito alla desolante conta dei dati che ogni giorno la Protezione Civile ci imponeva quasi a reti unificate alle 18.00. Mamma, che angoscia! Eppure, era corretto procedere così. L’Italia doveva sapere. Il Popolo necessitava delle informazioni e del parere degli esperti per provare a mantenere un contatto con la realtà. Cercava la speranza di uno spiraglio di luce. Tutto il giorno chiuso in casa come agli arresti domiciliari, all’uomo mancava l’aria. Ora et labora, alla stregua di tanti benedettini forzati, seguivamo il dogma. Prega e fai fatica. Magari avessimo potuto lavorare. A molti di noi era impedito pure questo. Le giornate, ormai climaticamente più lunghe, parevano eterne. Impasta, inforna, fai la pizza … Ma è finito il lievito. Allora fiondati sul balcone. Canta per esorcizzare. L’inno nazionale, il tricolore. Il cartello con scritto “Andrà tutto bene” e tanto di arcobaleno. L’uomo che urla “Ce la faremo” da un piano altissimo di un palazzo e diventa trend topic sui social mentre balla. Netflix, Amazon … “Posso portare il cane a espletare i suoi bisogni corporali?” “Sì, basta che tu non sia un runner”. “Ecco, lo sapevo … Perché ho preso un gatto che fa tutto da solo?! Magari gli metto il guinzaglio …”. Signori, è un incubo. Se ci penso ho i brividi.

L’ho descritta in tono quasi ironico e me ne scuso perché la situazione era drammatica sotto tutti i punti di vista. Mai, infatti, sono caduto nella triste illusione di cantare sul balcone. Non vi racconterò delle terapie intensive già proposte da quasi tutti i media. Vi voglio, invece, far pensare a chi vive in un centro di una città, magari solo, in un appartamento di pochi metri quadri. La dirò grossa. Forse, queste persone avrebbe persino fatto cambio con gli operatori sanitari. E’ vero, gli ultimi rischiavano la vita … Ma avevano una mission. Se realmente amavano la loro professione avranno avuto un livello talmente alto di responsabilità e adrenalina da non accorgersi quasi del pericolo che incombeva su di loro e della fatica che li molestava. E’ una vocazione. Il Giuramento di Ippocrate. Ponetevi nei panni di un adolescente che ha una fame micidiale di sana socialità. Doveva restare da solo a combattere con i suoi fantasmi e costantemente accompagnato dalla vicinanza genitoriale che gli impediva, magari, di soddisfare anche i più naturali impulsi intimi. Si pensi ai fidanzati che hanno sofferto il patema del distacco forzato e si sa quanto sia difficile rimanere lontani dagli affetti. Alle madri o ai padri distanti dai loro figli. Al contrario, abbiamo visto donne e uomini restare chiusi soli e senza protezioni dai loro carnefici. Imprenditori o dipendenti che si suicidavano per l’assenza di prospettiva. Abuso di alcool, TSO e depressioni. Dopo le aperture e con i successivi blocchi, troppe attività hanno dovuto abbassare definitivamente le serrande dando origine a vie che assomigliano molto alle Città Balcaniche a seguito degli scontri nella ex Jugoslavia. Scene sconcertanti che mai mi sarei atteso di vedere in Italia. La scolarizzazione è calata e la disoccupazione giovanile accresciuta. I 30enni senza reddito e altri che vivono con i genitori per necessità. Un’angoscia.

Questa è l’altra faccia della medaglia che purtroppo assomiglia tanto alle verità nascoste, sacrificate sull’altare di una triste pratica mediatica tesa a mostrare, in molti casi, la sola sofferenza di una parte della popolazione per giustificare in toto gli strumenti adottati nel combattere la pandemia. Dono tutta la mia ammirazione agli operatori sanitari, ma le immagini dei loro volti straziati dal dolore non sono certamente diverse da quelle del Poliziotto demolito dalle botte dei malviventi o dell’operaio distrutto dal lavoro nei campi per una misera paga volta a mantenere a stento la sua famiglia. Spoiler alert! La Caduta dei Giganti di Ken Follet descrive la Prima Guerra Mondiale e, nella Russia dilaniata dal conflitto, Katerina si doveva alzare presto la notte allo scopo di comprare una pagnotta di pane per sfamare il figlio neonato, Vladimir. Mancava la farina e il prezioso derivato andava a ruba. Ricordo le file primaverili al supermercato. Non aggiungo altro. Vi prego: non ditemi che chi è rimasto in casa senza essere colpito dal covid abbia vissuto una vacanza premio. Non si dia una simile scusante alla scienza. Anzi, una cosa la voglio aggiungere. Mi auguro di non vedere mai più sui social scene di enorme repressione nei confronti dei cittadini. E’ stato orribile e, se qualcuno avesse abusato del proprio potere, dovrebbe subirne le necessarie conseguenze. Non eravamo in guerra!

