La cosa che fa più paura della tempesta, di quei violenti acquazzoni che spuntano fuori dal nulla e che continuano per un lasso di tempo che sembra dilatarsi all'infinito, è che anche se in fondo si intravedono le schiarite, non si sa mai quando finalmente cesserà del tutto.

Non si può certo parlare di una schiarita in toto, ma la partita di oggi ha sicuramente fatto tirare un sospiro di sollievo a molti, quest'oggi. Perchè contro la Juve e dopo una figura barbina fatta contro l'Hapoel, uno si aspetta la reazione di carattere, ma vedere la stessa reazione anche la partita successiva non era scontato affatto, ed anzi è stata la prima preoccupazione. Anche se l'avversario non è una storica rivale, una squadra che vuole ambire a traguardi importanti deve superare ogni tipo di ostacolo, e tenere la testa in campo. Ecco, oggi se ne è avuta la controprova: la testa (e sopratutto le gambe) in campo c'erano eccome. Pur orfani dello squalificato Banega, il gioco è riuscito omunque a svilupparsi ottimamente e con discreta fluidità. Ed è per questo che, prima ancora che Icardi, va citato e lodato Joao Mario.

Il ragazzo di Porto, sebbene scritto così sembra si stia parlando di un vino, ne porta tutte le caratteristiche: è un vino da meditazione, ed infatti le sue giocate, il modo di smistare il pallone, o semplicemente proteggere la palla o intervenire in copertura son tutte cose che si possono apprezzare anche senza compagni al suo fianco, anche da solo; può essere servito come aperitivo, ed infatti, nel suo ruolo odierno nel quale doveva fare le veci di Banega, si è preso da subito la responsabilità di far partire il gioco, passando la palla sia a Perisic che a Candreva, oppure anche all'indietro verso i difensori, sempre con la massima naturalezza; ed infine, è un vino eccellente da accompagnare ad un dessert, come la giocata in cui, in occasione del secondo gol, ha rubato palla a Buchel e ha donato un assist dolce e gustoso ad Icardi. Si poteva storcere il naso all'inizio, sul prezzo, ma se il risultato è questo, altro che "buttare soldi", potrebbe essere un grandissimo investimento.

Si potrebbe dire che Icardi non fa più notizia, ma Icardi è così, fa sempre notizia, che lo si voglia o no. Ed infatti, non solo con la partita di oggi è balzato in testa alla classifica cannonieri scavalcando Bacca e Callejon, ma è la prima volta che Icardi segna in quattro partite di fila. E stranamente, il tutto quando si ha un centrocampo coi piedi e degli esterni che buttano la palla in mezzo. Forse, in quella ormai famosa sfuriata del " se non mi arrivano i palloni non posso far niente" non aveva tutti i torti. Anzi, anche senza forse. La differenza sta tutta lì, ovvero nei centrocampisti ed esterni, perchè sono loro che devono imbastire la manovra, creare trame e sottotrame per poi andare a rete o servire proprio Maurito. E non sono certo cose che puoi fare con Melo e Biabiany. Due gol fatti, e pericoloso in diverse altre occasioni, anche oggi non ha mancato di svolgere il lavoro sporco di interdizione e di disturbo alla manovra difensiva che De Boer sta instillando in lui e nella squadra tutta. Come un vero capitano, ha dialogato in campo, non è apparso arrabbiato, se non con sè stesso in alcuni frangenti della gara. Ma quello ci sta tutto.

E come sempre c'è il solito, trito discorso sui terzini. Santon e D'Ambrosio, per quanto volenterosi possano essere, non mostrano miglioramenti di sorta, sembrano dei corridori staccati dal gruppo di testa e che non sanno neppure come fare per colmare il gap. Oggi, nell'Empoli giocava un loro compagno di squadra, il giovane Dimarco, autore di una ottima gara, propositivo, ha cercato due volte la conclusione e ha garantito profondità alla manovra dei toscani. In fase difensiva deve ancora migliorare qualche cosa, ma ha il tempo dalla sua. Si sarebbe potuto tenere lui per metterlo titolare, in quanto a piedi può dare decisamente di più rispetto a D'Ambrosio.

In compagnia del duo italiano di terzini, oggi c'era anche Kondogbia. Atteso per vedere se le soste in panchina gli hanno giovato, non ha saputo dare molta continuità nella sua prestazione. Va bene, si è impegnato. Ok, questa volta ha anche tentato di fare filtro. Ma purtroppo, è pieno di paletti emotivi che lo frenano notevolmente nelle sue prestazioni. Il suo toccare la palla due-tre volte prima di passarla fa tornare alla mente le giocate di Alvarez, che si contraddistinguevano in questo: toccare la palla sette-otto volte e poi, lentamente, avanzare o scaricare, il tutto mentre l'altra squadra non solo era già tornata in difesa, ma si era riposizionata e preparata anche qualche daiqiri, già che c'erano. Come seconda caratteristica negativa, va nel panico in occasione degli uno contro uno: la Serie A non è il campionato francese, dove con difese più elastiche puoi eseguire la famosa falcata lunga sua tipica, in Italia la squadre si difendono alla morte e quindi spazi per correre non ce ne sono, ergo bisogna puntare su delle doti tecniche e di palleggio, che però al momento non ha mostrato. Recuperarlo è d'obbligo, trentuno milioni non sono pochi affatto.

Preoccupano anche diverse palle perse da Murillo, oggi piuttosto distratto e confusionario, e senza l'alibi di avere Ranocchia come compagno di reparto. Deve ritrovarsi e mostrare un bel pò di continuità.

Ed infine, Handanovic. Dopo che in queste ultime partite ha preferito guardare i palloni sfilare sul fondo, mentre i tifosi subivano una serie di infarti multipli e si sono registrate esplosioni di coronarie che nemmeno nei peggiori teatri di guerra, oggi ha sfoderato una prestazione convincente, opponendosi ai tiri di Dimarco finalmente mostrando una reattività che pareva essere sotto formalina. Quando si ricorda di essere Handanovic è veramente una garanzia lo sloveno.

Insomma, dopo la partita contro la Juve, l'Inter offre un'altra buona prestazione, ottima nei primi 45', un pò meno brillante nei restanti minuti, ma all'inizio del campionato ancora se lo si può permettere. Il gruppo ha vinto, perchè, come ha detto De Boer, "non c'è nessuno al di sopra dell'Inter". Capito, Brozovic?