E alla fine, il crollo è arrivato. Un crollo preventivato, promesso ed augurato da una moltitudine di persone, tra tifosi, addetti ai lavori e giornalisti.

C'è chi gode di questa flessione nerazzurra, perchè dopotutto alcuni tifosi sono anche questo: non tifano a favore di qualcosa, ma contro qualcosa, una sorta di tifo "a contrario". E la cosa grave è che sono felici così. C'è chi dice che ormai la stagione è finita, perchè dopotutto alcuni tifosi sono anche questo: disfattisti a prescindere, perchè basta una piccola crisi, che ogni squadra più o meno ha durante la stagione, per vedere la squadra già in zona retrocessione. C'è chi dice che Suning ha comprato male, e che sono poveri, o che non spendono affatto, perchè dopotutto alcuni tifosi sono anche questo: troppo abituati dalle spese folli di morattiana memoria per comprendere che sono stati proprio quegli anni di acquisti spesso a caso e scellerati che ora ci troviamo in questa situazione. C'è chi dice che certi giocatori non sono da Inter, e che tirano i remi in barca troppo presto, perchè dopotutto alcuni tifosi sono anche questo: pronti a celebrare il giocatore che sino all'altro giorno insultavano apertamente, e viceversa, come in questo ultimo periodo.

Vediamo di fare un pò di necessaria chiarezza, visto che in questo periodo il marasma, non solo a livello di risultati, ma anche di tifoseria, regna sovrano.

Il primo punto, chi gode della flessione nerazzurra. Su questo, da un lato si può dire che sia una consuetidine sportiva, ma che di sportivo non ha proprio nulla. Sino a che si fa il discorso che il crollo dell'Inter possa favorire la propria squadra alla conquista di una posizione, allora quello è perfettamente naturale, come quando in un concorso si spera che quelli sopra la nostra posizione rinunci. Niente di sbagliato, tutto normale e comprensibile. Quello che non è comprensibile, è il tifo contro. Pseudo-tifosi che quasi sono più contro una squadra di calcio che a favore della propria, e che toccano pertanto livelli di bassezza pari quasi a quelli che toccano coloro che fischiano i giocatori di colore dell'altra squadra, come gli ultras dell'Inter, per attingere a piene mani a quanto accaduto ieri. Ma quello del tifo contro è un costume tipicamente italiano, e che semplicemente nel calcio vede la sua ulteriore, incomprensibile applicazione. E' un problema più che altro etico, ma richiederebbe un discorso ampio al punto che si rischia di parlarne per ore senza ottenere nulla, perchè la forma mentis di molte persone è così.

Il secondo punto, la stagione è finita. Le avvisaglie non sono delle migliori, questro va detto. Gli spettri degli anni passati iniziano ad aleggiare tetramente sopra il "Centro Sporivo Suning in memoria di Angelo Moratti", e i riflessi si vedono adesso in campo: l'iniziale sicurezza della squadra, la sua compattezza, fanno spazio a voragini sia in campo che mentali, disattenzioni evidenti, carattere pari a zero in certi frangenti. Ma queste sono delle parentesi che in una stagione possono capitare. Sono capitate anche alla Juve in questi anni, specie negli inizi di stagione, ma alla fine le ha superate e lo scudetto lo ha sempre vinto. E' una questione di mentalità vincente, quella che deve instillare Spalletti, che deve assolutamente trasmettere serenità alla squadra in tutti i modi possibili, ma è necessario che anche la società faccia sentire il suo totale sostegno all'ambiente. E, cosa non meno importante, è necessario che i tifosi non perdano la brocca iniziando a disertare il Meazza o fischiando i giocatori, proprio perchè a livello mentale l'Inter non c'è proprio ultimamente, giocare in uno stadio ostile è l'ultima cosa che serve. Una flessione è normale che ci sarebbe stata, non abbiamo, come si suol dire, due squadre, quest'anno l'obbiettivo è e resta il quarto posto, non certamente lo scudetto. Ovvio che l'alta quota abbia inebriato, ma non bisogna mai perdere di vista quella che è la mission stagionale, ovvero il piazzamento Champions. Che arrivi da un quarto, da un terzo, da un secondo o da un primo posto non cambia assolutamente nulla.

Il terzo punto, Suning ed il mercato fatto.

