Quando penso a due stagioni che non si ripeteranno mai più, la prima squadra che mi viene in mente è il Vicenza 1996/97-1997/98. Racconto questa storia a chi non ha vissuto quel periodo perché non era nato. In quella prima stagione c'era la Juventus di Lippi che alla fine avrebbe vinto lo scudetto numero 24 e la Champions League in quel di Roma contro l'Ajax, battuta ai calci di rigore, eppure c'era una squadra di bassa classifica che stava riuscendo in iun'mpresa che poche erano riuscite a fare, vincere la Coppa Italia. Così che mi accorsi di quel Vicenza che era piena zeppa di giocatori d'esperienza: Di Carlo, Ambrosetti, Brivio, Dal Canto, Sartor, Firmani, Viviani, Cornacchini, Murgita, Otero e Guidolin come tecnico. Una squadra che voleva la salvezza in un campionato non proprio facile in lotta con Cagliari, Perugia, Verona e Reggiana, che annoveravano in squadra molti giocatori di buonissimo livello, quindi battagliera e con un sogno, quello di restare in A, ma Francesco Guidolin in panchina non la pensava proprio come i tifosi e la presidenza, quindi voleva portare questo Vicenza a sognare qualcosa in più di quel che poteva permettersi di pensare.

La squadra veneta parte subito con una vittoria per 4-2 in casa della Fiorentina, cosa che stupisce e non poco, ma come si dice "può succedere di tutto alla prima giornata di campionato". Così dopo la sconfitta interna contro la Roma per 1-2, si passa alla terza giornata con un'altra goleada del Vicenza, stavolta 4-1 all'Atalanta; poi perde a Piacenza 1-0, e riesce nell'impresa di battere la Juventus 2-1 al Menti ecc. La squadra sembra una macchina che pian piano sta sorprendendo sempre più, oramai il Vicenza sta diventando una stupenda realtà, le posizioni in classifica vengono scalate fino ad arrivare ad un incredibile 8° posto finale, davanti a Fiorentina, Atalanta, Roma e Napoli (che, ricordiamo, non erano quelle che vediamo ora, ma squadre da mezza classifica). Ma ancor più importante è il cammino in Coppa Italia, dove il Vicenza si toglie di mezzo Lucchese, Genoa, Milan, Bologna, per poi arrivare alla doppia finale contro il Napoli (all'epoca si giocava andata e ritorno, non come ora partita secca su campo neutro): in un San Paolo stracolmo Fabio Pecchia sembra spezzare il sogno di vicentini con un gol al 21' del primo tempo, chiudendo l'andata con un passivo di -1, con Brivio (Vicenza) che fa il fenomeno tra i pali per evitare una goleada. Al ritorno il Romeo Menti è una bolgia, Guidolin carica la squadra: il centrocampista Giampiero Maini al 21' del primo tempo riporta tutto in parità (1-1 totale), la partita prosegue con questo risultato fino al 90', ma poi l'attaccante Nicola Caccia si fa buttare fuori per una gomitata su capitan Francesco Viviani. Si arriva quindi ai tempi supplementari, dove il Vicenza sembra non aver perso le forze al confronto del Napoli che arranca, e colpisce sul finale al 118' con Maurizio Rossi prima e poi al 120' con Alessandro Iannuzzi, che regala il sogno ad un club che non aveva mai vinto un trofeo in Serie A.

Il Vicenza nella stagione seguente è promosso nella Coppa delle Coppe per la prima volta nella storia: nella stagione 1978/1979, arrivato seconda in classifica in serie A, non riuscì ad entrarvi vista la sconfitta nello spareggio contro il Dukla, squadra della Republica Ceca (sconfitta 1-0 in Cechia e pareggio 1-1 in casa), abbandonando il sogno di una storica qualificazione. Questo si ripropone quindi nel 1997, con la squadra di Guidolin che esordisce contro il Legia Varsavia al Menti, dove il nuovo acquisto Pasquale Luiso (il toro di Sora) mette a segno il primo gol nella storia del club nelle coppe europee, e Gabriele Ambrosetti chiude sul 2-0 l'andata dei sedicesimi di finale (prima non c'erano i gironi, a si partiva direttamente dai sedicesimi). Al ritorno con un 1-1 (gol vicentino di Lamberto Zauli) il Vicenza si qualifica agli ottavi di finale. Qui si trova davanti allo Shakhtar Donetsk, squadra ostica e importante, ma gli uomini di Guidolin non si fanno sopraffare, anzi espugnano 1-3 il campo ucraino con i gol di Pasquale Luiso al primo minuto di gioco, poi temporaneo pareggio di Hennadiy Zubov per lo Shakhtar, per poi chiuderla con Massimo Beghetto e ancora Pasquale Luiso. Al ritorno con un 2-1 chiude la qualificazione con le reti di Pasquale Luiso e capitan Francesco Viviani. Il Vicenza vola ai quarti di finale contro il Roda (Olanda), ma la macchina vincente asfalta gli olandesi all'andata con un 1-4  esterno con reti di Luiso, Belotti, Otero, Luiso, che rendono il ritorno una passeggiata, con un altra goleada, stavolta per 5-0, con le reti di Luiso, Firmani, Mendez, Ambrosetti e Zauli. Il Vicenza diviene in breve tempo da sconosciuta a squadra che potrebbe vincere la Coppa delle Coppe, ma come sappiamo ad ogni bella storia c'è sempre un finale dolce o amaro. Il Vicenza nei quarti di finale si trova davanti il Chelsea (che non era ancor quello di Abramovich) squadra di medio-alta classifica che si stava costruendo in quegli anni, che annoverava tra le sue fila gli italiani Roberto Di Matteo, Gianfranco Zola, Gianluca Vialli. All'andata, in un Romeo Menti stracolmo, la squadra di Francesco Guidolin s'impone per 1-0 con gol di Lamberto Zauli, il sogno sembra poter continuare, ma arrivati allo Stanford Bridge, che ha visto delle partite storiche, e trovandosi davanti a 41.798 spettatori con un migliaio di tifosi vicentini, tutto sembra surreale: giocare in uno stadio inglese, nella città della Regina d'Inghilterra, contro tre italiani e un'ex stella del calcio italiano come Ruud Gullit, che era il tecnico dei Blues. La paura passa quando Pasquale Luiso al 32' porta inaspettatamente in vantaggio il Vicenza, lasciando in silenzio nello stadio quei 40.000 spettatori inglesi, ma come vi dicevo il sogno dura poco, così che, palla al centro, passano due minuti e Gustavo Poyet al 34' rimette in pari la partita. Il primo tempo si conclude sul risultato di 1-1. Nella ripresa dopo, cinque minuti, arriva il gol di Gianfranco Zola che mette gli inglesi sul 2-1 nella bolgia dei tifosi inglesi. Il colpo è forte tanto che il Vicenza lo accusa, ma la voglia di non sfigurare fa tenere saldi i piedi in terra; poi arriva il gol che chiude la partita al minuto 76 con l'attaccante Mark Hughes, che chiude definitivamente le porte al sogno vicentino. I loro tifosi in lacrime ringraziano per tutto quel che di buono avevano fatto quei ragazzi e per il sogno che gli avevano fatto vivere. Io da tifoso esterno posso dire che fu una emozione incredibile, che ricorderò per tutta la vita, visto che un club così, con le speranze di salvezza, che si ritrova ai quarti di finale di una delle coppe più importanti degli anni '90, sarà  difficile da rivedere.