Primi 3 punti per la Roma targata Daniele De Rossi, ex mediano nato cresciuto e diventato simbolo di quella Roma che insieme a Francesco Totti ha scritto le pagine più belle della storia della Società giallorossa. Potremmo anche definirlo un figlio d'arte se si considera che il papà Alberto ha guidato per ben diciannove anni la Roma primavera, conquistando numerosi campionati e Coppe Italia e altri trofei giovanili. Alberto De Rossi nel corso della sua carriera da allenatore ha lanciato anche molti campioni, tra i quali anche suo figlio per l'appunto Daniele che nel corso della carriera da calciatore ha saputo dare il suo contributo anche in Nazionale specie sotto la direzione di Marcello Lippi, con la massima espressione che portò insieme al compagno Totti,  ad Andrea Pirlo e gli altri alla vittoria del Mondiale di Germania

Per Daniele non è stato però l'esordio in assoluto, avendo assunto lo scorso anno l'incarico dello Spezia a guidare la squadra, incarico durato appena due mesi; dove però le responsabilità di aver costruito una squadra non all'altezza della Serie B non potevano certo essere imputate a De Rossi, pur senza disconoscere la mancanza di esperienza e lo scarso carisma verso la squadra dettato dal fatto di essere al primo incarico della sua nuova carriera. Nel mezzo è arrivato un periodo di studio, di approfondimento fino alla chiamata "inaspettata" dei Friedkin come lui stesso ha dichiarato nella conferenza stampa di presentazione, dove ha anche risposto che "quando la Roma chiama non si può dire di no"...

All'Olimpico si è vista una Roma che per un'ora ha saputo costruire e  tenere le redini del centrocampo contro un Hellas Verona in buona condizione fisica, sempre propositiva e alla ricerca degli attaccanti, stavolta insieme a ElShaarawy e Dybala con Lukaku centrale d'attacco. Proprio l'esterno di origini egiziane è risultato il migliore in campo avendo fornito entrambi gli assist dei gol di Lukaku e Pellegrini. Anche il capitano ha fornito una prestazione più che sufficiente rispetto alle ultime, liberato da quei compiti di interdizione che non gli sono congeniali e lasciato muoversi alla ricerca di spazi dove trovare inserimenti per lanciarsi o lanciare le punte con i cross.

Novità anche per Leandro Paredes posizionato tra i due centrali di difesa, ruolo forse più adatto alle sue caratteristiche di centrocampista compassato. Certo la mancanza dei squalificati Mancini e Cristante insieme al resto degli infortunati e degli assenti per la Coppa d'Africa in corso si è fatta sentire, con i problemi fisici di Dybala e Spinazzola che ormai rasentano la quotidianità.  Problematiche che si sono riviste per tutto il secondo tempo e che sapevamo che non sarebbero sparite certo con un avvicendamento in panchina, ma che la Società è chiamata a risolvere se vuole perseguire l'intento di raggiungere il traguardo del posto in Champions.

Ecco il punto dove non ci sentiamo di condividere il pensiero di Mister De Rossi, la Roma non è una squadra forte, o almeno non all'altezza delle prime quattro! Troppe lacune in difesa e a centrocampo, ormai da tempo sono conosciute; a cominciare dal portiere che ha permesso grazie alla sua ennesima "papera" di far sperare al Verona di poter agguantare il pareggio dopo anche aver sprecato un calcio di rigore alquanto generoso secondo me, non perchè non ci sia stato un contatto del pallone col braccio del difensore romanista ma perchè frutto di un rimbalzo dal tentativo di colpire di testa di Djuric che era in contrasto appunto col difensore della Roma.

I giallorossi sono calati fisicamente nel secondo tempo ed hanno concesso campo e iniziativa ai gialloblù di Roberto Baroni, ma hanno saputo contenere la pressione avversaria arretrando il baricentro e ponendo la difesa a cinque. ElShaarawy stremato è stato sostituito da Zalewsky proposto come esterno alto, e Dybala da Belotti, prova insufficiente la sua dove non è riuscito a tenere palla per permettere ai compagni di respirare. Insomma, la nave è stata condotta in porto sana e salva ma i problemi restano, e la prossima trasferta a Salerno è una di quelle più complicate ma obbligatoriamente da vincere se si vuole provare a recuperare il terreno perduto. Impresa molto complicata lo ripeto, anche perchè l'esperienza cui manca a Daniele De Rossi non può essere non considerata.

Ne è consapevole lui stesso ed ha messo le mani avanti dicendo che il suo compito è provarci, e sapendo che il suo impegno terminerà a giugno in ogni caso. Molte idee nella testa, su come cambiare la squadra; e una particolare ammirazione per il calcio di Guardiola al quale prova a rifarsi nel suo lavoro da tecnico. Però non è ancora tempo di  prendersi la Roma, adesso è un'urgenza determinata dalla situazione particolare; la separazione da Josè Mourinho era diventata inevitabile per svariati motivi e serviva qualcuno che la piazza avrebbe accettato senza colpo ferire. E lui era l'unico a disposizione, pronto a guidare la squadra a qualsiasi condizione gli venisse posta, perchè romanista si resta per sempre. Come ha detto prima della partita lui la Roma l'ha seguita in tutto il suo percorso e sa già dove può e deve migliorare. E non soffre certo il dualismo con Mourinho col quale ha un ottimo rapporto. Rapporto che con il pubblico resterà a vita, testimoniato dagli striscioni numerosi apparsi in Curva Sud e in Tribuna Tevere.