Vediamo di focalizzare meglio il discorso mercato e di chi sono le colpe con un esempio lampante, in modo che si possano capire bene le competenze. Immaginiamo una madre che, costretta a letto da una influenza, caso comune in queste settimane, mandi suo figlio a comprare le medicine necessarie, donandogli euro più che sufficienti per poter pagare. Lei si fida, del resto, cosa può andare storto? Il figlio va in farmacia, prende dei medicinali e torna, portandoli alla madre, che con suo rammarico constata dove sono andati a finire i suoi risparmi: una confezione di tachipirina, e tre chili di callifugo.

<Ma è un medicinale comunque!> ribatte il figlio.

<Certo, figlio mio, ma pensi che mi passerà la febbre?>

<Il farmacista ha detto che erano in saldo! E poi, forse non lo sai, ma ha detto che forse arriverà una ondata di calli, e quindi bisogna fare scorte!>

<Ondate di calli? Perchè, è una malattia contagiosa?> dice la madre, con tono ironico, rigirandosi tra le mani le scatole di callifugo di varie marche tra cui il Dalbertax X e il Gagliardon, poggiandole poi mestamente sopra la ben più utile confezione di Skriniarina, che, come recita la pubblicità famosa per grandi e piccini, "marca la febbre e la spazza via!".

<Ma potrebbero sempre venirti, e a quel punto quando verrà vedrai quanto saranno utili! E poi non accetto critiche da una che si è curata su consiglio di quel santone, ti ricordi vero la scorsa influenza cosa ti aveva dato? Queste!> e così dicendo, lancia con disprezzo due confezioni sospette, una con sopra scritto "Rimedio erboristico alla Barbosina", e l'altra, di colore rossa e verde, con su scritto "Estratto di Joaomarina". <Una da quaranta euro e l'altra da trenta euro! E a cosa sono servite? A nulla!>

<Mi aveva garantito funzionassero! Aveva detto che mi avrebbero guarita, che il corpo impiega un pò a metabolizzarle ma poi sarebbero state un valido alleato contro l'inf->

<Tutte bugie, mamma! Basta farti prendere per il naso da questa gente!>

<Io almeno ho imparato, tu invece che mi compri il callifugo! "Ah ma ci penso io mamma, so io cosa si deve prendere, studio anche medicina, so cosa serve!" e invece eccoci qui!>

<Si, ma la tachipirina so che serve, quindi non è che ho sbagliato tutto tutto!>

<Grazie al cavolo, figlio mio!>

Ecco, questo riassume le competenze.  Ma che Suning non investa, quello proprio no. Lo scorso giugno ha sponsorizzato il Centro Sportivo, per garantire qualche introito in attesa andasse a segno qualche plusvalenza necessaria per rispettare i parametri del settlement agreement, chiusosi con dei salti mortali degni del migliore funambolo. Senza contare l'impegno profuso per il miglioramento delle infrastrutture, sia sul breve che sul lungo periodo, per poter garantire alla società degli incassi costanti anche senza dover immettere necessariamente capitali ingenti che potrebbero costarci carissimo in termini di verifiche da parte della UEFA.

I tempi di Moratti sono finiti, nel bene e nel male, ma bisogna sempre ricordare che è per via di quel periodo di spese incontrollate che ora ci troviamo a dover parlare di Fair Play finanziario, di settlement agreement, di Thohir, di paletti e così via discorrendo. E se è vero che anche dalla Cina le notizie non paiono essere delle più rosee, questo non deve comunque fare distogliere nessuno da quello che è il vero obbiettivo, ovvero l'autofinanziamento. Basti pensare all'esempio inglese. Mentre le squadre italiane si crogiolavano beate sulla loro opulenza, drogando il mercato con milardi e milardi di lire (perchè siamo stati noi italiani gli sceicchi degli anni '90), gli inglse programmavano, costruivano stadi, investivano sugli altri mercati, come quello asiatico-americano. E così, mentre l'Italia calcistica si lodava da sola allo specchio, il Manchester United creava la più grossa rete di tifosi in Cina, un paese da oltre due milardi di anime. Mentre il tifo italiano sprofondava sempre più vergognosamente verso il basso, gli stadi inglesi combattevano a viso aperto e senza lotte di facciata il fenomeno hooligans. Si dotavano di stadi di proprietà, irrobustivano il merchandisng, incrementavano i loro fatturati, ed in questo modo potevano anche permettersi qualche sfizio in più in termini di spesa. In Italia, ed all'Inter soprattutto, investimenti in questo senso non ce ne sono stati, solo un continuo spendere e spandere che non ha generato nulla sul lungo termine, se non debiti e l'incertezza. Un continuo piano di breve periodo durato diciannove anni che ha lasciato strascichi, quelli si, di lungo periodo. Siccome non è solo con i giocatori che si rinforza una società, ma anche con una dirigenza e con dei ricavi, Suning sta inizialmente cercando proprio di costruire delle fondamenta, laddove prima bisognava solo rivolgersi a Moratti per ogni cosa, creando di fatto non una squadra, non una società, ma una sorta di monarchia. Gli investimenti sulla squadra sono in un qualche modo castrati dal mercato, le cui cifre stanno mettendo a dura prova gli stessi analisti di mercato, ma proprio per questo dovremmo pensare fuori dagli schemi, essere noi quello che fu l'Inghilterra calcistica: programmare, e così riuscire ad uscire dall'empasse.

