Da un po’ di tempo non scrivo, un po’ perché non amo commentare fatti contingenti, un po’ perché questo Milan fa davvero perdere la voglia di scrivere.

Da qualche anno, quando si parla di Milan si sente dire che siamo all’anno zero, che è stato toccato il fondo, che si può solo risalire, invece ogni anno questo Milan ci stupisce in negativo. Ammettiamolo, “ricomincio da zero” è una frase che prima o poi tutti abbiamo detto nella vita, dopo un brutto periodo, quando avevamo voglia di darci un taglio, di ricominciare, frase accompagnata da speranza, voglia di fare, di aprirsi al nuovo. Troisi suggeriva saggiamente di ricominciare almeno da tre, infatti non sempre bisogna buttare via tutto, invece questo Milan si è affezionato così tanto a quella sensazione euforica che provoca il poter ricominciare da zero che alla fine non solo non ha concluso nulla ma ha pure buttato via tutto ciò di buono che poteva aiutare a ricominciare.

Ora dopo 3 anni dalla vendita del Milan da parte del suo ormai ex presidente siamo ancora qui a parlare di ricominciare da zero, ma a ben guardare qui si ricomincia da meno 5, cinque gli anni buttati al vento, cinque gli anni passati da quando Berlusconi alzando bandiera bianca sul fronte economico prometteva un Milan giovane ed italiano. Oggi dopo cinque anni ci sentiamo dire che il futuro Milan sarà composto da Under 24, non necessariamente italiani, ma necessariamente sconosciuti e a buon mercato. Niente di contrario contro una legittima strategia societaria, però dopo 5 anni, 7 allenatori, 2 cambi societari, 3 cambi a livello di dirigenza siamo a zero, anzi a meno cinque, siamo fermi al 2015, quando Galliani con quattro spiccioli raschiava il barile alla ricerca di giovani promettenti.

Peccato aver buttato via tutto, eppure la sensazione di un Milan cinese che “mo’ ce ripigliamo tutt” era piacevole, anche aver cacciato la coppia Mirabelli e Fassone è stata piacevole e ci ha regalato l’impressione di un nuovo inizio, pure l’arrivo del fondo americano ha regalato speranza, l’entrata in società di Leonardo e Maldini sembrava una garanzia, anche la coppia Boban-Maldini con l’arrivo di un allenatore giovane e promettente come Giampaolo ci ha fatto dire “dai che è l’anno buono”, con tanti saluti a Gattuso colpevole di non regalare un calcio spumeggiante.

Dopo tutte queste illusioni-delusioni come salutare l’arrivo di un tal Ragnick, che ha fatto i miracoli con squadre semisconosciute, che è preparato e che è un professore? (Quest’anno avevamo il "maestro" sic.).
Che facciamo allora? Come tifosi ci buttiamo con entusiasmo in questa nuova avventura o dopo le tante delusioni è giustificato un po’ di sano scetticismo? Insomma, è da un po’ che un allenatore straniero non arriva in Italia per guidare il Milan con qualche risultato, infatti dopo Liedholm c'è il nulla. Se poi allarghiamo il discorso alle altre squadre italiane gli allenatori stranieri di successo non sono molti, e allora che facciamo, ci esaltiamo? Però direte,  il tedesco si è studiato Sacchi e Zeman, due nomi che sicuramente hanno scritto qualche pagina del calcio nostrano e che rievocano certamente bei ricordi nostalgici.
Basterà allora Ragnick per risollevare questo Milan? Personalmente non voglio farmi nessuna illusione, mi aspetto solo un altro fallimento, non perché non creda nella bontà del personaggio, bensì perché non si vede neanche l’ombra di una società seria.

Qualcuno ha chiaro chi comanda? Al Milan esiste un tal Singer, che non si fa vedere neanche ai derby, poi abbiamo Scaroni, una figura di rappresentanza che non si capisce cosa rappresenti, c’è il caro Gazidis, che nomina due collaboratori di carisma dato che probabilmente non si sa interfacciare con i giocatori, né con il popolo rossonero e infine Boban e Maldini che un po’ fanno di testa loro, un po’ secondo quanto li lascia fare la società. Insomma un apparato mastodontico in cui se devo fare, devo chiedere a chi mi sta sopra, che poi deve chiedere a chi lo comanda, che deve chiedere a chi mette i soldi, che però non è molto interessato al calcio in sé, ma piuttosto a dei numeretti su foglio Excel. Tanto per dirla, c’erano una volta Berlusconi-Galliani-Braida, ora invece non si capisce più nulla e questa instabilità si riflette su tutto l’ambiente che da qualche anno naviga a vista sperando alla fine che ripartendo da zero le cose migliorino. Dulcis in fundo, il nostro peso politico nel calcio italiano e ridotto a zero con tutte le conseguenze del caso.

Purtroppo a questa società i risultati sportivi non interessano granché, probabilmente l’unico interesse è ripianare i debiti, fare lo stadio e rivendere. Il Milan non è stato comprato da Elliot per farsi pubblicità, cosa che invece interessava il politico Berlusconi, per cui, mentre ci si barcamena senza retrocedere va bene tutto, purché si possa costruire lo stadio, rendere appetibile la società a livello di bilancio e vendere guadagnandoci qualche spicciolo che non fa mai male.

Quindi, pensare che l’ennesimo cambio di allenatore possa risollevare le sorti del Milan non è molto razionale e fa leva solo sulla speranza che il nuovo sarà sicuramente meglio del vecchio, nonostante in questi ultimi anni abbiamo visto l’esatto contrario. In molti hanno gioito quando è stato dato il benservito a un certo Gattuso e pure alla vendita di Suso, ma questo è come sperare di migliorare le sorti di un hotel cambiando l’usciere. Purtroppo finché non arriverà una proprietà bramosa di successo, non solo per motivi economici ma anche di prestigio personale, credo che il Milan sarà condannato a stagioni incolori che finiscono per scolorire anche la passione dei tifosi e, ahimè, credo che finché Elliot non avrà i conti in ordine e lo stadio di proprietà dovremmo accontentarci, a meno che non arrivi un’inspiegabile buona offerta prima del tempo.

In conclusione, anche quest’anno si cambia tutto per non cambiare nulla e si riparte proprio dagli ultimi anni incolore della gestione Berlusconi, gestione che nonostante fosse avvilente ci ha lasciato i pochi giocatori che garantiscono (hanno garantito) qualche entrata economica in caso di vendita e parlo dei vari Donnarumma, Romagnoli, Calabria, Suso e Cutrone, ai quali aggiungiamo Bennacer ed Hernandez. Qualcuno probabilmente andrà venduto, o per migliorare il bilancio, o perché  i giocatori stessi giustamente lo richiederanno una volta certificato che questa società ha ambizioni mediocri.

Ora, certificato che questa stagione è stata già archiviata, o cestinata, nonostante l’arrivo di Ibra avesse risvegliato un minimo di emozione (sorvoliamo sulla penosa situazione), ci si prepara ad un nuovo anno zero, o meno cinque che dir si voglia, questa volta senza nessuna speranza, sperando che questa società non riesca a deludere anche aspettative inesistenti.