La prima cosa che ci viene in mente quando si cita la località inglese di Wimbledon è senza ombra di dubbio il mitico torneo in erba di tennis, vetrina di indimenticabili campioni di questo sport. In pochi sanno, soprattutto tra i più giovani, che questo ridente sobborgo posto nella zona sudoccidentale di Londra ha assistito alle gesta di una squadra leggendaria - passata alla storia tanto per i successi sportivi, quanto per le modalità e i comportamenti controversi attraverso cui questi giungevano - ed è stato teatro di una atipica scissione calcistica, che ne ha scompaginato per sempre il modo di vivere il football. 

La nostra storia inizia nella stagione 1985/86, quando il Wimbledon F.C., piccolo club impegolato da quasi un secolo nelle sabbie mobili delle serie inferiori, centrò inaspettatamente la promozione in First Division, che, in maniera ancora più inopinabile, mantenne per quattordici anni filati, proponendo un calcio fatto di tackle, spintoni e botte di ogni sorta. Un evento in particolare fece aprire gli occhi dell'opinione pubblica su queste ed altre bizzarrie, da sempre facenti parte del bagaglio dei "Wombles": la finale di Fa Cup del 1988. L'undici londinese sconfisse il favoritissimo Liverpool, in seguito a quella che si rivelò a tutti gli effetti una vera e propria battaglia in campo, senza alcuna esclusione di colpi, che lasciò sbigottiti ed esaltati migliaia di spettatori assiepati sugli spalti di Wembley, tra cui il celebre telecronista della BBC, John Motson, che dichiarò: "Oggi la Crazy Gang ha battutto il Culture Club", sottolineando la sproporzione tanto tecnica, quanto soprattutto stilistica, tra le due compagini. Così, da quel momento in poi, i comportamenti così poco british dei calciatori del Wimbledon si palesarono in tutta la loro contraddittorietà, alimentando la diffusione di dicerie al limite del leggendario, in primis quella del volume della musica a palla per disturbare la concentrazione pre-match degli avversari, o ancora la disposizione societaria a lasciare incurati spogliatoii e bagni ospiti: stratagemmi utilizzati ad hoc, secondo la stampa d'Oltremanica, per destabilizzare i contendenti prima, e finirli a suon di calci ed entrate pericolose poi, vero fiore all'occhiello dello "stile di gioco" del Wimbledon.

Emblemi della "Crazy Gang" furono senza dubbio Dennis Wise, ​​​immortalato nella celebre foto in cui agguanta le parti basse di Paul Gascoigne durante un match di Premier League, e Vinnie Jones, roccioso e scorbutico centrale gallese, ricordato anche per la maxi multa comminata dalla Football Association dopo aver pubblicato un video delle proprie malefatte, utile a suo dire per catechizzare i più giovani ed insegnare loro l'arte del Football.

Come detto, i Dons sopravvissero fino al 2000 in massima serie, attraversando anche profonde vicissitudini, come quella relativa alla questione stadio. In seguito al Rapporto Taylor, il governo inglese attuó sul finire degli anni '90 un giro di vite sulla violenza nel calcio inglese, costringendo le societá a seguire dei paletti ben definiti, come quello riguardante l'obbligo di stadi interamente dotati di posti a sedere. ll Wimbledon - come molti altri in Inghilterra - contravveneva alle nuove direttive, giocando al "Plough Lane", stadio abbastanza capiente ma completamente sprovvisto delle più basilari misure di sicurezza, terreno fertile per la proliferazione degli Hooligans. Così, la squadra fu costretta a traslocare nel vicinissimo "Selhurst Park" dei rivali del Crystal Palace, una soluzione provvisoria che si trasformò in dieci anni di coabitazione forzata, che non impedí ai Dons di andare oltre le aspettative entrando nelle prime dieci del campionato in sette occasioni tra il 1986 e il 2000. I problemi più ingenti, quelli riguardanti l'aspetto finanziario, cominciarono ad adombrarsi intorno al club a partire dalla retrocessione coincidente col nuovo Millennio, che portò con sé una scia di tribolazioni sfocianti nella dissoluzione della società.

Nell'estate del 2002, una commissione appositamente costituita dalla FA, diede il nullaosta alla società di emigrare a 90 km a nord da casa, a Milton Keynes, new town sita nel Buckinghamshire e sprovvista di un club calcistico di livello. C'erano tutte le condizioni affinché questo matrimonio si compisse, ma le parti non avevano fatto i conti con un terzo incomodo, i tifosi inferociti del vecchio e pericolante Wimbledon F.C., contrari ad una scelta che andava contro la decennale storia del Club. Dopo estenuanti trattative, fu concessa la creazione di una società parallela, gestita in toto dai tifosi e denominata AFC Wimbledon (dove la A sta per "A football club", sottolineandone lo spirito pioneristico), che ripartì dalle leghe minori, cogliendo lo spettacolare record di sei promozioni in tredici anni, che la proiettarono in un batter d'occhio nel calcio che conta. Contemporaneamente a questa trionfale cavalcata, a Milton Keynes sono successe importanti novità. Nel 2004, il chairman Pete Winkelman diede una svolta all'empasse rinominando il club Milton Keynes Dons, in cui l'unico rimasuglio della stressante eredità con il vero Wimbledon sta nella parola Dons, soprannome della gloriosa squadra londinese, dotandolo inoltre di un nuovo stemma e di nuovi colori sociali, per rendere definitiva ed evidente la separazione.  Per il resto, memoria, passato, trionfi e coppe ritonarono dove meritavano di stare: nella bacheca del nuovo-vecchio AFC Wimbledon, vero depositario del background storico dell'antica società londinese.

Oggi, questo Scisma calcistico ha dato vita a dei risvolti romantici, che sembrano usciti da un copione di un film: Milton Keynes Dons, la ricca ereditiera, e l'AFC, la controparte povera, si stanno giocando la salvezza nella League One. E poche settimane fa' si sono sfidate in un incontro storico, che ha visto uscire vincitore l'MK Dons. Ma l'AFC e i suoi tifosi non demordono, vogliono salvarsi, non lesinando un clamoroso colpo di teatro nel proibitivo match di FA Cup di sabato contro il Tottenham, nella suggestiva cornice di Wembley. E siamo sicuri che i calciatori del Wimbledon onoreranno lo spirito bizzarro e controverso, ma in fin dei conti leale ed indomito, della celebre Crazy Gang.