Il quarto, e ultimo punto, è la qualità dei giocatori.

E' vero che all'Inter che sta rendendo pericolosamente sotto la media, in termini sia di attenzione che di reale talento. Come dimenticare la palla che Brozovic, al 119 minuto, ha perso a centrocampo? Non ricorda forse il celebre e plateale fallo di mano contro la Sampdoria della scorsa stagione agli ultimi minuti? Il croato è uno che il talento lo ha, ma lo fa vedere troppo a sprazzi, e per giunta prendendosi delle pause all'interno della stessa partita che fanno seriamente dubitare sulla sua reale crescita futura. Joao Mario, per quanto è vero non sia un trequartista, non trasmette nulla. Niente rabbia, spunti, stimoli, niente di niente. Da trequartista dovrebbe avere il dribbling sullo stretto, un buon tiro, invece lui ha un tiro debolissimo e dribbling inesistente. Da mezzala o da centrocampista dovrebbe avere una buona visione di gioco, capacità di recuperare il pallone, dare una mano in difesa, e invece niente. Forse non è da campionato italiano, come ad esempio si sta osservando con Kondogbia, ma è chiaro che questo Joao Mario non servirebbe a nessuna squadra in Italia. Gagliardini, preso l'anno scorso e protagonista di numerose, ottime partite, sembra essersi smarrito: persino la sua verve e testardaggine nel recupero palla, suo autentico punto di forza, sembra essersi smarrito. Dalbert sarà anche giovane ancora, ma ha una fase difensiva che ricorda vagamente quella del Nagatomo delle ultime stagioni, il che non è esattamente un punto di forza, ed anche in fase offensiva, per quanto mostri di essere decisamente più a suo agio, non risulta determinante. Cancelo in poche partite ha mostrato molte più doti, nella corsia opposta. Eder è ectoplasmico, ogni volta che entra non lo si ricorda in nessuna azione, in nessuna circostanza, in nessun intervento difensivo. E' un buon gregario, come riserva della riserva, ma serve più presenza, più coraggio. Un Pinamonti, giovane e dall'avvenire sicuro, meriterebbe molto più spazio, così come Zaniolo, che nella Primavera sta ingranando e mostra doti tecniche finissime.

Ma sino a che si criticano loro può starci. Che si critichi un Icardi, vero bomber di questa squadra, o un Perisic, forse l'unico, autentico e limpido giocatore di talento che abbiamo, un pò meno. I periodi di flessione capitano a tutti, anche Messi giocò male contro l'Inter nella celebre semifinale d'andata del 2010, non per questo Messi fu considerato un bidone o uno da cedere. Non esiste un giocatore che prenda in tutta la sua carriera solo sufficienze, la stecca capita a tutti. Il tifoso in mano, proprio come un soldato, è come se avesse un arma, ma se la punta a caso sparando al minimo pericolo, rischia di fare del male ai propri commilitoni e creare guai seri al proprio reggimento. Per questo il primo consiglio che si dà è quello di mirare attentamente prima e sparare dopo, proprio per evitare sbagli che possono creare guai ben peggiori.

Ed è questo che bisogna fare, mirare bene e con attenzione. E supportare ogni compagno al meglio, senza farsi prendere dall'eccitazione, dalla rabbia e dalla fretta. Questo permette di creare l'amalgama, lo spirito di gruppo, l'affiatamento di tutte le componenti. I vero nemico dell'Inter è l'Inter stessa. Deve essere il tifoso a non farglielo ricordare. Come cantavano i Morcheeba, non lo sapete che Roma non fu costruita in un giorno?