Milan-Juventus. Due semplici parole che innescano emozioni contrastanti in milioni di persone di questo pianeta terracquo. Milioni di coscienze sintonizzate alla stessa frequenza assisteranno questa sera al nuovo capitolo di questa epica sfida. Tanti i duelli, i campioni, le storie che hanno costruito i connotati di una delle partite chiave della storia del nostro campionato. Dopo il dominio novennale della Juventus, interrotto dall'Inter dell'ex capitano bianconero Antonio Conte, ora è il Milan a partire con il pronostico dalla sua parte. In questi due anni Stefano Pioli ha amalgamato un gruppo che, seppur non spicchi nessun fenomeno, è un mix tra giocatori giovani e di esperienza. Il ritorno di Ibrahimovic ha dato quel tocco in più, come quello che fornisce uno chef stellato ad un piatto.
D'altra parte, però, bisogna essere onesti e dire che se non porti in bacheca qualche trofeo i meri risultati che, se per quanto buoni, non ti fanno ricordare da quasi nessuno nella storia calcistica. "Chi vince scrive la storia, il secondo può al massimo leggerla" diceva Antonio Conte dopo la conquista del tricolore bianconero. Dopo il ritorno in Champions League, al Milan ora si chiede un nuovo upgrade: la conquista di un trofeo che certifica la certezza del ritorno tra l'élite calcistico del diavolo rossonero. Questa sera l'occasione è ghiotta per dare una mazzata di classifica e psicologica ai rivali bianconeri e rincorrere un Inter che si avvia col vento in poppa alla conquista del suo secondo tricolore consecutivo. 

In casa bianconera gli umori sembrano essere tornati più pacati e rilassati: gli ultimi risultati, sconfitta in Supercoppa Italiana a parte, hanno riaccreditato la Juventus come mina vagante per la conquista di un posto in Champions League, minimo sindacale per la vecchia signora. In questi ultimi due mesi Massimiliano Allegri ha riordinato alcune cose dal punto di vista tattico e mentale e la squadra ha ritrovato alcune delle sue certezze passate. Il punto di svolta è stato l'inserimento sempre più oliato di Arthur: il giocatore brasiliano sembra aver preso le redini la regia bianconera, mettendo in risalto le qualità di altri attori protagonisti, come Dybala, Mckennie e Locatelli. Sicuramente l'imprevisto dell'infortunio a Federico Chiesa è un boccone amaro da buttare giù, ma si sa che la Juventus nei momenti di difficoltà trovi fonti di energia inesauribili. “La Juventus è come un drago a sette teste. Appena gliene tagli una, ne spunta subito un’altra” diceva il buon Giovanni Trapattoni, uno che la Juventus la conosce molto bene. 

L'ago della bilancia in casa bianconera lo farà ancora Paulo Dybala. Nonostante continuino imperterrite le voci sul suo futuro, la Joya è il giocatore più tecnico della squadra e può creare occasioni pericolose da un momento all'altro. I dubbi riguardano sempre le condizioni fisiche: non è il segreto di Pulcinella che l'asso bianconero, come dimostrano le precedenti stagioni, non sia tra i giocatori più integri e che poi ne risenta anche mentalmente. Quindi con il recupero totale di Arthur e Dybala, il tecnico livornese potrebbe continuare la strada intrapresa nelle ultime gare, il modulo che fece svoltare la stagione già una volta: 1-4-2-3-1. Con il recupero di Danilo in difesa, Cuadrado andrebbe a ricoprire il suo ruolo naturale, quello di esterno destro, con Dybala centrale e a sinistra si alternerebbero Mckennie, una sorta di Boateng nel Milan scudettato di Allegri, o Bernardeschi, che sta vivendo una nuova primavera. Se poi mai dovesse arrivare una punta di peso alla Higuain questa squadra potrebbe dire ancora la sua, anche in vista degli ottavi di Champions League contro il Villareal. "Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l'ha generato" diceva Albert Einstein.
Chissà se Allegri saprà trasformare un problema in un'opportunità.