Tanti lo hanno atteso. Tanti lo hanno temuto. Poi, quel giorno è arrivato. Il temuto o osannato giorno in cui Silvio Berlusconi, il Presidente rossonero che ha vinto più titoli di tutti, ha abbandonato il timone per lasciarlo in altre mani; quelle dell’imprenditore cinese Yonghong Li, sconosciuto ai più, ma in grado di investire una cifra ragguardevole per acquistare la Società Milan ricca di un nobile passato, ma arenata in un deficitario presente, sia per quanto concerne l’aspetto economico sia quello più prettamente sportivo.

La prima mossa del neo proprietario (ma parliamoci chiaro, il suggerimento è sicuramente arrivato dal venditore) è stata quella di affidare l’amministrazione a un giovanotto pinerolese con una discreta esperienza professionale e calcistica: Marco Fassone, appunto.
La storia racconta che il nostro Fassone si laurea in Lettere Moderne all'Università di Torino nel 1987 e l'anno seguente entra a far parte del gruppo Ferrero, azienda che non lascia per i successivi 12 anni. Poi, viene assunto dalla Galbani in qualità di Direttore per lo Sviluppo di nuovi prodotti e, nel tempo libero, prova ad avvicinarsi di più al mondo del Calcio come assistente arbitrale affiliato presso la C.A.N. (Commissione Arbitri Nazionale) di Serie A e B.
Dal 2003 la sua carriera e la passione s’incrociano definitivamente perché viene assunto dalla Juventus come Direttore Marketing, fino a ricoprire il ruolo di Direttore Esecutivo Area Stadio, Marketing e Vendite (curioso è il fatto che nasce in questo periodo l’internazionalizzazione del marchio e la creazione del primo Juventus Club cinese).
Nel 2010 (dovendo sostituire una figura di rilievo come quella di Pierpaolo Marino) il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis gli offre l’incarico di Direttore Generale. Il matrimonio dura soltanto due anni, perché nel 2012 Fassone accoglie la proposta dell’Inter di assumere lo stesso incarico e in aggiunta quello di Consigliere Delegato di Inter Brand e di Direttore Generale di Inter Media and Communication.
Nel 2017, il 14 aprile, diventa Amministratore Delegato del Milan.

Composto, rispettoso, sceglie fin da subito di sposare una politica societaria che si distacca da quella che l’ha preceduta. Non è certamente la gelosia o l’invidia a dettare questa nuova rotta, ma molto più semplicemente una perfetta analisi del polso del tifo milanista. In poche parole, se la Società rossonera vuole arrivare a rinverdire i successi del passato ha bisogno dell’aiuto di tutte le componenti che lo determinano: atleti capaci e vincenti, un buon allenatore, una struttura dirigenziale in linea con gli obiettivi e una mano aperta verso il vertiginoso bacino d’utenza rossonero, unico nel suo genere per affetto e passione.
Tra le tante operazioni che portano la firma di Fassone vi è la scelta del nuovo Direttore Sportivo, preferenza che ricade su Massimiliano Mirabelli. La sua carriera lo vede prima come calciatore (al Crotone) e poi come dirigente al Rende, con cui vince l'Eccellenza Calabria 1996-97, e come osservatore all’Empoli.
L’anno successivo diventa Direttore Sportivo del San Calogero (vince il campionato di Promozione). Poi si susseguono incarichi e successi all’Acri (concede il bis del premio Eccellenza 2000), la Rossanese (premio 2000-2001), Rende (premio 2002-2003 e 2003-2004) con il quale arriva ad un soffio dalla promozione in C1, Ternana prima di diventare osservatore dell’Inter (2012) e trasferirsi in Inghilterra al Sunderland (2013).
L’anno successivo ritorna coi nerazzurri in qualità di Capo degli Osservatori. Su invito di Marco Fassone il 14 aprile diventa ufficialmente Direttore Sportivo dei rossoneri e Responsabile dell’Area Tecnica.
Caratterialmente è molto diverso dall’AD milanista. Mirabelli è uomo di campo e di pubblico e si fa subito notare per un buffetto (piuttosto energico) che dà alla schiena del povero Donnarumma al momento di passare alle cose formali.

Come i due attori e personaggi dell’omonima serie televisiva britannica del 1970 Attenti a quei due (nientepopodimeno che Roger Moore e Tony Curtis, diametralmente opposti sia sul set che nella vita) anche Fassone e Mirabelli appaiono diversissimi l’uno dall’altro e forse piacciono ai tifosi proprio per questo.
Ad oggi, i due sono risultati “pop” e la cosa non è da vedere con timore. Anzi. Dopo decenni di monarchia assoluta, il Milan è passato ad una diarchia al potere che diventa a tre se includessimo anche il carattere del neo Proprietario Yonghong Li.
Questi professionisti commetteranno sicuramente degli sbagli nella loro carriera, per carità, ma le cose sostanziali, in questo inizio di rapporto di lavoro, stanno cercando di sistemarle.
E, visti i sette anni precedenti del Milan, non mi pare impresa da poco...