Ebbene sì, siamo di fronte ad un vero e proprio ricambio generazionale! 
Belle conferme di ciò le stiamo avendo anche dalle prime partite del mondiale di calcio in Qatar, dove abbiamo potuto apprezzare giovani talenti emergenti, ma che in realtà fanno già la voce grosse nei loro rispettivi club: sto parlando di Jude Bellingham (centrocampista inglese del Borussia Dortmund classe 2003) e Gavi (mezzala che ha già conquistato il posto da titolare nel Barcellona a solo 18 anni!).
Loro sono solo due esempi del cambio generazionale sopra citato, ed in questo mondiale hanno già un dato che li accomuna: entrambi hanno segnato nel match di esordio della loro nazionale, con entrambe le sfide concluse in goleada.
Altro giovane che si sta affermando in questa annata è Jamal Musiala (classe 2003, titolare nel Bayern Monaco e già autore di 9 gol in campionato e vero e proprio trascinatore dei bavaresi). 

Questo breve preambolo vuole mettere in risalto proprio l'utilizzo e l'energia che questi giovani esprimono in campo con le loro qualità, ma così come loro ce ne sono altri di "ragazzetti terribili" che si sono già presi la scena del panorama mondiale a suon di record abbattuti e gol siglati: sto parlando di Erling Haaland e Kylian Mbappè; perché li definisco così? Il gigante norvegese sta stracciando ogni record in Premier League: ha già raggiunto 18 gol in campionato in 13 partite! E con più di metà stagione ancora da giocare mi chiedo a quanto possa arrivare... per quanto riguarda Mbappè c'è poco da dire, anzi solo un appunto: è dovuto scendere in campo in prima persona il presidente francese Emmanuel Macron, affiancato a un contratto miliardario, per impedire il trasferimento del francese dal PSG. 

Come si può notare, di giovani di grandissimo spessore in giro nel mondo ce ne sono a bizzeffe, ma una domanda sorge spontanea: perchè in Italia non si lascia spazio ai giovani? 
Un grande "difetto" del calcio italiano: spesso e volentieri si lasciano fuori dal terreno di gioco i giovani, senza dargli possibilità di sbagliare ed imparare, finendo per farli decrescere, facendogli girare il mondo pur di non averli tra i piedi: ma questa filosofia, questa mentalità perchè non si abbandona? Perchè non si dà la possibilità ai giovani di mettersi in gioco? (esempio: Sandro Tonali partito dalle file del Brescia per poi approdare al Milan come il nuovo Pirlo: partito decisamente sottotono, forse anche per la grandezza del piazza, è arrivato ad essere uno dei pilastri del Milan campione d'Italia, conquistandosi anche la fascia di capitano).

A livello qualitativo non ci manca nulla, forse solamente un po' di buon senso e di convinzione da parte delle società: qualcosa ultimamente si sta sbloccando, forse vedendo anche ciò che succede in giro per il mondo, ma c'è ancora tantissimo lavoro da fare per riportare i giovani nel posto che meritano e non a scaldare le panchine.