LIBERTA’ TOTALE E GENERALIZZATA
Così è giunto il 4 maggio poi il 18 e l’Italia è tornata a vivere. Tutti in piazza! Tutti al mare! E’ chiaro. Provate ad aprire la gabbia dei leoni affamati e poi a chiedere gentilmente pacatezza. Forse, se prima si fossero utilizzati strumenti meno oppressivi, si avrebbe avuto il medesimo risultato senza però originare tanta sofferenza. Comunque pare si sia imparato dall’errore e confinamenti duri come quelli marzolini sono soltanto richiesti da alcuni sporadici dotti fortunatamente rimasti ancora inascoltati. “Non ce n’è coviddi”. Le discoteche, la Costa Smeralda, Flavio Briatore e la prostatite. Ironia spesso ingiustificata verso un uomo che potrebbe aver commesso degli errori, ma non si tratta certo di uno scriteriato talmente avido di denaro da non curarsi del bene altrui. Non sono solito osservare il Grande Fratello. Non è proprio il mio format ideale di programma, ma credo che un Blogger debba superare certi confini. E’ chiaramente un’impressione personale, ma l’immagine lanciata dalla ex moglie dell’imprenditore, Elisabetta Gregoraci, è parsa totalmente diversa da quella emersa da altri durante il periodo estivo. Sinceramente mi fido più di chi ha convissuto a lungo con lui ed è madre del figlio. Viva la Libertà cantava Jovanotti. In quei 3 mesi l’abbiamo respirata, forse abusandone, ma il confine è labile. E’ chiaro che le persone devono comprendere con senno dove sia il limite e in una situazione non normale bisogna agire di conseguenza. Detto questo, il virus ha fatto il suo corso. Comportamenti maggiormente responsabili avrebbero favorito un maggior controllo, ma non penso che la seconda ondata si sarebbe comunque evitata. Il noto lockdown totale, generalizzato e perpetuo avrebbe disintegrato l’ospite quasi completamente, ma con costi logicamente insostenibili. Non è, però, mia intenzione giustificare certe condotte tese a creare assembramenti senza alcuna misura di sicurezza. Purtroppo, abbiamo assistito e, a volte, vediamo ancora scene deplorevoli. Tutto si può fare con intelligenza e rispetto dell’altro.

NO AD UN SECONDO LOCKDOWN
E’ arrivato l’autunno e la curva del contagio ha presentato un conto molto salato. E’ esplosa superando abbondantemente i numeri primaverili, ma con proporzionale aumento dei casi testati. Purtroppo, però, troppe persone sono scomparse. A proposito della gestione dello scorso marzo … Dimenticavo. Spero che, prima o poi, qualcuno fornirà ulteriori e diverse spiegazioni relative alle varie mancate autopsie sui decessi covid con corpi immediatamente bruciati. Comprendo il pericolo del contagio, ma ritengo che sarebbe opportuno analizzare oltre. Mi auguro sia fatto. Anzi, ne sono certo. Tornando a noi… Scuole aperte e poi richiuse. Il caos. Ma credo che un merito vada riconosciuto alle italiche istituzioni. La seconda ondata è stata attraversata con numeri drammatici, ma non peggiori ad altri Stati, e senza lockdown totale e generalizzato. Nessuno, e ripeto, nessuno ha osato riproporre un confinamento come quello di un anno fa, ma qui si è comunque stati in grado di barcamenarsi lasciando un minimo di respiro alle attività. Se ciò non ha fornito conseguenze positive dal punto di vista economico, mi sento di sostenere che le abbia avute sotto il profilo simbolico. Evitando un certo tipo di blocco si lancia un messaggio di speranza e di fiducia ed è proprio quello di cui la gente necessita. Non significa prendere in giro le persone illudendole. E’ tutto il contrario. Signori, il problema esiste. Ma non si può pensare di barricarsi in casa per sempre. Occorre imparare a convivere con il dilemma. Soluzioni, quindi. Magari non saranno le migliori, ma viaggiano nella giusta direzione.

IL VACCINO E’ LA VITTORIA?

Poi, però, ecco le varianti. Incredibile. Arrivano proprio quando si intravede la luce grazie ai vaccini. Fortunatamente l’antidoto pare valere anche contro di esse, ma bisogna sbrigarsi perché queste non si moltiplichino … I problemi sono due. Il primo è legato a una pianificazione che si è rivelata inadeguata. E’ una questione che sembra, purtroppo, non solo nazionale ma caratterizzante l’UE. E’ il vero nocciolo del dilemma. Non è accettabile che si sia giunti a una situazione per cui vi sia scarsità di tal bene. La scienza ha fatto un miracolo per presentare l’unica via d’uscita in termini rapidi. Non si può cadere in errori logistici o contrattuali. Senza alcun campanilismo o alcuna remora, si sarebbe dovuto essere in grado di disporre della sostanza nei corretti quantitativi. Paesi come la Gran Bretagna, gli USA o Israele sono stati molto più efficaci e presto ne trarranno i relativi benefici. La seconda incognita, invece, è quella che mi auguro finisca con il rivelarsi un finto dilemma. Molte persone non si vogliono sottoporre al trattamento. Non ho mai creduto nei TSO per individui in grado di intendere e di volere quindi non obbligherei a una simile soluzione. Anche in questo caso, gli esperti si sono divisi e gli stessi enti, superiori al singolo, hanno mostrato qualche titubanza. Basti osservare quanto accaduto con il siero di Astrazeneca in relazione alla questione dell’età del possibile ricevente. Per motivi di tempo e onde evitare di annoiarvi, non spiegherò nel dettaglio. Il metodo scientifico, essendo imperfetto, giustamente non può fornire garanzie. E’ comprensibile, quindi, l’atteggiamento di chi, soprattutto in giovane età, mostra qualche perplessità chiedendosi le possibili conseguenze a lungo termine. E’ altrettanto vero, però, che la comunicazione può essere in grado di predisporre un soggetto nella giusta ottica. Il vaccino è il bene. Non il male. La possibilità che abbia effetti collaterali negativi è minimamente infinitesimale e sono convinto che non ci si troverà nella condizione per cui la domanda sia inferiore all’offerta. Garantite l’antidoto nella giusta quantità e vedrete che non avrete altri problemi.

In un anno, quindi, è cambiato il mondo. La luce in fondo al tunnel è luminosa e si pensa al marzo scorso non ci si può che vedere di fronte a un futuro diverso dove forse, questo sì, si riuscirà a fornire valore ad esigenze molto differenti dal passato.