Ieri sera alla Domenica Sportiva c’è stato un inatteso e incomprensibile scivolone del più rappresentativo giornalista italiano.
Ottimo giornalista, scrittore originale e dirigente sportivo meno convincente, Mario Sconcerti ha portato il suo intelligente pragmatismo in ogni sua attività, senza le banali dichiarazioni buoniste di facciata che spesso caratterizzano gli uomini di successo in Italia.

Chi vive a Roma lo ha conosciuto bene, anche perché in un momento di minore visibilità della sua carriera, dopo la coraggiosa direzione del Corriere dello Sport all’epoca Cragnotti- Sensi, è stato a lungo protagonista in una radio romana anche con programmi di costume e di politica. Ciò ha restituito agli ascoltatori romani e italiani un'immagine più complessiva di uomo politicamente schierato e quindi inevitabilmente dogmatico, ma profondamente libero. Con una curiosa antipatia per il potente e la destra, nonostante la storia umana dimostri che nei comportamenti vi sia davvero pochissima differenza tra uomini di sinistra e di destra.

Nello sport, invece, Sconcerti ha sempre dimostrato una maggiore serenità di giudizio e, di conseguenza, una minore tendenza alla contraddizione: memorabile la sua rottura del fronte Borrelli – Guido Rossi – Cannavò con le coraggiose dichiarazioni controcorrente su Calciopoli e su quanto avvenuto ai tempi della sua avventura da dirigente sportivo della Fiorentina, che per prime restituirono un’immagine meno illibata dell’Inter di Moratti, poi emersa anche dagli approfondimenti di Palazzi, nonostante il ricorso alla prescrizione della società milanese ci precluda di fatto di sapere se tali accuse fossero fondate o meno.
Successivamente, Sconcerti ha raccolto al Corriere della Sera il testimone lasciato libero da Giorgio Tosatti, facendosi notare come grande firma del calcio, attenta ai numeri e alle statistiche, ma senza rinunciare al coraggio di esprimere opinioni.
A volte sbagliando clamorosamente, come accade a tutti gli uomini troppo sicuri di sé: Cristiano Ronaldo non solo troverebbe posto nella Juventus, ma l’ha dimostrato ampiamente nella successiva finale di Champions League e Dybala non vale – e probabilmente non varrà mai – quanto Messi.
Ultimamente, non senza polemiche e censure da parte degli stessi giornalisti RAI, ha ottenuto un ricco contratto da opinionista nei due storici programmi calcistici dell’emittenza nazionale, dopo aver a lungo fatto benissimo a Sky.
Guardando nelle pieghe delle trasmissioni, si è spesso notato una certa insofferenza del nostro Mario verso gli altri protagonisti, che spesso, da addetti ai lavori o da conduttori di lungo corso, hanno osato esprimere opinioni contrarie alle sue.
Fino al brutto episodio di ieri sera, quando alla Domenica Sportiva ha risposto in maniera inutilmente polemica all’ex calciatore e allenatore Marco Tardelli, che aveva solo espresso il proprio pensiero, peraltro condiviso da molti, sulle due espulsioni avvenute in Chievo – Juventus: due sciocchezze incredibili commesse dai giocatori clivensi, infantili e plateali, che a termini di regolamento non potevano avere esito diverso.
Sconcerti ha stranamente replicato che il dubbio degli anti-juventini è se a parti invertite sarebbe accaduto lo stesso, il che non è in alcun modo contrario a quanto affermato da Tardelli. Il quale ha infatti replicato chiedendosi se alla capolista Napoli sarebbero stati espulsi due giocatori, ribadendo una delle cose sempre affermate dallo stesso Sconcerti negli anni, ovvero che la sudditanza esiste ed esiterà sempre nei confronti del più forte o del più potente di turno, di chiunque si tratti. Ne è seguita una sconcertante mancanza di rispetto verso Marco Tardelli, a cui il nostro Mario ha rimproverato “non puoi pensare di vincere sempre con la Juve ed essere anche dalla parte della ragione”.

Incredibile! Premesso infatti che Tardelli ha svolto una parte importante della sua carriera lontano dalla Juve, tra Inter e Nazionale, si è trattato di una inattesa caduta di stile, per chi, come chi scrive, stimava molto Mario Sconcerti.
Ancor più sconcertante, se possibile, la chiosa: “Io interpreto quello che ho letto e visto sui social". Purtroppo è una chiosa ancor più preoccupante e rischia di far scadere il dibattito televisivo al pari degli argomenti di più basso livello che si usano sui social.
Non bastassero infatti i tweet imbecilli di alcuni ex giornalisti caduti in disgrazia, che utilizzano l’invettiva e la faziosità per uscire dall’anonimato, sarebbero sdoganati tutti quelli che vorrebbero che Bergomi non commentasse l’Inter, Tacchinardi la Juventus, Sacchi il Milan, Pecci il Napoli, Sconcerti la Fiorentina, oppure avrebbero campo libero quelli che volevano vietare allo stesso Sconcerti di parlare dei Della Valle, in quanto ex dipendente del precedente proprietario poi fallito, o commentavano la sua assunzione in RAI facendo un incomprensibile riferimento al suo essere fiorentino e di sinistra al pari del segretario del PD, Matteo Renzi.

Argomenti inaccettabili. Facciamo dunque un appello a Mario Sconcerti: ritiri quello che ha detto e chieda scusa a Marco Tardelli. Altrimenti saremo costretti a dubitare della serenità dei suoi giudizi su ogni suo concittadino o conterraneo, così come su ogni persona di sinistra (sic!) che si trovi a giudicare, come, ad esempio, Renzi o Sarri.