Gli strascichi lasciati dall’ultimo Milan Lazio suscitano sicuramente più di una riflessione circa il valore assunto dal calcio nella nostra società, questo articolo però non ha la pretesa di esprimere un giudizio di tipo morale sulla vicenda, bensì vuole concentrarsi sugli aspetti epici del caso.

Kessie, Bakayoko e Acerbi sono gli eroi della nostra epoca, epoca che rappresentano e della quale loro stessi sono figli. Il calcio con i suoi protagonisti, più di altri sport, si presta a segnare e a rappresentare lo spirito del tempo: la ricchezza, la ristrettezza economica, la cultura, il civile e l’incivile, il calcio ha la capacità di sintetizzare e di sbatterci in faccia chi siamo.

Achille dopo aver ucciso Ettore lo lega per i piedi sul retro del suo carro e lo porta nel campo acheo, negando al rivale una degna sepoltura, con sprezzo delle nobili tradizioni. Allo stesso modo, sotto la curva è stato irriso il regalo del nemico, il quale era stato offerto dal rivale in segno di riconciliazione. Più di duemila anni sono passati dai canti di Omero, eppure l’epica e l’animo umano segnano corsi e ricorsi storici.

Purtroppo la triste vicenda non sarà cantata né ricordata da nessun poeta, il nostro tempo offre cascate di labili parole, tra le quali vanno incluse anche quelle che leggete, scritte forse più per celebrare se stessi che per narrare abili gesta. Forse, infatti, a nessuno importa nulla di quel che è successo, si scrive, ci si sdegna, si insulta, predica, profetizza, più per dire che esistiamo, che in fondo vorremmo anche noi essere su quel campo verde che ci rende immortali per 90 minuti a settimana, piuttosto che essere spettatori di un’Italia che brancola al buio. Anche chi dovrebbe guidare le sorti del paese invidia i nostri eroi, protagonisti nel bene e nel male, e allora commenta la vicenda, prova a mettere i sottotitoli a un’epopea nella quale anche loro sono esclusi o costretti a recitare una parte marginale.

La battaglia calcistica ed extracalcistica dei nostri eroi ha acceso gli animi perché dagli eroi ci si aspetta qualcosa di diverso. Così, chi ha dedicato la sua vita al pallone, suo malgrado, si trova a dover far da vate, da lui si esige più che dal gestore della polis.
Forse troppo spesso ci si dimentica che questi semidei altro non sono che ragazzotti figli dell’era dello “scrivo dunque sono”, “chatto, do un like, pubblico dunque esisto”, proprio come noi.

I nostri eroi avranno anche sbagliato, ma nostro malgrado non sono altro che i protagonisti del mito odierno di un’Italia che forse non è poi così onesta, gentile, razionale, educata, ponderata e signorile nelle sue gesta epiche, ma nemmeno nella quotidianitá.